Hanno suscitato forti reazioni sul Titano i due articoli in merito alla situazione del sistema finanziario sammarinese pubblicati negli ultimi giorni dai principali quotidiani italiani. Mercoledì è stato Mario Gerevini su Il Corriere della Sera a scrivere un articolo intitolato “San Marino, lo spettro del crac. Nelle banche del monte Titano due miliardi di crediti dubbi”. Venerdì invece è stato Stefano Elli a riportare su Il Sole 24 Ore le manovre che a suo dire si stanno verificando attorno alle banche e alle finanziarie del Titano.
Nel suo articolo intitolato “Match in corso sul Titano per il potere finanziario”, Elli scrive che “dietro la partita sugli Npl di San Marino è in corso una battaglia interna per il potere finanziario (e non solo)”.
Parla di una “partita a scacchi. Da una parte i pezzi bianchi, e dall’altra i neri. In questo caso sulla scacchiera non ci sono due Re ma una Repubblica, quella di San Marino, che da almeno un decennio soffre. Il suo core business storico, la custodia riservata di capitali italiani, da due lustri langue nella disidratazione provocata dai tre scudi fiscali allestiti da Giulio Tremonti, dalla voluntary disclosure e dal pressing continuo del Fmi, dell’Ocse e del Moneyval. Solo nell’ultimo scudo, al 15 dicembre 2009, Banca d’Italia calcolava che i rimpatri di denaro dal Titano ammontassero a 3,819 miliardi. Altre stime – continua l’articolo – parlano di almeno 5 miliardi evaporati. Il sistema bancario locale ha dimezzato la sua presenza. Prima degli scudi fiscali le banche erano 12 ora sono sei. Il sito della Abs, l’Abi locale, inspiegabilmente, espone dati ibernati al 2013. Più aggiornato quello della Banca centrale, presieduta dal 22 gennaio scorso dall’egiziano Wafik Grais: nel marzo 2016 la raccolta ( diretta e indiretta) delle banche locali era a 6,6 miliardi, nel marzo del 2008 superava i 14. Un dato che dice tutto. Anche politicamente il Paese ha qualche problema. È di qualche giorno fa la notizia delle dimissioni di un’autorevole esponente di Governo: Antonella Mularoni, già alla segreteria di Stato agli Esteri, ora membro del Congresso di Stato. E sono iniziate le trattative tra partiti locali per formare coalizioni credibili in vista di future elezioni”.
Il fulcro della vicenda restano i non performing loans, i crediti inesigibili del sistema bancario del Titano. “Npl che ammontano, secondo alcune fonti a 1,8, secondo altre a 2,1 miliardi. Di questi – scrive Elli – la maggior parte sono ascrivibili alla banca di sistema di San Marino: la Cassa di Risparmio. La stessa che controllava surrettiziamente il gruppo Delta: messo sotto accusa per riciclaggio dalla procura di Forlì. E proprio Delta sono targati 700 milioni di crediti di piccolo taglio (Delta operava prevalentemente sul credito al consumo) che, tuttavia, dopo una lunga fase di commissariamento sono o sarebbero stati disinnescati”.
Per l’articolista su questi temi “si stanno confrontando due squadre con interessi apparentemente contrapposti. Fonti locali suggeriscono che a muovere i pezzi ci siano ambienti vicini al Cis, il Credito industriale sammarinese: banca una e trina (ingloba anche Banca Partner e Euro Commercial bank) già della Cassa di Rimini, oggi indirettamente controllata dalla lussemburghese Leiton holding, e riconducibile all’immobiliarista Marino Grandoni. Ebbene il primo obiettivo del Cis, sarebbe quello di acquistare (o fare acquisire da soggetti amici) la parte pingue dei crediti non esigibili del sistema. Rumor locali però insinuano che il reale obiettivo della cordata sarebbe la conquista della prima banca del Titano, cioè proprio la Cassa di Risparmio di San Marino. In questo disegno il Cis troverebbe una solida sponda nella Banca centrale all’interno della quale Grandoni godrebbe di appoggi ad alto livello. Preliminarmente Banca centrale sarebbe orientata a commissionare una due diligence sui crediti a una società estera (anche questa lussemburghese). Ma questa ipotesi lascerebbe fredda (se non contraria) una parte dell’Associazione bancaria sammarinese, all’interno della quale si starebbe consumando una frattura tra il suo presidente (Daniele Guidi, direttore di Banca Cis e dunque uomo storicamente vicino a Grandoni) e i rappresentanti delle altre banche. Dall’altra parte va registrato il tentativo operato da uomini della Cassa di risparmio (a capitale statale) di gestire la partita Npl in modo industriale”.
Il giornalista rivela quindi che a Plus24, il settimanale di Finanza e Risparmio del gruppo, che, nei mesi scorsi, uomini della Cassa “abbiano incontrato esponenti di primo piano di note società specializzate nella gestione di Npl, per elaborare una strategia di stabilizzazione del credito sofferente. Con un problema in più. A San Marino non è mai esistita una centrale rischi e inutilmente i precedenti presidenti della Banca centrale, da Antonio Valentini a Renato Clarizia, hanno tentato di istituirla. Questo significa che i crediti erogati a San Marino sono noti solo alle parti, e le garanzie a supporto di questi crediti (anche quelli utilizzati per operazioni di sistema significative) potrebbero essere state reiterate su più istituti senza possibilità di controlli incrociati. Ed eventuali disclosures indesiderate potrebbero provocare non pochi imbarazzi tra le fila dei «prenditori» , siano essi italiani o autoctoni”.
Per il segretario della Democrazia cristiana, Marco Gatti, il problema è che “indipendentemente dalle tesi sostenute negli articoli, si danno dei numeri che non sono reali. Si usano parti di alcuni report del Fmi in maniera strumentale. Noi riteniamo che la politica abbia due priorità per affrontare queste problematiche: la prima è che non ci devono essere ricadute sui cittadini ma che devono essere assorbite dagli utili delle banche. La seconda è che nessuno deve approfittare di un momento come questo per acquistare per 2 euro un sistema che è ancora sano e importante”. Gatti si dice “preoccupato di come si susseguono articoli che danneggiano il nostro sistema. Va tenuta alta l’attenzione per difenderlo da tutti gli attacchi”.
In merito alla gestione degli Npl il segretario Dc propone di seguire “le nostre leggi che ci possono tutelare. Il problema degli Npl è complesso – dice – è ce l’hanno tutti i paesi. Noi tra l’altro lo stiamo affrontando con gradualità come testimoniano anche i report del Fmi. Per noi l’azione deve avvenire in sinergia tra politica e Bcsm”. La proposta della Dc quindi è “un piano nazionale di assorbimento degli Npl con tutti gli attori coinvolti”.
Esprime preoccupazione anche il capogruppo del Partito socialista Alessandro Mancini. “Non è una bella situazione – commenta – Indipendentemente dal quadro descritto a me preoccupa che San Marino venga tirato in ballo in maniera non corretta causando danni anche importanti”. Per il politico “il fatto che la situazione del sistema finanziario esca sui principali quotidiani italiani è l’indizio che su questo ci sono attenzioni importanti oltre confine”.
Leggermente diverso il taglio del capogruppo del Psd Gerardo Giovagnoli. “In primis – commenta – dovremmo smettere di parlare internamente con troppa superficialità di una situazione delicata come quella del sistema bancario finanziario. Spesso noi siamo i primi che ci diamo la zappa sui piedi. Invece di accapigliarsi su quali possono essere i poteri forti che si scontrano o gli esisti nefasti di questa vicenda – prosegue il capogruppo – dovremmo confrontarci seriamente sulle soluzioni con l’ausilio di informazioni e dati corretti e con grande lucidità della politica nel rigoroso rispetto dei ruoli”. E ancora: “Mi pare che ci sia una strumentalizzazione molto forte che spero non peggiori approssimandosi la campagna elettorale. Serve la responsabilità di tutti per non peggiorare la situazione”.
La Tribuna.sm