Mi permetto di intervenire sull’argomento “rafforzamento patrimoniale di Cassa di Risparmio” dopo aver letto quanto scritto dal Dott. Emilio della Balda su Giornale.sm; intervengo da tecnico, conoscitore degli strumenti che consentono alle Banche di rafforzarsi patrimonialmente, facendo una disamina degli strumenti a disposizione e i motivi per cui gli stessi possono essere considerati adatti alla situazione attuale di Cassa di Risparmio.
Anzitutto l’emissione di debito pubblico per €102 milioni ha diverse finalità; per €32 milioni è la conversione in titoli di un mutuo contratto a dicembre 2014 dalla Ecc.ma Camera con tutte le Banche del Sistema Sammarinese per la copertura del disavanzo di esercizio; per €30 milioni si tratta di risorse che saranno destinate all’avvio di un programma di opere pubbliche, che hanno la duplice finalità di creare, completare o migliorare opere infrastrutturali necessarie per la vita del nostro Paese ma anche di creare occupazione nel territorio. Infine per €40 milioni si tratta del reperimento di liquidità con cui lo Stato sottoscriverà, per pari importo, le obbligazioni subordinate emesse dalla Cassa di Risparmio.
Concentrandoci solo su quest’ultima parte di emissione, la sottoscrizione del prestito subordinato, rispetto alla sottoscrizione di nuove azioni per aumentare il capitale come invece pare sia preferibile dal Dott. Della Balda, consentirà allo Stato di incassare per 10 anni un flusso certo annuo di cedole (leggo nell’articolo del Dott. Della Balda 6,5% che su €40 milioni ammonta a €2,6 milioni all’anno (pagate dalla Cassa di Risparmio che ne è sicuramente in grado. La sottoscrizione di azioni invece esporrebbe lo Stato a ulteriori attese prima di vedere ritornare la remunerazione per l’investimento effettuato, sicuramente fintantochè la Cassa di Risparmio non sarà in grado di pagare dividendi annui agli azionisti per almeno il medesimo ammontare annuo sopra ben indicato. Inoltre, alla scadenza del prestito subordinato, il rimborso dei 40 milioni di € di capitale è certo, proprio perchè è a carico della Cassa. Il default paventato nell’articolo del Dott. Della Balda trasformerebbe in “carta straccia” sia obbligazioni sia anche le azioni. Dunque (augurandoci che così non sia) non ci sarebbe alcun miglioramento nel rischio per lo Stato se investisse in azioni: anzi il rischio sarebbe superiore perchè la remunerazione ed il rimborso delle azioni non sono certi mentre per le obbligazioni quasi certezza esiste.
Sul peso della Fondazione in Cassa, vale solo la pena di ricordare che il Cda di Cassa è composto da 9 membri di cui 6 nominati dall’Ecc.ma Camera e 3 dalla Fondazione; la governance dello Stato è quindi ben consolidata e gode di ampia maggioranza.
Un discendente di Adamo Smith.