C’è uno spettacolo che sempre mi affascina, ed è il vedere gli uomini e le donne incontrarsi sulle tematiche che coinvolgono il destino dell’essere umano. Ho partecipato, anche se per poco tempo, all’incontro organizzato dalla segreteria dell’Istruzione, sulle proposte di riforma della scuola di san Marino dove è stato presentato il progetto che dovrebbe dare alla nostra scuola una nuova forma, rispondente alle mutate situazioni, pur in continuità con la nostra tradizione educativa.
Gli insegnanti di religione cattolica hanno, come gli altri docenti, lavorato seriamente per elaborare il cosiddetto “curricolo” verticale, tenendo conto della atipicità della disciplina, delle norme della Chiesa Cattolica (si tratta appunto dell’“insegnamento della religione Cattolica”) e della nostra specifica tradizione sammarinese (uno dei relatori ha anche, tra l’altro, ricordato le “radici cristiane” della nostra tradizione europea).
Ho preso brevemente la parola per ricordare il senso dell’insegnamento della religione nella scuola, che giustamente si vuole “laica” e che per questo accetta che non sia lo Stato a determinare i contenuti, ma il soggetto Chiesa cattolica, in questo specifico caso. E ho fatto queste considerazioni rifacendomi a un testo molto acuto e pertinente del Card. Martini che, in un documento sull’“andare a scuola” così si è espresso: “Una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà.
Orbene la coscienza e la libertà chiamano in causa i beni ultimi, universali, fondamentali dell’esistenza. Quello che, poi, la coscienza e la libertà decideranno circa questi beni, è un compito delle singole persone. Ma è compito della scuola porre correttamente il problema. L’insegnamento della religione, che riguarda appunto le questioni decisive, i fini ultimi della vita, aiuta la scuola a svolgere questo compito. L’aiuta entrando in dialogo con le altre materie di insegnamento, ma conservando una propria specificità, che non può essere confusa con gli scopi delle altre materie”.
E quindi, dopo avere ricordato l’essenzialità dell’insegnamento della religione in ordine alla natura stessa della scuola, ha ricordato le ragioni per cui tale materia è impartita nella forma cattolica: “Quello che è in causa nelle scelte che gli alunni e le famiglie sono chiamati a fare … è l’insegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato e affidato alla Chiesa cattolica. È infatti difficile immaginare un insegnamento della religione gestito autonomamente dallo Stato, senza riferimento a concrete comunità di credenti, come la Chiesa cattolica o altre comunità religiose, nelle quali la religione non è solo un problema teorico, ma un fatto di vita…”.
Abbiamo potuto constatare che un ambito educativo e determinante per la vita dei giovani sammarinesi può trarre frutto autentico e costruttivo proprio per la presenza dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola.
Così sarà possibile creare, in questo contesto di cambiamento e di novità, con le gravi problematiche educative e di integrazione che già si profilano all’orizzonte, un luogo di autentica umanità per i giovani.
Ed è quello di cui hanno maggiormente bisogno.
Don Gabriele Mangiarotti
La Tribuna.sm