San Marino. ”Diritti e ipocrisia, il mantra laicista” … di Don Gabriele Mangiarotti

Ci sono parole che, ripetute come un mantra, perdono la loro evidenza e costituiscono un pensiero indiscutibile, al punto che chi si oppone appare come retrogrado, illiberale, “medioevale”, per fermarsi agli epiteti più comuni.

Tra queste spiccano, in questi giorni, le parole “ipocrisia” e “diritti”.

Al punto che sembrano dare una patente di autorevolezza a chi le pronuncia, tanto che le regole che valgono per altri vengono immediatamente cambiate e superate. Così, dopo che la televisione di San Marino ha comunicato, qualche tempo fa, che era stata fatta «una scelta. La nostra sezione comunicati è diventata la bacheca di tutti. Di concerto con la direzione pubblichiamo solo comunicati stampa di forze politiche culturali sociali economiche, valutando la notiziabilità del comunicato. E non più semplici cittadini che vogliono esprimere una opinione e che hanno altri mezzi per farlo, vedi social. Purtroppo diventava ingestibile», la lettera di due privati cittadini, che certo hanno fatto tanto per diffondere la raccolta di firme per il Referendum in materia di interruzione volontaria di gravidanza, è stata pubblicata e addirittura commentata al telegiornale, dimenticando la regola precedente.

Chissà se questa nuova policy sarà applicata a tutti o invece solo al fronte abortista?

Così, a proposito di ipocrisia, Perotto e Zafferani possono affermare: «Fino a quando vogliamo restare nell’ipocrisia? Noi firmatari, cittadini sammarinesi e sottoscrittori il quesito referendario, vorremmo sottolineare alcuni aspetti in merito all’imminente campagna referendaria. precisando che ci ispiriamo ad una visione di vita e culturale cattolica.»

Ma così troviamo sulla Treccani: «Ipocrisia=Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole». Dirsi di ispirare a una «visione di vita e culturale cattolica», quando proprio questa visione così si esprime: «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo», sembra proprio quella “Simulazione di virtù, di devozione religiosa” che per la Treccani caratterizza l’ipocrisia.

Se parliamo di diritti, in particolare quello della “autodeterminazione della donna”, ci può aiutare il laico Norberto Bobbio, che così affermava: «[L’aborto] È un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri. […] Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto».

Di quale diritto si parla quando si propone di uccidere il bimbo concepito addirittura fino al nono mese, fino all’istante prima della nascita, perché questo prevede il quesito referendario sul quale i Sammarinesi sono chiamati a votare il 26 settembre prossimo?

E fa impressione che questo delitto sia mascherato da diritto e che chi ne parla sia accusato di travisamento del pensiero e delle intenzioni altrui. Dove sta l’ipocrisia?

Don Gabriele Mangiarotti