Mai come in questi giorni tutti noi umani siamo stati posti di fronte alle sfide della natura e ai nostri tentativi di difenderci.
Mai come in questi giorni noi umani ci dobbiamo chiedere come rispettare la natura e quindi noi stessi.
Il coronavirus per definizione non è neppure una forma vivente. è un frammento di materiale genetico che, come tutti i virus, ha bisogno di parassitare una cellula vivente –animale o umana che sia (ma la distinzione appaga solo il nostro orgoglio non la realtà: per potersi riprodurre. non è né buono né cattivo, ha un suo meccanismo per riprodursi e lo attua.
Non ha neppure nessun interesse ad uccidere il suo ospite, ma in certe condizioni può succedere.
Le malattie infettive sono state nei millenni la causa di morte ed addirittura di scomparsa di intere civiltà.
Questo è avvenuto e tuttora avviene. C’è un dramma per chi la subisce, ma anche possibili vantaggi generali per gli ecosistemi o per le singole specie.
Molte parti del nostro patrimonio genetico sono proprio derivanti da incontri fortuiti con materiale genetici virali che sono stati integrati ed hanno costituito un vantaggio nella lotta per la sopravvivenza.
Ma l’attuale epidemia da coronavirus, oltre alle misure di protezione specifiche che richiede, oltre agli sforzi veramente ciclopici messi in atto specie dalla Repubblica Popolare Cinese, alla speranza di cure specifiche e di vaccini adeguati, ci richiama alle urgentissime necessità di cambiare modello di sviluppo, di cambiare stile di vita e di consumo, di rispettare i cicli vitali e gli ecosistemi di cui anche l’uomo – nonostante la sua supponente arroganza – fa parte.
Stiamo distruggendo più risorse rinnovabili di quelle che il pianeta è in grado di ripristinare, stiamo inquinando in maniera paurosamente e sempre più velocemente vicino alla irreversibilità aria acqua suolo, con l’uso dei combustibili fossile e l’allevamento intensivo di animali, stiamo caricando l’atmosfera di gas serra con effetti devastanti su tutto il pianeta: desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, modifiche radicali e veloci del clima.
In questo contesto tutte le forme viventi subiscono un drammatico ed inevitabile impulso all’adattamento con difficoltà crescenti dalle forme di vita più semplici a quelle più complesse e quindi in particolare all’uomo.
L’estinzione di intere specie vegetali ed animali non è un campanello d’allarme generico, è un campanello d’allarme drammatico innanzi tutto per l’homo sapiens.
La possibilità che nuovi virus o batteri trovino condizioni di diffusione facilitate sia dai cambiamenti climatici sia dagli stili di vita interrogano i Governi ma anche ogni singolo cittadino.
Cambiare stile di vita non è una impresa facile ed indolore, ma è divenuta la SFIDA per eccellenza del nostro tempo a cui non ci possiamo sottrarre.
Essa comporterà cambiamenti rilevanti ma anche le premesse o almeno le potenzialità di un nuovo umanesimo e di una ritrovata convivialità del genere umano.
Cosa ne pensano i nostri politici?
Dario Manzaroli