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  • San Marino. Di strada ne ho fatta tanta, ho ritenuto di lasciarne traccia. Germano De Biagi presenta il suo libro: “Un uomo di corsa”

    Chi l’ha conosciuto all’apice della sua potenza imprenditoriale, politica e sportiva, stenta ora a riconoscere l’uomo che si commuove fino alle lacrime quando ricorda la madre, la fame e i sacrifici dei suoi primi anni di vita, la trascuratezza per i figli e la famiglia perché “era sempre di corsa”. 

    Germano De Biagi, tre volte Capitano Reggente, creatore e patron dell’Elecrtonics, un megastore dell’elettronica unico in Europa; presidente del San Marino Calcio, che portò fino alla soglia della Serie B, ha voluto pubblicare la storia della sua vita in un libro a quattro mani: quelle del professor Verter Casali per la parte storica, quelle di Lorenzo Giardi per la parte sportiva. 

    Una vita da self made man, diventando elettricista con la scuola serale e poi proseguendo fino all’Università, facoltà di filosofia, che però non era nelle sue corde, mentre in tutti gli altri settori ha toccato sempre il massimo. Aveva comprato anche il Castello di Serravalle per farne un resort.  Voleva fare un centro sportivo a Pietracuta, dove aveva comprato un terreno di 9 ettari, per offrire una struttura altamente professionale per i calciatori della squadra. Voleva creare un Hard Rock Cafe in collaborazione con l’AD di questa famosissima catena internazionale, disposto ad investire a San Marino. Voleva fare un albergo di lusso con 200 camere perché gli ospiti importanti venivano sempre mandati negli hotel di Rimini (succede ancora). Voleva fare una torre commerciale di 120 metri di altezza al confine di Dogana. Sempre con progetti predisposti da architetti di fama mondiale e finanziamenti importantissimi. Ma c’era sempre qualche scusa della politica e un PRG che bloccava tutto. “È ancora quello, il PRG” sottolinea con amarezza. 

    Tutto andò bene fino a quel fatidico 2014, quando la crisi che colpì San Marino, colpì duro anche l’Electronics, i guadagni non coprivano più le spese e lui, in un batter d’occhio, perse un patrimonio immenso. Cadde in una terribile depressione, anche per un uomo che ha sempre avuto un’energia inestinguibile. Ne è uscito grazie all’aiuto di un sacerdote (pur non essendo un uomo di fede) e della sua bicicletta. Per questo oggi sente il bisogno di raccontare e raccontarsi con un libro dal titolo sintomatico: “Un uomo di corsa”. Spiega: “Di strada ne ho fatta tanta, ritenevo giusto lasciarne traccia”.

    Alla presentazione, la sala Montelupo di Domagnano è affollatissima: ci sono i vecchi compagni di partito (pochi, anzi pochissimi), il governo è rappresentato dai Segretari Matteo Ciacci e Alessandro Bevitori, l’Electronics è rappresentato da tanti ex dipendenti, il mondo del calcio è presente con il presidente del CONS Gian Primo Giardi e tantissimi ex calciatori, allenatori, CT i cui nomi hanno fatto sognare, hanno fatto battere il cuore di centinaia e centinaia di tifosi, tanto che tuttora vengono accolti da battimani, flash e richieste di selfie.  Sportivi che ancora lo chiamano “presidente”. Lui si commuove e con loro ricorda i momenti belli e quelli brutti. 

    “Mi piace vincere – confessa De Biagi – ma preferisco ricordare le sconfitte, perché da lì bisogna ripartire”. Tutta l’avventura era cominciata nel 1984, dopo che era stato invitato a vedere una partita a San Vittore di Cesena, un paesino sperduto nelle campagne romagnole: “Allora non c’era il GPS e io non trovavo San Vittore sulla cartina geografica – ricorda – torno a casa incavolato. Mi dico: San Marino, uno Stato, una Repubblica, gioca con una squadra che non c’è neanche sulla cartina geografica?”

    E lì parte l’avventura in un settore difficilissimo, perché il calcio non è una scienza. Ci mette la passione, l’orgoglio, i soldi e tanto impegno, trasformando il sogno in una maratona durata 29 anni, fino a toccare vette impensabili. L’ammirazione (e forse anche un po’ di invidia) da parte di tante altre squadre locali. Adesso le cose sono cambiate, non tutte per il meglio, e non si fa scrupolo di fare qualche critica: “Hanno speso tanti di quei soldi per il campo di Acquaviva, che ci sarebbe uscito un centro sportivo!”

    E poi la sua avventura imprenditoriale, anche quella una sfida cominciata grazie al sostegno di Pier Natalino Mularoni, che all’epoca era al governo, quando il commercio a San Marino era di basso livello. “Credo di aver anticipato i tempi di almeno vent’anni” riconosce, perché grazie ai suoi viaggi all’estero e alla sua partecipazione alle grandi fiere internazionali, metteva in commercio novità elettroniche che non si trovavano su tutto il mercato italiano. Ad ogni weekend c’era sempre la fila per arrivare a Serravalle. Impossibile trovare parcheggio. Impossibile persino attraversare la strada. Ma la sua più grande soddisfazione è l’aver dato lavoro a tante famiglie e soprattutto a decine e decine di ragazzi che chiedevano di andare da lui a lavorare per la stagione estiva. 

    Della politica di quegli anni, non racconta nulla. Sintetizza: “Sono un artigiano, un commerciante, un imprenditore prestato alla politica” e poi promette che il prossimo libro sarà più dettagliato. A chi gli ricorda l’immensa pletora di amici (o presunti tali) e di postulanti di cui era sempre circondato e che improvvisamente sono spariti come neve al sole, ricorda:” È meglio avere un avversario come amico, che tanti amici come avversari!”