Beppe Grillo, con quel suo fare da profeta con la tosse, dalla sua bacheca social (leggi qui) ha gettato il sasso: paghi, e il mondo è tuo. Parcheggio per disabili? 250 euro. Portare a casa da una battuta di caccia un rinoceronte? 150.000, IVA inclusa. La multa si fa prezzo, la morale un cencio da mercato, e quando la giustizia diventa una transazione, resta sul bancone per sempre. A San Marino, dove le torri svettano e l’uguaglianza vera resta un mantra da predica domenicale, non si cacciano rinoceronti, ma sulle strade si gioca allo stesso gioco: le multe sono un buffetto per i signori col portafoglio gonfio e una mazzata per chi arranca a fine mese. E la Costituzione – quella Dichiarazione dei Diritti che giura che siamo tutti uguali davanti alla legge e nella società – si sbraccia, ma è come un vigile che fischia mentre i potenti gli urlano «Lei non sa chi sono io» dal finestrino.

Diamo un’occhiata al listino sammarinese. Un eccesso di velocità? Da 68 a 275 euro, a seconda della gravità dell’infrazione. Parcheggio creativo? 41 euro. Per un banchiere che vuol assaporare un caffè mentre sfreccia verso il confine al volante di una Maserati, è meno di un aperitivo al Club Nautico. Per un commesso che guadagna 1.000 euro al mese, è ciò che mancherà per pagare la rata del mutuo. Risultato? I ricchi corrono come se la Superstrada fosse Imola, parcheggiano dove gli pare, pagano e sghignazzano. I poveri sudano freddo a ogni cartello di limite. Nel 2023 gli autovelox hanno incassato 2,8 milioni di euro, con Dogana a fare il pieno di «clienti»: 9.926 multe in sette mesi, di cui circa un terzo – circa 3.200 – elevate a «piloti» sammarinesi. Un bel business, ma la giustizia? È in saldo per chi ha il conto in banca a sei zeri.
La Dichiarazione dei Diritti (art. 4) sventola l’uguaglianza, ma – come abbiamo visto – una multa da 100 euro non è uguale per tutti. Per chi guadagna 20.000 euro al mese è lo 0,5 % del salario; per chi ne prende 1.000, il 10 %. Il secondo si «svena», il primo attiverebbe il RID sul c/c per non avere la scocciatura di dover pagare manualmente. Altrove hanno smesso di recitare questa commedia. In Finlandia un riccone ha sborsato 121.000 euro per 30 km/h di troppo nel 2023. In Svizzera un pilota mancato ha lasciato 1,08 milioni di franchi per aver sfrecciato a 290 km/h davanti a un autovelox. Come? Con i «giorni-multa»: la sanzione è il tuo reddito giornaliero, diviso per due, moltiplicato per i giorni decisi dal giudice. Un milionario paga migliaia, un povero poche decine. La punizione pizzica tutti allo stesso modo e le strade sono più sicure, perché anche i potenti avrebbero un danno tangibile ignorando le regole.
A San Marino, invece, preferiamo il cabaret. Non bastano le multe fisse: ci mettiamo anche autovelox piazzati come trappole per topi. Prendete quello di Chiesanuova, con il suo limite a 30 km/h: un’assurdità che, se i ciclisti avessero la targa, farebbe incetta di multe anche fra loro, mentre arrancano in salita. È un agguato, non un controllo. Serve una rivoluzione: non solo multe basate sul reddito, ma una nuova cultura degli autovelox e dei limiti di velocità. Basta con le limitazioni ridicole che sembrano messe per fare cassa. Quel 30 km/h a Chiesanuova? Da cancellare, insieme a ogni rilevatore che puzza di imboscata. I limiti vanno rivisti: 50 km/h in città, almeno 90 sulla Superstrada nei tratti più sicuri e, nelle strade extraurbane, come in Italia, limiti chiari e logici, non un rebus per spillare quattrini. Gli autovelox? Pochi, visibili, in punti davvero pericolosi.
I vantaggi? Una giustizia che non sia un’asta per ricchi. Strade più sicure, perché il timore di una multa salata frena anche gli industriali in Ferrari e i cocainomani in Porsche. E soldi veri per lo Stato: con i giorni-multa, quei 2,8 milioni del 2023 potrebbero triplicare, finendo in ospedali o scuole, non in trappole stradali. Ma no, a San Marino ci piace il palcoscenico: autovelox nascosti, limiti da barzelletta e una Carta dei Diritti che, almeno al suo art. 4, sembra un soprammobile. Il Consiglio Grande e Generale, che dovrebbe guidarci nel futuro, è troppo impegnato a passare ore a discutere di rotonde e a contare i turisti per accorgersi che la giustizia sociale è una priorità, al pari della sicurezza stradale. Multe basate sul reddito? Troppo avanti. Limiti sensati? Troppo faticoso. Meglio lasciare che i ricchi «comprino» il parcheggio per disabili e i poveri paghino il conto.
Non è tardi, però. Svizzera e Finlandia non sono su un altro pianeta. Serve solo il fegato di dire che la morale non è in vendita, che una multa deve pesare per tutti nella stessa maniera, non per la stessa cifra, e che un autovelox non è un bancomat. Altrimenti continueremo a recitare la parte dei fessi, con Grillo che fa il saggio con il naso rosso da clown e i ricchi che parcheggiano sui vostri diritti.
Enrico Lazzari