Giusto, giustissimo parlare di Covid. Come è correttissimo occuparsi della stretta attualità che racconta dell’insediamento del nuovo governo italiano e di Mario Draghi. Quest’ultimo ha trattato numerosissimi temi nel suo discorso al Senato e sarebbe impensabile puntare il dito perché magari si è “scordato” di approfondire questa o quell’altra questione. Scontato, visti i trascorsi e il background, i giuramenti di “fedeltà” non solo alla sua nazione, della quale oggi è premier, ma anche e soprattutto all’Euro e all’Europa. Nessuna vis polemica in queste righe o particolare acredine nei confronti delle banche, sia ben chiaro. Semplicemente dopo la tragica e per certi versi ripugnante esperienza di Mario Monti, sono leggermente prevenuto verso i governi tecnici, e i “super Mario” mi fanno un po’ paura. Spero vivamente di essere smentito con i fatti da questo esecutivo “ibrido”, dove trovano spazio pure i politici di quasi tutte le estrazioni. Tornando alle cose importanti mi sarei comunque aspettato una maggiore incisività per quanto riguarda la salvaguardia dei Diritti Umani. Perché se vogliamo essere “Europa”, allora tale integrazione deve valere per tutto. Ad esempio ho perso le tracce della risposta a un appello lanciato ormai diversi mesi fa dalle pagine del “Riformista”. Il collega Sansonetti dava notizia della richiesta da parte della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, di spiegazioni urgentissime all’Italia, circa le condizioni dei detenuti. Sul tavolo il sovraffollamento delle prigioni, le loro condizioni, le misure prese per fronteggiare il virus e sul perché non vengono utilizzati massicciamente i domiciliari, laddove naturalmente sia possibile e in presenza di determinati reati. Auspico dunque che queste domande rimaste disattese con Conte, vengano riprese in mano da Draghi. Non solo a parole.
David Oddone