San Marino. Dopo il Mazzini, in Aula, crolla l’impianto accusatorio su Gatti e Galassi. E il vacillare delle accuse alimenta un sospetto: ci fu un piano politico dietro l’affermazione della “cricca”? … di Enrico Lazzari

E’ un confronto quanto mai eloquente quello fra l’avvocato Filippo Cocco e l’ex Ispettore del Gruppo Interforze Paolo Francioni hanno inscenato, nei giorni scorsi, nel corso del processo di primo grado che vede imputati gli ex Segretari di Stato Gabriele Gatti e Clelio Galassi e che segue di ben tre anni il rinvio a giudizio degli stessi imputati con le accuse di riciclaggio per tre operazioni: Centro Uffici dei Tavolucci; concessione a Euro Commercial Bank e nuova sede della Wonderfood.
Decaduta già in fase istruttoria l’accusa di associazione a delinquere che, si ricordi, era la base delle motivazioni che hanno motivato l’interminabile custodia cautelare di Gatti.
Un faccia a faccia dove i ricorrenti “non ricordo” dell’ex ispettore sono deflagrati come bombe sull’intera impalcatura accusatoria. Fortunatamente, per poter tracciare una verità processuale, qualcosa anche Francioni la ricorda ancora…
Grazie alle trascrizioni dell’intero controinterrogatorio del teste prodotto dall’accusa pubblicate fedelmente su queste stesse pagine elettroniche, alcuni punti fermi sembrano essere ormai acquisiti.
Lei ha scritto che -afferma il legale rivolgendosi all’ex ispettore – le movimentazioni bancarie e gli strumenti utilizzati (da Gatti e dai suoi familiari e parenti; ndr) non fanno emergere emergere dubbi sulla provenienza del denaro e dell’eventuale occultamento dell’origine da parte dell’indagato”. Una conclusione chiara, univoca che ha trovato una altrettanto univoca risposta nella controparte che, si ricordi, guidò sul campo le indagini coordinate dal giudice inquirente Alberto Buriani: “Confermo”, è la risposta che serve su un piatto d’argento la prima conclusione del difensore: “Quindi l’esito delle sue indagini dice che è tutto a posto”. Tutto legale, vien da aggiungere e non si sono evidenziati abusi o crimini.
Del resto, come si è chiarito in quella udienza, “le uniche somme di denaro che sono transitate nel conto corrente di Gatti sono relative al pagamento di immobili acquistati per le figlie” e si tratterebbe -come conferma il teste citato da accusa- di somme “sicuramente coperte dagli introiti dell’attività lavorativa di Gatti”.
Il tutto per giungere ad una precisa conclusione sulla possibile provenienza illecita dei fondi finiti sotto la lente delle indagini: Francioni -tra un non ricordo e l’altro- ha ammesso di non poter dire che gli stessi abbiano provenienza illecita.
Nulla di concreto, poi, emerge neppure sui singoli filoni di indagine. Prendiamo ad esempio l’operazione Gray&Gray-Tavolucci. C’entra qualcosa, secondo le indagini condotte dal nucleo interforze, Gatti con questa vicenda? “La nostra -spiega Franciosi- è una attività documentale e valutativa sulla base dei documenti e non su considerazioni magiche” e “Gatti non veniva fuori in alcun modo”. “Se Gatti -ha aggiunto- non è menzionato vuol dire che non abbiamo trovato citazioni o altro su di lui”.
Due a zero e palla al centro… Un risultato, parziale, che la dice lunga sull’autorevolezza dell’impianto accusatorio. E non mancano elementi che lasciano intendere anche ad una manipolazione delle stesse, con “distrazioni” che avrebbero addirittura impedito una completa trascrizione di importanti dichiarazioni sui verbali.

Eloquente, in tal senso, il momento in cui l’attenzione si è concentrata sullo scomparso avv. Marino Nicolini, citato in un documento dell’AIF del 19 aprile 2015 e indicato in un rapporto redatto da Franciosi come -ricorda l’avv.Cocco- colui che “compiva operazioni su ordine di Gabriele Gatti”.
Lei ricorda -chiede al teste- l’interrogatorio di Gatti in Carcere?”. “ -risponde l’ex ispettore- ma non ricordo esattamente…”
Lei ricorda che ogni spiegazione sui libretti poteva essere tranquillamente richiesta all’avv. Nicolini al quale lui (Gatti; ndr) consegnò i suoi soldi ed i suoi averi, sottoforma di libretti, quando entrò in politica nei lontani anni…?”.
“Non me lo ricordo”.
Peccato che non se lo ricordi… Non se lo ricorda nessuno -è la velenosa conclusione del legale riminese -, nemmeno il verbale” di quell’interrogatorio in carcere.
Poco da aggiungere a queste parole che, se confermate, alimenterebbero un pesante sospetto di manipolazione delle indagini.

Certo, non da parte del teste e del gruppo interforze, ma di chi stava sopra di loro.
E non sarebbe, questa, l’unica dimenticanza o che dir si voglia distrazione degli inquirenti… Come sono non pochi gli elementi acquisiti, non si sa fino a che punto nel rispetto dei limiti imposti dalla legislazione, che non avrebbero trovato approfondimenti nonostante destassero un certo interesse.

Su tutti una misteriosa agenda nera denominata Onecron, “probabilmente -spiega Franciosi- trovata in un’altra perquisizione di un altro procedimento. In questa agenda si trovano appunti inquietanti, a cominciare da frasi attinenti un presunto piano per costruire la “P3”, si presume una fotocopia della famosa P2 di Licio Gelli. Per arrivare poi ad una pagina in cui -spiega Cocco- “tale Tito Masi e Venturini (Mario? Giancarlo?…) che chiedono di portare importanti attacchi su Gabriele Gatti, Claudio Podeschi e Peppe” Roberti…
Che tipo di attacchi? A chi lo chiedono? E’ solo una coincidenza che questi siano poi stati sottoposti (Roberti la scampò, sembra, solo perchè evitò di rientrare a San Marino) a interminabili e duri regimi di custodia cautelare in carcere, con motivazioni che poi, in taluni casi, non hanno trovato conferma neppure nei decreti di rinvio a giudizio?
Più che presentare una conferma delle accuse, questa udienza del processo di primo grado, ha diffuso nuovi dubbi e alimentato una sospetto già lanciato, oltre che dagli esiti del Mazzini, i cui reati talvolta erano prescritti ancor prima dell’avvio delle indagini, dalle conclusioni della Commissione di Inchiesta parlamentare su Banca Cis…

C’era un preciso piano politico dietro le azioni giudiziarie che hanno spazzato via -casualmente?- una intera classe dirigente aprendo il campo a governi fino al giorno prima dall’assetto inimmaginabile e distratti al punto di permettere l’occupazione da parte di una “cricca” di posti chiave delle istituzioni e di importanti enti pubblici di vigilanza?

Se sì, chi erano i registi e chi la semplice “manovalanza” di questa “cricca”? Visto che ogni giorno arrivano nuovi indizi, nuovi elementi che alimentano il sospetto, non sarebbe bene far piena luce nel più breve tempo possibile?

Enrico Lazzari