Abbiamo risposto a quello che sembra essere un troll da Genova che vuole insegnarci a vivere nel nostro paese o che vuole, dall’alto della sua non conoscenza del territorio, degli accordi e delle nostre norme, darci lezioni.
Ecco che cosa gli abbiamo risposto e spero che anche voi possiate essere d’accordo:
Abbiamo già scritto molto su questo tema, e francamente tutte le cose che lei elenca come “vantaggi” sono, per San Marino, potenziali disastri annunciati. Vediamole punto per punto:
1. Accesso al mercato unico.
È vero, avremo accesso. Ma anche gli altri avranno accesso da noi. E questo vuol dire che imprese straniere molto più grandi e competitive entreranno nel nostro mercato e finiranno per schiacciarci. Altro che beneficio: è un rischio concreto per la sopravvivenza del nostro tessuto economico locale.
2. Studiare e lavorare all’estero.
Già oggi possiamo farlo, grazie ad accordi bilaterali consolidati. L’accesso a programmi europei come Erasmus non è gratuito e non è garantito che ne trarremo reali vantaggi. Non raccontiamoci favole.
3. Opportunità per le imprese sammarinesi? Una fregatura.
Stesso problema del punto 1: con l’accordo, le imprese dell’UE potranno partecipare liberamente ai nostri appalti pubblici, portando in gara strutture più grandi, più mezzi e, spesso, costi più bassi.
Risultato? Le nostre imprese saranno tagliate fuori, perderanno le commesse che oggi permettono loro di sopravvivere, e finiranno in crisi. Fallimenti, licenziamenti, chiusure. Altro che sviluppo.
Non solo: queste imprese europee non pagheranno tasse a San Marino, perché fiscalmente restano nei loro Paesi.
E allora, dove sarebbe il guadagno per lo Stato?
Vinci un appalto risparmiando (forse) qualcosa sui costi, ma perdi totalmente il gettito fiscale che oggi arriva da quelle imprese sammarinesi che lavorano con lo Stato.
È un danno doppio: perdiamo sia il lavoro che le entrate.
E alla fine a rimetterci saremo tutti: le imprese sammarinesi, escluse e umiliate nel loro stesso territorio, lo Stato, che incassa meno e spende comunque, i cittadini, che perderanno posti di lavoro e servizi.
E senza entrare per lo Stato sapere come si va a finire!
Chiamatela opportunità, se volete. Io la chiamo sottomissione economica.
4. Maggiore mobilità e semplificazione doganale.
Abbiamo già accordi doganali con l’UE dal 1991 (rivisti nel 2000) e non siamo parte dello spazio Schengen, ma con accordi mirati abbiamo raggiunto una gestione efficace ed una libera circolazione sia di persone che di merci. L’idea che l’accordo sia una svolta qui è semplicemente infondata. Il documento T2, per dire, continuerà ad esistere.
5. Accesso a programmi europei.
È solo una ripetizione del punto 2. E ribadisco: non tutto ciò che è “europeo” è gratuito o automaticamente utile. Senza risorse vere per cofinanziare questi programmi, rischiamo solo di aumentare i costi.
6. Più opportunità di lavoro.
Se davvero conoscesse San Marino, saprebbe che siamo in piena occupazione e che diamo lavoro a migliaia di frontalieri italiani. L’unico scenario possibile con l’accordo è che, entrando in concorrenza con lavoratori a basso reddito provenienti dall’UE o da paesi terzi, ci sarà una svalutazione salariale e una vera e propria fuga dei nostri giovani all’estero, cosa che in parte sta già avvenendo. E con la nostra esclusione dai fondi europei, la conseguenza sarà la compressione di stipendi e pensioni. Non è certo questo il futuro che vogliamo dopo una vita di lavoro. Ci sarà il debito estero, dove speculatori compreranno i nostri bond. Ma a che prezzi? Lo stiamo già vedendo. Quindi anziché andare verso una politica di risanamento andiamo verso una politica del debito e di assoggettazione all’Europa per farci risolvere i nostri problemi (che non lo farà).
7. Adeguamento normativo.
Allinearsi a normative europee che neanche gli europei vogliono più? Come la famigerata direttiva sulle case green che, dal 2030, svaluterà del 50% gli immobili non in regola e ne proibirà la vendita. Oppure l’obbligo di sostituire l’intero parco auto con veicoli elettrici. Tutto a spese nostre, ovviamente. Chi pagherà il conto? Ma questo è solo l’inizio! Questa Europa imploderà a causa delle sue scelte scellerate e chi starà dentro sicuramente ne pagherà il conto che sarà salatissimo.
8. Maggiore attrattività per gli investimenti.
Tradotto: svendere il Paese alle multinazionali, con salari da fame, precarietà e disoccupazione crescente tra i sammarinesi. Il tutto condito da una migrazione incontrollata che occuperà le poche posizioni lavorative disponibili. E poi, chi resta a San Marino? A vivere con pensioni e stipendi da fame mentre le grosse multinazionali avranno fatto razzia di tutto? Ma non stiamo bene così come stiamo?
Insomma, da Genova, da Bruxelles o per i nostri annoiati, ignoranti (non tutti) ed interessati politici tutto può sembrare bello sulla carta. Ma la realtà qui è diversa. E la si conosce solo vivendola.
Marco Severini – direttore GiornaleSM
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