San Marino. Diplomatici al servizio della politica, con valigie di soldi che entravano e uscivano

armen_sarkissian-1024x682DIPLOMATICI coinvolti in inchieste giudiziarie, con debiti milionari nei confronti delle banche, che si recavano in mezzo mondo meno che nella sede per la quale avevano ricevuto l’incarico.
I magistrati sammarinesi, guidati dal dottor Alberto Buriani, attraverso la documentazione acquisita presso la segreteria Esteri, guidata da Pasquale Valentini, stanno cercando di ricostruire tutti i passaggi che, nell’ipotesi investigativa, lega la sovrabbondanza di incarichi diplomatici alla politica del Titano e, soprattutto, ai reati che hanno portato in carcere i due ex segretari di Stato, Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi: riciclaggio e tangenti.
L’enorne numero di ‘feluche’ sammarinesi appare piuttosto inspiegabile agli occhi dei inquirenti se non per «dare copertura a chi avrebbe potuto garantire fondi illeciti all’organizzazione» e la lista degli incarichi diplomatici conferiti «grazie alle pressioni esercitate è assai lunga».
Secondo quanto verificato dai magistrati i diplomatici accumulavano incarichi in Paesi diversi senza una evidente giustificazione. Dubbi sollevati da diversi stati come il Brunei che manifestò non poca sorpresa quando apprese che San Marino veniva rappresentato da Achilleas Michalis Kallakis e non da un diplomatico sammarinese. La Federazione russa sottolineò che per nominare Armen Sarkissian «ministro dell’ambasciata di San Marino nella Federazione russa bisognava prima aprire tale ambasciata». Mentre Phua Wei Seng degli oltre 50 viaggi, come hanno constatato i magistrati, solo due riguardavano il Montenegro dove avrebbe dovuto rappresentare San Marino: il grosso dei viaggi era a Macao, Hong Kong e in Cina. Le sponsorizzazioni di tante feluche da parte di Podeschi apparirebbe nei fascicoli della segreteria Esteri. Horace Kit Keung Ngan, diplomatico sempre suggerito dall’ex segretario Podeschi, era addirittura privo di recapiti, mentre Victor Restis si era ‘dimenticato’ di dichiarare le varie attività economiche che aveva in Polonia (Paese di cui era stato nominato ambasciatore).
Agli inquirenti appare strano che nessuno controllasse una situazione dalle più che evidenti anomalie che andava avanti da tanti anni, compresi quelli in cui era segretario Antonella Mularoni.
I magistrati ipotizzano che questi diplomatici, di cui sarebbero state più che note mancanze e inadeguatezze, abbiamo portato fuori e dentro San Marino milioni di euro da riciclare e ‘piazzare’ e che i debiti contratti con le banche altro fossero solo un incredibile giro di denaro che, in un modo o nell’altro, tornava sempre in circolo. Il Resto del Carlino