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È azzardato definire l’associazione a delinquere ipotizzata dal Commissario della Legge, Elisa Beccari, in un dettagliato decreto di rinvio a giudizio, come una sorta di “amministrazione ombra” dello Stato? Forse sì, ma, alla luce di quanto emerge dal citato atto giudiziario, definirla anche associazione eversiva appare, a mio parere, perlomeno sensato.
Dalla ricostruzione del ruolo di ciascuno dei 13 rinviati a giudizio si evince, infatti, la presenza di un “capo” (Marino Grandoni), affiancato da un “coordinatore,” una sorta di “capo del personale” (Daniele Guidi), e da un vertice “militare” incaricato di fare da “braccio armato” per proteggere il “fortino” e “combattere” chiunque si rivelasse un ostacolo ai fini del “gruppo criminoso” (il Commissario della Legge, Alberto Buriani). A seguire, la manovalanza più o meno tecnica, rappresentata dai funzionari di Banca Centrale e Banca CIS (Wafik Grais, Francesco Savorelli, Roberto Moretti, Filippo Siotto, Mirella Sommella, Ugo Granata, Raffaele Mazzeo, Marco Mularoni ed Emilio Gianatti).
Infine, vi è un finanziere lucano, l’ormai noto Francesco Confuorti, sul quale, oltre all’accusa di associazione a delinquere, pende anche quella di “riciclaggio continuato in concorso”. I tredici, secondo gli atti, pur senza alcun sodale nel mondo politico – e questo aspetto incredibile, a mio parere, meriterebbe ulteriori approfondimenti, se non giudiziari, almeno politici – sarebbero riusciti, “in concorso fra loro”, nella seconda metà dello scorso decennio, a minare gli equilibri democratici e il Diritto della più antica democrazia del mondo, compromettendo un sistema finanziario già fragile.
Ma quale era il ruolo di Confuorti, definito, alla luce delle ormai celebri email intercorse fra lui (o chi per lui) e l’ex Segretario di Stato alle Finanze del governo AdessoSm, Simone Celli, come il “capo occulto del governo” di allora, in questo “gruppo criminoso”?
Prima di entrare nel dettaglio del “capitolo” a lui dedicato dal Commissario Beccari, è opportuno fare un breve riepilogo di quanto scritto finora:
Il finanziere lucano “in qualità di coordinatore dell’associazione a delinquere, a seguito di intese assunte con gli altri membri direttivi del sodalizio, in particolare Daniele Guidi, selezionava direttamente o si adoperava affinché venissero reclutati, nell’interesse delle finalità perseguite dal sodalizio, i funzionari di Banca Centrale (quantomeno Grais, Savorelli, Siotto, Granata, Matuella e Sommella), i consiglieri del Cda di Carisp (Borri, Cottella, Cartanese) ed i commissari di Asset Banca spa (Sommella, Granata e Venturini), funzionali al perseguimento delle finalità dell’associazione”. Inoltre, “vincolava impulsi direttivi, ordini e consigli agli stessi, anche per il tramite di comunicazioni telematiche, al fine di coordinare, di volta in volta, l’attuazione delle finalità da perseguite dal sodalizio”.
In pratica – secondo l’accusa – era una sorta di “direttore di dipartimento” (quello finanziario) che operava in strettissima sinergia con Guidi, quest’ultimo, a sua volta direttamente agli “ordini” del “Capo” vero e proprio, Grandoni.
Confuorti era, di fatto, quindi, il collegamento fra i due “vertici” del “gruppo criminoso” e la cosiddetta “manovalanza” tecnica. Infatti, la Beccari spiega che il finanziere lucano “era tempestivamente informato da Savorelli, Siotto e Sommella delle attività da intraprendere da parte di Bcsm sul sistema bancario e su Banca CIS in violazione del segreto d’ufficio”, coordinandone e dirigendone l’attività, anche “ordinando espressamente il compimento di determinati atti nell’interesse proprio, di Banca CIS e del suo management”. E a danno, come si evince dal riepilogo dei fatti imputati un po’ a tutta l’associazione a delinquere, degli interessi dello Stato, nonché delle casse pubbliche.
Sui singoli fatti concreti imputati a Confuorti si evidenzia l’aver operato, “tramite i propri complici in Bcsm, in particolare Savorelli”, perché si bloccassero “gli esiti dell’ispezione condotta da Bcsm nel 2016 presso Banca CIS”; il “demansionamento, l’estromissione ed il licenziamento di funzionari coinvolti in ispezioni sfavorevoli a Banca CIS e comunque non favorevoli ad operazioni a sostegno della stessa”.
Difatti, non furono pochi – come si legge nel decreto di rinvio a giudizio – i funzionari che si rivelarono integerrimi e, per questo, vennero ridimensionati nel loro ruolo o cacciati: Giuliano Battistini, Fabio Mazza, Maurizio Pappalardo e Luca Beccari, quest’ultimo oggi Segretario di Stato agli Affari Esteri di nomina democristiana per la seconda legislatura.
Poi, Confuorti ebbe un ruolo nel sollecitare la “vendita a Bcsm dei titoli Demeter appartenenti a enti o persone a lui riconducibili, per un valore superiore a quello di mercato, con contestuale estinzione, tramite soldi pubblici messi a disposizione da Bcsm, dei fidi del Gruppo Confuorti per più di 30 milioni di euro”.
E ancora: induceva Siotto a “non far nulla” sul deflusso di liquidità “da Asset Banca a seguito dell’assunzione dei provvedimenti di rigore”, poi culminati nella liquidazione coatta amministrativa definita, successivamente, illegittima da precise sentenze del Tribunale Amministrativo; “si interponeva nella revisione degli attivi Carisp e nella predisposizione del bilancio 2016 per il tramite dell’operato (…) dei consiglieri del Cda di Carisp da lui controllati”, ovvero Borri, Cotella, Romito e Cartanese, che “approvavano sotto le sue direttive tale progetto di bilancio redatto con criteri arbitrari e liquidatori, sulla base dei quali è poi avvenuta la cessione dei pacchetti NPL a soggetti privati”.
Quest’ultima precisa accusa merita particolare attenzione, perché nella definizione di “criteri arbitrari e liquidatori” c’è l’ennesima conferma di ciò che sarebbe potuto accadere se, ad un certo punto, la “Cricca” non fosse stata fermata: Cassa di Risparmio era destinata a fare la fine di Asset Banca… E sarebbe stato il colpo di grazia sia per l’economia sammarinese che per la Democrazia e il Diritto della più antica Terra della Libertà. Il potere economico di questo gruppo “criminoso” – a mio parere forse addirittura sovversivo – salvando Banca CIS e fondendo in questa una artefattamente “cotta” Carisp, sarebbe cresciuto a dismisura e ben difficilmente sarebbe stato poi possibile spodestarlo da quel potere acquisito a suon di abusi e soprusi… Così, per fortuna, soprattutto grazie alla crisi prima e alla caduta, poi, del governo AdessoSm, non è stato.
Ma di danni, specie alle casse pubbliche, questa “Cricca” e quel governo ne sembra aver fatti per centinaia di milioni. Ad esempio, a conferma di ciò e fra le altre cose, Confuorti, “grazie all’operato di Moretti, Mazzeo e Granata, otteneva indebitamente da Bcsm una linea di credito con la quale veniva estinto, con soldi pubblici, il debito di Banca CIS nei confronti di Advancial Financial (società facente capo al finanziere lucano; ndr)”.
Dunque, se Marino Grandoni è riconosciuto come il “costitutore” e il vertice dell’associazione a delinquere e Daniele Guidi il “coordinatore” direttamente “sotto” il costruttore sammarinese, possiamo concludere che a guidare questo “gruppo criminoso” ci fosse una sorta di triade, visto il ruolo apicale che – anche alla luce dei vantaggi direttamente ottenuti – sembra aver avuto Francesco Confuorti.
Quello stesso Confuorti che, direttamente o indirettamente, avrebbe – diciamo – partecipato attivamente alla definizione nientemeno che di tre Decreti Legge predisposti in materia finanziaria e bancaria dalla Segreteria di Stato alle Finanze di AdessoSm… Ma, ricordiamolo, nessun politico è stato individuato fra i sodali di questa associazione a delinquere.
Alla fine, quel che ci consegna il Commissario della Legge Elisa Beccari nel suo decreto di rinvio a giudizio, è l’immagine di uno Stato che, più che colpito da una semplice “Cricca” -così come “disegnata” dalla relativa Commissione parlamentare di inchiesta dell’epoca (ma non si conoscevano tanti elementi emersi solo successivamente), sembra essere stato vittima di un vero e proprio “gruppo criminoso”, forse addirittura di stampo eversivo.
Una rete occulta di potere capace di infiltrarsi nelle Istituzioni più delicate, di piegare alla sua volontà l’ordine economico, finanziario e persino di dirigere il corso della giustizia, oltre che di influenzare i contenuti, le disposizioni legislative dello Stato.
Eppure, il silenzio dell’epoca della politica, l’assenza di responsabilità o complicità politiche rilevate, lascia spazio a una domanda inquietante: ma è davvero possibile che chi guidava la cosa pubblica in quegli anni potesse essere del tutto inconsapevole? O forse, con una convenienza fin troppo comoda, ha preferito chiudere gli occhi, lasciando che lo scempio si consumasse?
Se così fosse, al di là dell’aspetto meramente giudiziario, la vera colpa non sarebbe solo di chi oggi è rinviato a giudizio, ma anche di chi ha permesso che tutto ciò accadesse sotto il proprio sguardo, senza minimamente opporsi… Ecco perchè una nuova Commissione parlamentare di inchiesta è oggi indispensabile. E urgente!
Enrico Lazzari