San Marino. Divorzio economico e breve, la riforma del Diritto di Famiglia si farà… Ma solo nella prossima legislatura.

Ha “acceso” il doveroso interesse, sia sul fronte politico che sociale, l’approfondimento dedicato ieri all’inadeguatezza dell’iter sammarinese in materia di divorzio (leggi qui). Come già spiegato, del resto, oggi per la coppia che “scoppia” sul Titano si apre una sorta di “Via Crucis” interminabile, che compromette una normalizzazione dei rapporti fra ex coniugi per anni e anni ripercuotendosi in termini estremamente negativi sulla serenità dei figli, dei minori coinvolti e sui bilanci finanziari dei coniugi in procinto di separazione e divorzio.

Purtroppo, arrivare ad una riforma prima del termine di questa legislatura appare tecnicamente pressochè impossibile, ma la riforma del Diritto di Famiglia -anche grazie all’attenzione posta sul tema da GiornaleSm, che ha denunciato la grave inadeguatezza normativa- sarà di certo un punto cardine dei tutti i programmi delle forze politiche alle prossime elezioni politiche che, con tutta probabilità, si terranno sei mesi prima della scadenza naturale della legislatura, ovvero nella prossima primavera. E’ già una rassicurazione importante visto che dal 2015 (anno in cui la vicina Italia ha prodotto la sua riforma del Diritto di Famiglia) la delicata e importante tematica non è stata affrontata da nessun esecutivo di governo o maggioranza politica sammarinese che si è succeduta fino ad oggi.

Con tutta probabilità, quindi, possiamo già concretamente sperare che entro una anno, un anno e mezzo, anche la Repubblica di San Marino potrà arrivare all’agognata riforma del Diritto di Famiglia e quindi in uno snellimento pesante delle procedure previste per arrivare al divorzio.

Del resto, potendo il legislatore far tesoro della normativa e dell’esperienza italiana, il lavoro tecnico per giungere alla definizione di una riforma non appare estremamente complesso: basterà prendere tutte quelle innovazioni italiane che si sono rivelate positive nella loro applicazione e modificare ciò che, invece, nella prova pratica, non ha dato i risultati sperati ma ha evidenziato pesanti criticità.

La norma italiana, addirittura, prevede la procedura che esautora le parti dalla necessità di assistenza legale, ovvero di un avvocato. In limitati casi (divorzio consensuale, assenza di figli non economicamente insufficienti e assenza di trasferimento di diritti patrimoniali), la legge italiana prevede che sia possibile divorziare attraverso un semplice atto da redigere di fronte ad un messo comunale. Una prerogativa teoricamente ottima, economicamente irrilevante, ma che però nella sua applicazione ha generato più problemi che benefici vista l’assenza di supporto data da chi conosce a fondo la normativa, ovvero di un avvocato.

L’esperienza italiana, dunque, insegna che l’assistenza legale, anche snellendo al massimo le procedure, resta una condizione imprescindibile di una prossima riforma sammarinese del Diritto di Famiglia, anche in caso di “divorzio breve” o, per meglio dire, “negoziazione assistita”, alternativa al divorzio “giudiziale”.

Ma vediamo i tempi italiani determinati dalla nuova norma, ricordando che sul Titano possono essere necessari anche cinque anni dalla separazione al divorzio vero e proprio. In caso di separazione consensuale i coniugi possono arrivare al divorzio decorsi sei mesi dall’accordo di separazione; in caso di separazione giudiziale, invece, il termine minimo è raddoppiato, ovvero 12 mesi. Inoltre, vengono accorciati sensibilmente anche i tempi di scioglimento della comunione dei beni, la quale si scioglie già alla prima udienza di fronte al presidente del tribunale, ovvero “alla data di sottoscrizione del del processo verbale di separazione consensuale”.

In grandi linee, così, solo recependo nella normativa biancazzurra le innovazioni introdotte in Italia il 6 maggio 2015 con la legge n.55, e rimodulando o cancellando quelle che nell’applicazione concreta non hanno dato il risultato sperato, si andrebbe a risolvere una problematica che oggi incide pesantemente sia sui coniugi in fase di separazione e divorzio che sui minori coinvolti. E ciò, oltre che in termini di qualità della vita, anche in termini prettamente economici visto che oggi in Italia i costi medi di un “divorzio breve”, ovvero di “negoziazione assistita”, il costo totale medio non supera i 1.500€.

Non ci resta, a questo punto, che tenere l’attenzione sul delicato tema alta, fino all’inizio della nuova Legislatura, quando -a prescindere da chi si insedi al governo- la riforma del Diritto di Famiglia e, quindi, il “divorzio breve” (e più economico per i coniugi), diventerà una prerogativa della legislazione.

Enrico Lazzari