
Riferimento del Segretario di Stato per la Giustizia sulle linee di indirizzo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e successivo dibattito
Segretario di Stato Massimo Andrea Ugolini: Non si dovrà dimenticare che i principi a livello internazionale dovranno essere declinati in funzione della realtà sammarinese. Il cardine sarà il rafforzamento dell’indipendente della magistratura, presidio indispensabile per assicurare il rispetto dei fondamentali diritti umani. Unico modo per difendere il diritto fondamentale ad avere un processo equo da un tribunale imparziale. Andrà impedita ogni interferenza tra giudici e fonti esterne che potrebbero influenzarli. Nelle moderne democrazia l’esistenza di Consigli Superiori è una delle modalità per garantire l’indipendenza dei magistrati. Servirà una riflessione anche sul Consiglio giudiziario. L’attuale composizione prevede membri misti, di scelta politica e togata. Gli standard internazionali tuttavia ci suggeriscono di valutare una riflessione sulla presenza dei politici attivi all’interno del Consiglio giudiziario. La riforma dovrà valutare l’inserimento di membri non togati in Consiglio giudiziario. Il Consiglio giudiziario si ritene non debba divenire sede dell’autogoverno della magistratura, ma garanzia della sua indipendenza. Non si dovrà mai tollerare la separatezza e il corporativismo dei magistrati ma pretendere il pieno inserimento nella realtà istituzionale. La riforma dell’ordinamento giudiziario dovrà valutare l’introduzione di sanzioni per chi viola le condizioni disciplinari. Ciò consentirebbe di porre rimedio a una grave lacuna. Tra gli aspetti da affrontare anche le garanzie dei magistrati in materia di nomine, promozioni e regime retributivo. Reputo opportuna una riflessione all’interno del Consiglio Grande e Generale. Una riforma che arriva in un momento di straordinarietà in cui i conflitti sono sotto gli occhi di tutti. Importante che l’Aula possa dare una direttrice. Credo sia importante garantire ai giudici la possibilità di sentirsi liberi da ogni condizionamento. Importante capire come intersecare il rapporto e i punti di dialogo tra politica e magistratura. Occorre capire – anche nel rispetto degli organismi internazionali – come avere un riscontro e portare una rappresentanza della società civile all’interno del Consiglio giudiziario plenario, come la politica può inserirsi in questi organismi e andare a nominare altre persone. Altro elemento su cui dobbiamo ragionare è che i giudici nominati in questi consessi dovrebbero essere nominati da loro pari, dunque andrebbe aperto un ragionamento. Pensiamo a processi molto importanti, in cui ci sono molti imputati che rischiano pene gravi. La funzione monocratica di un giudice in appello non è semplice: un ragionamento lo dobbiamo fare, se creare un’ultima istanza o delle Corti. Il dirigente esterno non avrà mai un ruolo semplice. In un momento straordinario dobbiamo ragionare su cosa può fare la politica per rimettere in equilibrio certe dinamiche. Iniziare a ragionare oltre a un’ottica di riforma generale, su qualche intervento nel breve periodo. Magari ragionando su una figura di magistrato dirigente inferiore ai 5 anni.
Fonte: Dire