San Marino. Don Gabriele Mangiarotti: ”Nella storia degli uomini non tutto è dato per scontato”

Quello che accade, tra noi e nel mondo, ci chiede spesso di esprimere giudizi e trovare linee adeguate di interpretazione. Abbiamo cercato di capire quello che il voto al Referendum di San Marino ha indicato, cercando di trovare una risposta alla domanda: «Perché così tanti voti pro aborto?», ma anche: «Perché una consistente frangia di potenziali elettori non si è mossa per esprimere il proprio voto su un tema così importante?». Certo tante sono le risposte, e i social hanno tentato (come del resto le conversazioni personali), di fornire una spiegazione che fosse convincente. E c’è un fattore di cui tenere debito conto, ed è l’influsso della comunicazione, a volte certamente troppo sbilanciata, forse più preoccupata di condizionare l’elettorato che di dare obiettive informazioni.

Mentre il confronto e la riflessione devono continuare, siamo raggiunti dalle notizie delle elezioni in alcune regioni degli Stati Uniti d’America. In particolare mi riferisco alla sorprendente vittoria, in Virginia, del candidato repubblicano. Vittoria che smentisce i pronostici dei giorni precedenti, e che sembra indicare una inversione di tendenza e un altolà alle conquiste di Joe Biden e Kamala Harris.

Riporto due commenti, a caldo, rispetto a quanto accaduto in Virginia: «La politica del “pronome preferito” era stata appena emanata dal distretto scolastico di Loudoun, in Virginia: “Il personale deve consentire agli studenti ‘gender expansive’ o transgender di utilizzare il nome e i pronomi di genere preferiti che riflettono la loro identità di genere senza alcuna comprovata evidenza e di rivolgersi a loro chiamandoli di conseguenza”. Un insegnante di educazione fisica, Tanner Cross, ha risposto: “Amo tutti i miei studenti, ma non mentirei mai a loro a prescindere dalle conseguenze. Sono un insegnante ma non posso affermare che un ragazzo biologico è una ragazza e viceversa. Sarebbe contro la mia religione e sarebbe mentire a un bambino”. Cross è stato sollevato subito dai suoi incarichi e gli è stato vietato di mettere piede nella scuola della contea che nel 2008 fu decisiva per eleggere Barack Obama. In Virginia l’ideologia transgender viene insegnata anche nelle scuole materne, racconta il Washington Post». (Meotti)

«Dopo lo spoglio dei voti, Youngkin [il candidato repubblicano vincente] ha promesso: «Insieme cambieremo la traiettoria di questo Commonwealth e, amici, inizieremo quella trasformazione dal primo giorno. Non c’è tempo da perdere». Inoltre, “ripristineremo l’eccellenza nelle nostre scuole. Introdurremo la scelta nel nostro sistema scolastico pubblico. Andremo avanti con un curriculum che includa l’ascolto del contributo dei genitori”». (Il Sole24 ore)

Credo che il migliore commento a quanto accaduto stia nelle immagini dei genitori che portavano cartelli su cui era scritto: «Noi, i genitori, ci alzeremo in piedi», «Fermiamo l’insegnamento della teoria critica del razzismo», «Educare non è indottrinare»…

Non sta a me fare una analisi di questi risultati, ma certo quello che mi appare evidente è che, nella storia, nulla è dato per scontato, e quando si tentano vie che non corrispondono alla coscienza umana elementare, nonostante i tentativi di imporre una ideologia che sembra avere dalla sua parte non le ragioni ma certo i mezzi finanziari per trionfare, il buon senso alla fine vince.

Ancora lucide sono le parole del Papa emerito: «Dovunque il progresso viene considerato come processo necessario di sviluppo ordinato della storia, esso rimane al di sotto di ciò che è propriamente umano e, in ultima analisi, concepito contro l’uomo.

La libertà dell’individuo e la responsabilità etica personale non possono allora venir considerate che come fattori di disturbo di tali processi deterministici. Il fatto che […] tale “fattore di disturbo” sia così prepotentemente e diffusamente balzato in primo piano sulla scena della storia è un processo che fa sperare ed è, ad un tempo, un dato di fatto che ci deve costringere a riflettere e a modificare le nostre convinzioni.»

Al di là di tanti peana esaltanti il successo di una vittoria schiacciante del diritto ad abortire, come ultima conquista di civiltà e progresso, mi pare che in certe situazioni ci si renda conto che il diritto alla vita e il benessere della società impongano un ripensamento e chiedano interventi in favore della vita e della maternità, con riguardo alla famiglia e alla educazione, che non si possono rimandare.

Chissà se quanto accaduto in Virginia potrà essere un segno di cambiamento di tendenza anche tra noi? Certo, i più di tremila votanti a favore della vita dovranno mobilitarsi perché non sia accaduto invano il loro impegno e la loro speranza.

 

Gabriele Mangiarotti