San Marino. Diamo al Paese un’architettura economica attraente e competitiva …. di Stefano Ercolani

Ercolani StefanoSan Marino e? a tutti gli effetti impegnato a ritrovare la strada della crescita.

E proprio quando l’economia mondiale girava ancora al contrario ha saputo trovare quello slancio che ha fatto in modo che il Paese iniziasse la sua risalita. E’ cosi? netto il miglioramento registrato da Banca Mondiale nella classifica Doing Business dove San Marino lascia il novantatreesimo posto per raggiungere il settantaseiesimo. Fa dunque meglio della vicina Italia che esulta per aver scalato, nella medesima classifica, 11 posti.

Le motivazioni che compaiono nel report fanno riferimento a tutta una serie di leggi che avrebbero reso molto piu? semplice l’apertura di un’attivita? commerciale a San Marino incoraggiando l’uso di procedure online per ottenere codice operatore e licenza. Certamente un bel segnale da utilizzare per guardare nella direzione giusta con la mente necessariamente rivolta a scalare altre posizioni.

Se infatti si trattasse solo di una tantum allora un tale slancio non sarebbe valso a nulla e sul piano della sostanza saremmo destinati a rimanere un Paese con scarse attrattive per gli investitori esteri. L’ambizione a ben vedere dovrebbe essere quella di entrare tra i primi quindici-venti posti. Conviene allora volgere lo sguardo a quelle economie che negli ultimi anni non hanno mai smesso di fare passi avanti.

Tra queste in Europa non c’e? dubbio che sia stata la Polonia a correre piu? di tutte. Nel 2012, volendo ripercorrere solo gli anni piu? recenti, si trovava al settantaduesimo posto della classifica stilata da Banca Mondiale mentre gia? nel 2013 si ritagliava il cinquantacinquesimo posto per poi, l’anno successivo, giungere al quarantacinquesimo.

E’ poi balzata, dal 2015 al 2016, dal 45esimo posto al 25esimo. Si tratta della piu? grande economia della nuova Europa che il Fondo monetario internazionale stima crescera? ad un tasso del 3,5% nel periodo 2016-2020.

Alle origini del processo di crescita del Paese c’e? l’ingresso nella Ue avvenuto nel 2004 quando ancora l’economia era in fase
di transizione. Ma c’e? anche la volonta? che quel Paese ha dimostrato di avere nel raccogliere i frutti e far rendere quella adesione in termini di crescita. Dal 2007 al 2013 sono arrivati 67 miliardi e altri 72 ne arriveranno di qui al 2020. Si e? pertanto puntato sulla quantita? e qualita? nell’assorbimento dei fondi strutturali europei sviluppando le competenze necessarie (quel che non e? avvenuto in Grecia o nella vicina Italia). Sono stati costruiti aeroporti, parchi tecnologici, monumenti e scuole.

E ha contribuito la capacita? di costruire un’architettura economica attraente e competitiva. La stabilita? economica e finanziaria, la manodopera qualificata, la cultura del lavoro e l’alta formazione del personale hanno attratto gli investimenti esteri. A voler vedere il bicchiere mezzo vuoto c’e? anche chi prefigura scenari negativi legati al futuro ingresso nell’eurozona visto che la Polonia non potra? rimandare in eterno l’adozione dell’euro. E tuttavia e? probabile che la transizione monetaria finisca per integrare maggiormente il Paese con i grossi mercati occidentali e dargli qualche punto negoziale in piu? in Europa.

Stefano Ercolani, Presidente Asset