San Marino. Dov’è finito il bambino di Beslan? la statua in via Donna Felicissima che ricorda la strage del 1 settembre 2004

statua-beslan-770x375Dov’è finito il bambino di Beslan? La statua che ricorda la strage del 1° settembre 2004 dove un gruppo di separatisti ceceni attaccò la scuola numero uno della città e per 52 ore furono tenute in ostaggio 1.200 persone, in gran parte bambini, e durante l’assalto delle forze speciali russe morirono 385 persone mentre quasi ottocento furono ferite?

Posizionato vicino all’ingresso della scuola superiore di San Marino, arrabbiato, come solo può esserlo un bambino che subisce una tale usurpazione al diritto di essere bambino, al diritto di studiare, di crescere; arrabbiato come chi subisce, senza poter far nulla, una guerra che non lo riguarda, se ne stava lì fermo, lì con tutta la sua rabbia a testimoniare la violenza di quell’azione di adulti, lì inquietante a disturbare la quiete, il pensiero edulcorato della Repubblica degli innamorati, lì giustamente a disturbare perciò spesso non compreso da chi non ha voglia di sapere e distratto dal telefonino e dalla sua superficialità preferisce schernire o far finta di nulla, per questo la statua proprio lì davanti alla scuola, davanti ai bagni pubblici, alla portata dei turisti e dei passanti assumeva un suo significato profondo, provocatorio, di quella provocazione che fa pensare, anche nel rifiuto.

Così come un senso avevano le statue “in attesa” sulle assi in legno poco più avanti nell’incavo dell’arco dell’ospedale oggi elette su un piedistallo che non gli si confà. Lì nell’incavo dell’arco a testimoniare un lavoro realizzato l’anno scorso durante il festival dei giovani saperi (Smiaf- SmArt).

Giuste in quel luogo dove la sensazione del lavoro fisico che richiede scolpire la pietra, la forza del loro discorso arrivava pieno nel loro essere donne vere.

Oggi su quel piedistallo sproporzionato danno la sensazione di essere state portate là per caso creando una sorta di “foro” che nulla ha a che vedere con lo spazio di ingresso in Repubblica con tradizioni differenti da quella romana e che comunque non avrebbe intenzione (la Repubblica) di diventare imperiale, si spera. Non c’entrano quelle donne lì, a fare le belle statuine, la posizione snatura il significato e un po’ fa arrabbiare che ci sia tanta improvvisazione nel trattare l’arredo urbano di uno Stato che, come il nostro, ha una storia importante da comunicare.

Caterina Morganti su San Marino Oggi