Eccellenze, colleghi Consiglieri,
assistiamo oggi all’epilogo, infelice e confuso, di una vicenda iniziata qualche mese fa e già oggetto di interventi durante le precedenti sessioni consigliari nei mesi di luglio e di settembre.
L’unico fatto certo è rappresentato dalle dimissioni del solo Claudio Felici dall’incarico di Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio.
Il resto le polemiche, le prese di posizione dei partiti di maggioranza, le dichiarazioni di membri di governo che si dichiarano puliti o di altri che con atti istituzionali inusuali per la prassi sammarinese chiedono chiarezza, fanno parte del repertorio che la politica mette in campo quando le prerogative che sono alla base di un rapporto fiduciario sono al capolinea.
Mi pongo una banale domanda.
Cos’è cambiato dal 17 giugno 2014, quando durante una conferenza stampa del Congresso di Stato Claudio Felici di fronte a due colleghi affermava di avere chiarito tutto rispetto a suoi ipotetici coinvolgimenti in questioni oggetto di indagine giudiziaria?
Cos’è accaduto da allora per motivare 2 membri di governo a recarsi dalla Reggenza e compiere un atto istituzionale così forte? Cos’è successo ora affinché una forza di maggioranza, e mi riferisco ad Alleanza Popolare, assuma una posizione così decisa, dopo le ultime vicende giudiziarie, da arrivare a chiedere un governo di scopo che resetti di fatto l’attuale esecutivo, cancelli il programma di governo di San Marino Bene Comune e lanci il paese a elezione politiche anticipate?
L’opposizione chiese a giugno un atto significativo da parte del Governo su questa vicenda, cosa che poi non avvenne. Avviene parzialmente oggi a distanza di 4 mesi.
Mi pare, ma la mia è solo un’impressione, che si sia preso solo del tempo in attesa non so di quali eventi esterni alla politica. Una scelta poco lungimirante che aggrava la situazione del paese, in termini reputazionali, in quanto non è proprio normale che un Segretario di Stato per le Finanze a un giorno dal ritorno dalla missione al Fondo Monetario Internazionale rassegni le dimissioni.
Così come non è normale che le 5 liste di opposizione assistano come spettatori a questo balletto condotto nelle sedi dei partiti di maggioranza o al massimo in qualche saletta di Palazzo Begni e che oggi si ritrovano in Consiglio Grande e Generale per discutere, a norma di regolamento e in base all’agenda dei lavori della semplice presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato e sua sostituzione. Così come nulla fosse!
In tutto questo c’è un che di ragionieristico, di zelante impegno burocratico a garantire la sostituzione di un membro di governo, che nonostante le polemiche di opposizione e maggioranza va avanti, con un ordine del giorno del Consiglio assolutamente rutinario.
Ma che cosa accadrà appena Gian Carlo Capicchioni giurerà per l’assunzione dell’incarico di Governo?
Dopo l’ennesimo dibattito sulla questione morale si ricomincerà, qualche minuto dopo i complimenti di rito, nelle guerre sotterranee dentro la maggioranza per decidere come e quando la legislatura terminerà?
Inizieranno i riti delle interviste, delle dichiarazioni e delle riunioni per scandire l’orologio di una crisi politica ormai conclamata di cui tutti siamo consapevoli. Il problema non è più il SE ma il QUANDO avverrà?
Unione per la Repubblica ha da tempo espresso la propria posizione sull’argomento, posizione che ricalca coerentemente quanto abbiamo detto più volte anche nella scorsa legislatura.
In momenti complicati nella vita politica e istituzionale di un paese o i movimenti politici riescono a trovare un minimo comune denominatore nella gestione della cosa pubblica e degli assetti di governo oppure il rischio concreto è che la stabilità stessa dello stato e del sistema economico sia gravemente compromessa.
Se una considerazione del genere non riesce ad attecchire in una fase di piena emergenza economica, di paese in recessione e con una imminente crisi di liquidità delle casse pubbliche, di emergenza morale, che non interessa solo la politica ma anche il sistema economico e finanziario, difficilmente riesco a capire l’utilità di certi dibattiti in cui tutti diciamo di avere a cuore il bene del Paese e poi alla fine l’obbiettivo è annientare l’avversario politico del momento o costruire le alleanze per le prossime elezioni.
Anche perché, nel momento in cui si propone un governo di scopo, si compie una scelta dettata da motivi straordinari e quindi segnati da tratti emergenziali rispetto alla situazione, non solo politica, ma anche generale.
Noi ci abbiamo provato, non per andare semplicemente al Governo. Ogni persona dotata di buon senso eviterebbe, in questo momento, ogni compromissione con una faccenda molto complicata che non promette nulla di buono.
Ci abbiamo provato, con sincera convinzione perché è nostra opinione che nei momenti difficili andrebbero messi a fattore comune capacità, espressa coesione, manifestato impegno per dare il meglio per il Paese e i nostri concittadini.
Ma tutto ciò non è accaduto, poiché probabilmente il Paese è oramai ostaggio di una legge elettorale che sta provocando strani effetti sulle forze politiche di maggioranza consentendole da un lato una Autoreferenzialità totale. In quanto il premio di coalizione mette quasi sempre al riparo da tutto e tutti e relegando l’opposizione a solo presenza di folklore che magari fa perdere tempo prezioso; dall’altro lato l’utilizzo di una vera e propria ghigliottina: arma di persuasione del meccanismo anti ribaltone che le tre liste di maggioranza utilizzano per minacciare gli alleati nei momenti di crisi.
Abbiamo un dispositivo di norme elettorali e istituzionali che riescono a tenere in vita artificialmente una maggioranza e paradossalmente, allo stesso tempo, inducono componenti della maggioranza a creare nuovi assetti politici in vista di future coalizioni.
In questo la legge elettorale ha fallito un obiettivo ambizioso: garantire un sistema bipolare in cui con le coalizioni e programmi si potesse garantire alternanza di governo.
Non è stato così nel 2008, nel 2012 e probabilmente non sarò così nemmeno nel 2015.
San Marino Bene comune è giunta al capolinea come esperienza politica e di governo, come penso si siano esauriti i percorsi di collaborazione di alcune forze politiche che molto si erano spesa per costruire il Patto per San Marino nel 2008 e poi San Marino Bene comune nel 2012.
Mi pare poi anche un po’ francamente fuori tema e poco in linea con la legge elettorale un esecutivo di scopo gestito sempre dalla stessa maggioranza con un nuovo programma. Capisco l’intento positivo di alcune forze politiche ma se i cittadini che nel novembre 2012 hanno votato San Marino bene comune l’hanno fatto su un programma preciso e non su una variazione minimal cambiata in corso d’opera.
In politica come nella vita serve il coraggio delle scelte.
Claudio Felici ha scelto e non farò certo io l’elogio ipocrita alla sua decisione, decisione comunque presa in un contesto normativo che gli avrebbe permesso la permanenza nel suo incarico.
Così come non biasimerò chi, tirato in ballo allo stesso modo ha deciso di non dimettersi, in quanto anche in questo caso non vi sono elementi ostativi per la permanenza nell’incarico.
Un biasimo però lo vorrei fare alla maggioranza che anche oggi in aula, pur nei distinguo, difese, attacchi e giochi della politica non ha avuto il coraggio di certificare nella massima istituzione del paese, il Consiglio Grande e Generale, la fine di un percorso politico.
Il termine di una esperienza che poco ha portato in termini reali al paese e ha invece aperto una serie incredibile di situazioni di difficile soluzione a cui si aggiunge una memoria troppo corta.
Voglio per questo ricordare il messaggio molto forte dato al Governo e maggioranza circa un anno fa dalle oltre 10.000 persone in piazza, voglio ricordare l’esito dei referendum, altro avviso pesante, fatto tutto cadere nel vuoto di fronte ai contrasti sotterranei nella maggioranza e ai tatticismi di parte per costruire nuove alleanze politiche.
Oggi provvederete alla sostituzione di Claudio Felici, atto necessario ma non sufficiente, in quanto con questo gesto non si riconosce alle forze di opposizione che quanto detto finora, nei 22 mesi di legislatura, aveva ed ha un serio fondamento, in quanto con questo gesto non si risolvono i problemi di fondo che affliggono il paese e soprattutto non si ammette che il governo ha esaurito la propria azione non più sostenuto dai partiti di maggioranza oramai maggiormente impegnati a studiare le future alleanze che i reali problemi della Repubblica!
William Giardi
Presidente Gruppo Consiliare Unione per la Repubblica