San Marino. Detenzione Podeschi, depositato ricorso ???alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

consiglio d'europaLe doglianze si soffermano in particolare sulla situazione carceraria e i termini della custodia cautelare.

Come preannunciato, è stato depositato dai legali di Biljana Baruca e Claudio Podeschi, avvocati Pagliai e Annetta, un ricorso presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il formulario, rimanda a corposi allegati, e verte su sette particolari punti, nei quali si chiede ai giudici europei, fra le altre cose, di pronunciarsi rispetto alle modalità di interrogatorio, sui termini della custodia cautelare e sulle condizioni delle carcere.

Detto che i giudici sammarinesi applicano la legge sammarinese, ci si sofferma in particolar modo sulla situazione carceri, rimandando nel contempo a leggere l’intervista realizzata dal collega Marco Bollini nella pagina precedente ad un ex detenuto. “Il sig. Claudio Pode- schi – si legge nel ricorso – viene mantenuto il- legittimamente in carcere in regime di totale isolamento in condizioni inumane e degradanti (…).

Il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani e degradanti nelle ultime visite compiute a San Marino – l’ultima, in ordine di tempo svoltasi dal 29 di gennaio al 1 febbraio del 2013 – ha rilevato innumerevoli criticità e disfunzioni nel funzionamento della struttura carceraria.

Basti, a tal riguardo, ricordare come nel rapporto pubblicato a seguito della visita effettuata nel 2005 il Comitato avesse espresso il proprio rammarico constatando che, ‘in larga misura, la maggior parte delle raccomandazioni formulate fin dalla sua prima visita nel 1992, e reiterate dopo la visita del 1999, non sono ancora state attuate’.

Ma vi è  dell’altro: la struttura carceraria di cui dispone la Repubblica di San Marino – il c.d. carcere dei Cappuccini – si trova in condizioni che necessitano di adeguate opere di ristrutturazione preannunciate sin dal lontano 1992 (22 anni fa!) e mai poste in essere.

Nessuna evoluzione, sottolinea il Comitato, è intervenuta neppure per quanto riguarda le attività proposte ai detenuti, siano essi imputati o condannati. A questo proposito, conviene ricordare che il rapporto redatto in seguito alla visita del CPT nel 1999 aveva già sottolineato il divario esistente tra una vasta scelta di attività previste dalla Legge penitenziaria e il regime di attività effettivamente proposte ai detenuti, nonché la mancanza di attività stimolanti, dunque pregiudizievole per ogni detenuto.

Ed invero, a tal riguardo, il CPT aveva raccomandato che fossero ‘adottate le misure necessarie affinché i detenuti possano trascorrere un tempo ragionevole fuori dalla propria cella, impegnati in attività motivanti; in caso di detenzione di lunga durata, queste attività dovrebbero essere diversificate.

L’attuazione del programma di ristrutturazione di cui al paragrafo precedente, in particolare la realizzazione della sala polivalente, dovrebbe rappresentare un passo importante in questo senso’. Preme segnalare, inoltre, come le visite realizzate dal Comitato per la Prevenzione della Tortura avessero rilevato, pur a fronte delle macroscopiche violazioni rilevate e della totale inadempienza alle prescrizioni imposte sin dal lontano 1992, che non erano state rilevate condotte riconducibili nell’ambito di trattamenti degradanti o di maltrattamenti: ciò, tuttavia, per la semplice ragione che durante le visite realizzate dal Comitato nessun detenuto si trovava ristretto all’interno della struttura carceraria, e che, comunque, i periodi di detenzione in Repubblica di San Marino non avevano mai superato il periodo di poche settimane.

Ebbene, a fronte di tali evidenze, risulta chiaro come le condizioni di detenzione cui si trova sottoposto lo scrivente (Claudio Podeschi, ndr) che da ormai più di due mesi si trova sottoposto alla misura della carcerazione preventiva in quella struttura caratterizzata dalle gravi carenze evidenziate dal Comitato per la prevenzione della tortura e in condizioni di isolamento pressoché totale consentano di ritenere integrati nei suoi confronti quei trattamenti degradanti vietati dalla Convenzione Europea per i diritti dell’uomo in forza dell’art.3”.

Difficile fare pronostici sui tempi in cui risponderanno i giudici europei, anche se in uno spazio dell’apposito formulario utilizzato per questi ricorsi, i legali di Podeschi e Baruca hanno fatto presente la necessità di pronunciarsi al più presto, essendoci di mezzo una persona privata della libertà personale.

la Tribuna