San Marino. Don Gabriele Mangiarotti: “Non ci siamo affatto allontanati dalla buona notizia della vita”

Non ci siamo affatto allontanati dalla buona notizia della vita

 

Ci sono dei momenti della Repubblica che rivestono un significato particolare e che costituiscono il volto originale della nostra vita civile. Parafrasiamo quanto chi è andato a Messa domenica scorsa ha ascoltato, ove si ricorda che Mosè parlò al popolo dicendo:

«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?». Dove esiste uno stato laico i cui fondamenti sono dentro una storia cristiana, ove un santo ha indicato i criteri per una giusta convivenza tra gli uomini? E abbiamo potuto infatti leggere questo racconto sulla TV di Stato: «Festa nazionale oggi a San Marino per il Corpus Domini celebrato con tradizionale cerimonia solenne.  Il Corpus Domini è la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, cade ogni anno nel giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste. A San Marino una festa anche civile. La ricorrenza ha un alto valore simbolico, al punto che è una delle poche in cui i Capitani Reggenti indossano l’abito tradizionale ed anche il collare di Gran Maestro dell’ordine di San Marino».

 

Abbiamo potuto ascoltare quanto il Vescovo della Diocesi ha detto, intervenendo su quanto accade nella nostra Repubblica. E questo come autentico indice di quella laicità che, rifuggendo dal laicismo ottocentesco, sa imparare da quanto già Giosuè Carducci suggeriva e che altrove abbiamo già ricordato.

 

Raccogliamo, anche per chi non ha potuto partecipare alla cerimonia in Pieve, a motivo delle restrizioni del Covid, quello che l’Omelia del Corpus Domini ha affermato riguardo all’Evangelium vitae.

 

«Si sta avvicinando una opportunità grande per un sussulto di consapevolezza, di pensieri, di formazione delle coscienze. E ci sarà dibattito, certo. Nel dibattito pubblico, nella società secolare si confrontano ragioni di antropologia, di etica, di scienza, per sé non di religione.

Tuttavia ci sono valori che il cristianesimo porta in sé e che deve sempre più mettere in campo a servizio del bene comune, con la mentalità del dono, in dialogo (e il dialogo è l’ossigeno per una società democratica).

Si tratta di valori che in questa sede è mio dovere proclamare. Fra questi, il primo, è la vita: la creatura che nel grembo della mamma ha cominciato ad essere persona. È un valore che presuppongo in tutti e per il quale tutti dobbiamo impegnarci. È in gioco la bellezza e il valore della vita stessa. Capisco quanto sia importante il punto di vista della mamma, quella raggiante per l’arrivo di un bambino, quella preoccupata a causa delle difficoltà. Specialmente a questa dobbiamo assicurare l’accompagnamento, la tutela, la cura necessaria. La donna porta il peso e la fatica della maternità. Ma il papà non è da dimenticare per la sua responsabilità e consapevolezza.

Mai più una donna lasciata sola, non considerata, non difesa, non onorata.

Abbiamo testimonianze di accoglienza della vita e contiamo in risoluzioni sempre più adeguate di servizio alla vita, alla donna, alle famiglie.

Torno al Vangelo, ma in verità non me ne sono affatto allontanato.

Gesù ha parole per indicare la sua passione per la vita, quella che inizia, che scorre nel tempo, che si stende nell’eternità.»

 

Ed è per quella passione umana, umanissima, ragionevole e liberante, che ci muoviamo e ci muoveremo.

 

Don Gabriele Mangiarotti