San Marino. Dopo la ricusazione del giudice Caprioli, che fine farà il processo Mazzini? … di Alberto Forcellini

 

Caprioli decide la sospensione del processo d’appello del Conto Mazzini dopo la sua ricusazione. È l’ultima notizia, in ordine cronologico, per chi segue le cronache giudiziarie. Divenute anche politiche, specialmente negli ultimi anni. Da fonti giornalistiche si apprende che la ricusazione è stata presentata dall’avvocato di Claudio Podeschi, ma da quanto si mormora da fonti non ufficiali, la ricusazione sarebbe erga omnes, cioè avanzata da tutti gli indagati del processo Mazzini, o quanto meno, coinvolge tutti. Per cui, la sospensione decisa dal giudice Caprioli ha un suo fondamento importante.

Sempre le cronache giornalistiche rivelano che il contenuto della ricusazione solleva il dubbio di una possibile influenza politica, e quindi di pressioni, nei confronti del giudice Francesco Caprioli, che ad aprile dovrà essere sottoposto a conferma, compromettendone la serenità di giudizio. Certo, questa è una motivazione che ha la sua importanza, da lui stesso smentita, ma non è l’unica e forse neanche la più importante. Tutto questo processo è stato costruito su elementi che presentano fattori di dubbio. Li si apprende da molte fonti, a cominciare da quelle giornalistiche quando raccontano che, già a suo tempo, fu violato il segreto istruttorio dagli stessi giudici del tribunale: giudice inquirente, giudice di primo grado e magistrato dirigente. Non crediamo che sia un aspetto secondario.

Poi, la commissione d’inchiesta su banca CIS ci racconta che il giudice inquirente Alberto Buriani, già all’epoca, aveva contatti ravvicinati e frequenti con i vertici di quella banca. C’è lo zampino di Grandoni, Guidi, Lazzari nelle indagini sul conto Mazzini? Non lo sapremo mai, però sappiamo che lo smantellamento di un’intera classe politica dirigente ha lasciato il via libera all’insediamento di un’altra classe politica dirigente connessa con quel gruppo bancario e tutti i suoi accoliti. Gli effetti si vedono ancora.

Altro elemento di cronaca risalente giusto ad un anno fa, quando si scatenò la guerra politico-giudiziaria per i due giudici di appello voluti dall’ex dirigente Guzzetta e ancora di più da Repubblica Futura. La crisi di governo e lo scioglimento del Consiglio, bloccarono le procedure di assunzione a un passo dal completamento. Francesco Caprioli, all’improvviso, bloccò le udienze già programmate del processo Mazzini, già fermo da due anni e mezzo, perché aveva troppo da fare. Senza l’aiuto dei due nuovi giudici non aveva tempo per occuparsi del processo del secolo. Domanda di un non giurista, sorvolando sul fatto che Caprioli era stato assunto appositamente per questo scopo: un giudice può esimersi dal celebrare un processo? Non è un fatto piuttosto irrituale? Perché l’allora dirigente Guzzetta non mosse un ciglio? Perché la politica che chiedeva ad ogni piè sospinto di accelerare “quel processo”, non disse nulla?

Non basta. Poco dopo, esattamente alla vigilia delle elezioni politiche, Francesco Caprioli e David Brunelli presentarono ricorso al Collegio Garante per la mancata presa d’atto dei due giudici d’appello. Era una vera e propria denuncia nei confronti della Reggenza, dell’Ufficio di presidenza e del Consiglio Grande e Generale. Ovvero le massime istituzioni della Repubblica. La Reggenza si fece assistere da un costituzionalista, era nel suo diritto. Anche i due ricorrenti si avvalsero di un esperto, pagato – udite, udite – dall’Ecc.ma Camera su delibera del Congresso di Stato, ancora formato da SSD, C10 e Repubblica Futura. Un governo in ordinaria amministrazione che paga l’avvocato a due giudici che ricorrono contro la Reggenza. Fatto unico nella storia millenaria della Serenissima Repubblica. Ora, un giudice, che ha ottenuto questo dalla politica, può dirsi immune da influenze politiche?

Forse, anzi sicuramente, questo non è un ragionamento in punta di diritto, ma è quanto si chiedono cittadini attenti a quello che riportano le cronache. A questo punto, sentire ancora esponenti di Libera esprimersi con veemenza sulla necessità di portare avanti il processo Mazzini contro ogni ragionevole dubbio, e RF che accusa il governo di avere distrutto il tribunale perché non c’è più Buriani, induce a pensare che, magari, gli obiettivi siano altri. Ci sono bel altri processi, ben altri nomi in attesa di giudizio, dei quali non si sente mai parlare.

Tutta questa storia sembra un pasticcio incredibile, un nodo gordiano di interessi che con la giustizia hanno a che fare solo per scopi diversi, che sono stati la causa dei guai che San Marino sta ancora vivendo. Ma con il senno di poi, il processo Mazzini appare sempre più come il locus commissi delicti, la scena primaria del crimine, cioè l’occasione da cui è partito tutto il resto. Questo fa male al cuore e delude profondamente, perché tutti avevano sperato nel primo atto di pulizia. Purtroppo, dalla relazione della commissione d’inchiesta si è visto che la pulizia è avvenuta solo nelle casse dello Stato.

La ricusazione del giudice Caprioli farà slittare per diversi mesi la celebrazione dell’ultimo atto del processo d’appello, anche perché l’organico del tribunale manca proprio del giudice delle ricusazioni. Già partito il bando di concorso, che se tutto va bene, dovrebbe concludersi a gennaio, con la nomina e presa in carico nel giro di un mese o due, e sentenza in altri due o tre mesi. Se come si sente dire, sarà un giudice di altissimo profilo, un luminare, quando vedrà le carte del processo, non potrà non mettersi le mani nei capelli e magari rammaricarsi di essere caduto in un nido di vipere!

a/f