Mi sono veramente rotto le scatole del razzismo e dei razzisti. Sono concetti che nel 2021 non dovrebbero più esistere. Eppure il becero populismo, la crisi economica, rischiano di diventare terreno fertile per rigurgiti di fascismo e nazismo. Proprio per questo motivo è necessario essere ancora più vigili: la storia insegna o dovrebbe insegnare. Fa quindi molto male, nei giorni in cui si ricorda l’olocausto, leggere ed ascoltare quanto accaduto durante il derby di Milano. Una competizione sportiva seguita non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La lite fra Ibrahimovic e Lukaku è quanto di più stonato possa esistere. Non credo però possa trattarsi di razzismo. Ibra ha apostrofato il collega come “little donkey”, una frase a “luci rosse” che fa riferimento a sfottò da spogliatoio. In cambio avrebbe ricevuto minacce esplicite di morte, qualcosa del tipo “ti sparo in testa”. Nel “mezzo” riferimenti a riti voodoo che avrebbero fatto andare giustamente su tutte le furie il giocatore di origine africane. Che Ibra sia razzista non ci credo. Semmai nella sua vita e carriera, soprattutto all’inizio, ne è stato vittima. Detto ciò, quando ci sono tutte queste telecamere, compresa l’assenza di pubblico che amplifica ogni parola, bisognerebbe porre la massima attenzione a come ci si comporta. Ho già avuto modo di scriverlo: tutto sommato un calciatore nella sua vita privata può fare più o meno quello che gli pare. Ma dentro al campo ha delle responsabilità verso gli spettatori. Il calcio è un canale molto potente, superfluo sottolinearlo. E dovrebbe essere utilizzato per veicolare messaggi positivi. Qui invece nella migliore delle ipotesi parliamo di linguaggio d’odio, che va condannato con forza, al di là della fede calcistica di ognuno. Mi auguro dunque che entrambi i giocatori vengano squalificati, in modo da dare il buon esempio. Non sarebbe neanche male se le due società li multassero con una presa di posizione pubblica. Troppo facile fare la voce grossa, condannare, quando ci sono di mezzo gli altri. A maggior ragione bisogna essere inflessibili con i propri tesserati. Lo ribadisco: siamo in un momento storico particolare e il 27 gennaio si è celebrato il giorno della memoria. Non si sentiva davvero il bisogno di questo spettacolo indegno.
David Oddone