Nella vita accade sempre di incontrare testimoni della verità, ed ascoltandoli si aprono sempre nuove prospettive. Questo è tanto più necessario in questi giorni in cui sembra di ricadere in una barbarie che non avremmo più voluto vedere. Ed è anche consolante prendere coscienza di come il cuore degli uomini, quando viene sollecitato, si apre a spazi di generosità che fanno rinascere la speranza. L’accoglienza dei fratelli ucraini e la condivisione è un segno che sostiene il nostro sguardo. Oltre al fatto che il cuore è l’alleato del bene, il vedere quanto accade ha contribuito alla nostra mobilitazione. Ed è anche per questo che l’impegno di chi comunica deve dare spazio alle testimonianze. Il silenzio, che a volte avvolge ciò che non è gradito al mainstream, sarà una colpa sulla coscienza di chi potrebbe fare e dire ma preferisce il nascondimento e l’occultamento.
Da questo punto di vista, se si vedesse quello che accade quando un bimbo nel ventre della madre è smembrato e macellato per realizzare l’aborto, forse molte voci in difesa della vita si farebbero sentire con forza e coraggio (ricordiamo il film L’urlo silenzioso e le polemiche che sono scaturite per il fatto che lo si fosse fatto vedere ai giovani in alcune scuole).
«Abbiamo paura soltanto di muovere i passi del coraggio civico. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli, non rischiare di trovarci tutt’a un tratto privi del filoncino di pane bianco, dello scaldabagno…
Ce l’hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura una vita comoda per il resto dei nostri giorni: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo? non possiamo far nulla.
Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto NOSTRA! […]
Davvero non c’è alcuna via d’uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé?
Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile.
Se non respingeremo la MENZOGNA. […]
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: IL RIFIUTO DI PARTECIPARE PERSONALMENTE ALLA MENZOGNA. Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini PER OPERA MIA! […]
Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna o convincersi che è venuto il momento di scuotersi. E da quel momento tale persona:
non scriverà più né firmerà o pubblicherà in alcun modo una sola frase che a suo parere svisi la verità;
non si lascerà costringere a partecipare a una manifestazione o a un comizio contro il proprio desiderio o la propria volontà. Non prenderà in mano, non alzerà un cartello se non è completamente d’accordo con lo slogan che vi è scritto;
non alzerà la mano a favore di una mozione che non condivida sinceramente; non voterà né pubblicamente né in segreto per una persona che giudichi indegna o dubbia;
non si lascerà trascinare a una riunione dove sia prevedibile che un problema venga discusso in termini obbligati o deformati;
non sottoscriverà né comprerà in edicola un giornale o una rivista che dia informazioni deformate o che taccia su fatti essenziali.» Questo è quanto scriveva Solženicyn il giorno stesso in cui lo esiliavano dall’URSS nello scritto «Vivere senza menzogna».
Certo, questa è una prospettiva coraggiosa, ma finché non capiremo che oggi è il momento anche per noi della verità, della non connivenza con la menzogna, del coraggio nel parlare, nel prendere iniziativa, insomma, finché non vinceremo la inerte rassegnazione, tenendo fede agli ideali che ci contraddistinguono e per cui siamo presi in considerazione, finché non vivremo da uomini liberi, ci sarà poca speranza.
I polacchi, nel momento più buio della loro storia recente sotto il giogo comunista, ci ricordavano: «La Polonia non è morta finché noi viviamo».
Breaking news: «Venerdì 25 marzo, durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17:00 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, lo stesso giorno, sarà compiuto a Fatima da Sua Eminenza il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, come inviato del Santo Padre»
Don Gabriele Mangiarotti