San Marino. Dr Hans Henri P. Kluge (Oms): “Cartellino rosso alle disuguaglianze sanitarie” – Rubrica internazionale a cura di David Oddone

Rubrica internazionale a cura di David Oddone,
giornalista referente Onu per San Marino

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Stabilire regole del gioco uguali per tutti significa garantire assistenza sanitaria universale a chiunque, migranti e rifugiati compresi

 

L’attaccante del Liverpool Sadio Mané e’ uno degli oltre 200 calciatori che hanno giocato per le proprie nazionali nella Coppa d’Africa di calcio (AFCON), che si è conclusa all’inizio di questo mese. Mentre il pubblico tifava in Camerun, nazione ospitante, molti club europei dei campionati maggiori si sono trovati alle prese con la mancanza delle proprie stelle, partite per disputare il torneo in un altro continente.

Mané ha concluso la lunga finale contro l’Egitto e Mohammed Salah, suo compagno di squadra del Liverpool, con un rigore che ha dato al Senegal la sua prima e tanto attesa vittoria nella Coppa D’Africa.

La coppa avrebbe potuto finire altrove, dato che nell’incontro vinto dal Senegal per 2-0 contro Capo Verde, Mané era stato costretto a uscire dal campo dopo uno scontro con il suo portiere Vozinha. Ma quando le star del calcio si infortunano, non importa quale sia la loro origine, i medici si precipitano in campo facendo del loro meglio per rimetterli in piedi.

È così che dovrebbe essere, per tutti.

La salute e le migliori cure possibili non dovrebbero essere una questione di origine, nazionalità o status di superstar. Ognuno di noi dovrebbe avere diritto a un’assistenza accessibile e di qualità. Compresi rifugiati e migranti.

Proprio come la Premier League conta su giocatori immigrati, tutti noi dipendiamo fortemente da quanti, lavorando in prima linea, mantengono in funzione i servizi essenziali, sostenendo i nostri sistemi sanitari. Impressiona il fatto che ben il 13% di tali lavoratori impegnati nella risposta contro il COVID-19 in Europa siano migranti. In molti paesi, i migranti costituiscono una parte sostanziale del personale sanitario: per esempio, un terzo dei medici nel Regno Unito e il 20% in Germania sono di origine straniera, così come il 10% degli infermieri in Italia. Cio’ dimostra che non soltanto le nostre economie e squadre di calcio, ma anche interi sistemi sanitari dipendono dai migranti. Senza di loro, molti dei nostri sistemi sanitari sarebbero sull’orlo del collasso.

Nel momento in cui puntiamo a ricostruire in modo migliore dopo la pandemia del COVID-19, occorre stabilire regole di eguaglianza nel campo di gioco della salute. La pandemia ci ha dimostrato, in maniera chiara e spietata, che le disuguaglianze preesistenti lasciano alcuni più esposti di altri. Malattie e virus viaggiano e ci colpiscono indipendentemente da confini o passaporti. Dobbiamo affrontare le barriere finanziare, amministrative, linguistiche e di altro tipo che molti rifugiati e migranti devono affrontare ogni giorno quando provano ad avere accesso all’assistenza sanitaria e a altri servizi essenziali. Tutti noi sappiamo quanto importanti siano cure e supporto quando ci ammaliamo.

Per liberare l’intero potenziale della sanità pubblica legata alla migrazione e migliorare la salute per tutti, occorre avere spirito di squadra, rispetto delle regole, impegno politico e cooperazione tra paresi e regioni.

Per fare che una sanita’ migliore diventi realtà per rifugiati e migranti, così come per tutti gli altri, occorre un confronto aperto e trasparente che coinvolga tutte le parti in causa. Ecco perché stiamo invitando attori cruciali dalle regioni europee, africane e del Mediterraneo orientale coperte dall’OMS, nonché rappresentanti dei rifugiati, migranti e della società civile a un vertice di alto livello a Istanbul il mese prossimo,il cui obiettivo e’ mobilitare l’impegno politico e trovare una via comune per il futuro.

Uno stato di buona salute e benessere sotto l’egida della copertura sanitaria universale dovrebbe essere una realtà per tutti noi, dentro e fuori dal campo di gioco, indipendentemente da chi siamo o da dove veniamo.

Del Dr Hans Henri P. Kluge, Direttore Regionale OMS per l’Europa

 

 

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