
Non mi piace questa politica. Non mi piace il “navigare a vista” del governo né la totale assenza di coordinamento, su un progetto univoco, delle diverse Segreterie di Stato, conseguenza ovvia di una maggioranza disgregata; e non mi piace il metodo populista, talvolta becero e pretestuoso, dell’azione delle forze di opposizione, capaci -approfittando dell’ingenuità popolare- di creare tempeste perfette in un bicchiere d’acqua, di delegittimare all’inverosimile la dignità di un avversario colpevole, magari, come nell’ultimo caso -mi riferisco al Presidente della Commissione Finanze, il socialista Alessandro Mancini-, di non aver aderito in toto al “codice etico” dei parlamentari, avendo reso pubbliche le sue esposizioni debitorie personali (appena 15mila euro, oggetto di un piano di rientro concordato con il creditore) ma non avendo comunicato quelle di società e realtà giuridiche in cui è coinvolto.
Esposizioni, quest’ultime, conseguenza -si deduce- di progetti imprenditoriali che non avrebbero dato i risultati attesi. Capita. Capita ed è capitato anche a tanti grandi, oggi famosi, imprenditori. Ma, onestamente, dei crediti o dei debiti dei consiglieri non me ne può fregare di meno. E dovrebbe interessare meno di zero a chiunque, se non ai diretti interessati e ai loro affetti.
I temi che dovrebbero interessare, sia maggioranza che opposizione, più che la battaglia per le dimissioni di un presidente di commissione dovrebbero essere ben altre: lo sviluppo e il benessere non solo economico dei cittadini. Servirebbe un piano di sviluppo -come ripeto fino alla noia da tempo- globale, che fissi degli obiettivi precisi sia economici che progettuali, sui quali tutte le Segreterie di Stato possano lavorare in sinergia, ognuna nel suo ambito ma creando un tassello di un puzzle da unire, poi, agli altri tasselli per creare il nuovo “Sistema San Marino”.
Evidentemente, almeno fino a nuove elezioni, ciò non è possibile… Si “naviga a vista”. Ma anche navigando a vista si possono individuare un paio di priorità. E quelle del momento sono il Codice Etico dei consiglieri, il caro energia e il carovita acceso dall’inflazione.
Partiamo dal carovita e dal caro energia, che peraltro sono strettamente collegati essendo il primo diretta conseguenza del mercato energetico esploso in seguito all’innalzamento repentino della richiesta successivo alla crisi determinata dalla pandemia e, poi, letteralmente impazzito, con le “tafazziane” sanzioni occidentali alla Russia, massimo fornitore di gas europeo.
Se, oggi, i sammarinesi sono alle prese con bollette dagli importi enormi rispetto al passato (e se ciò appare giustificabile, almeno in parte, dal mercato per l’energia elettrica, altrettanto non sembra essere per il gas, acquistato a prezzo bloccato nello scorso inverno a prezzo bloccato per sei anni), una nuova burrasca sta abbattendosi sull’economia europea: il prezzo del gasolio, che anche sul Titano potrebbe creare non pochi problemi -oltre che agli automobilisti- al mondo produttivo, estremamente dipendente dal diesel.
Infatti, il prossimo 5 febbraio scatta l’embargo sui prodotti petroliferi raffinati in Russia e l’Unione Europea si troverà con un “buco” di circa 600mila barili al giorno nelle forniture di carburanti già raffinati. Se il contraccolpo dovrebbe venire -secondo gli analisti- assorbito in maniera quasi indolore dalla benzina, altrettanto non si può dire per il diesel che oggi sembra destinato ad arrivare a sfiorare -con le accise italiane- quota 3 euro al litro, quindi poco meno sul Titano, salvo correttivi e sgravi.
Il gasolio, difatti, al contrario della benzina, è carburante utilizzato in diversi settori industriali: alimenta camion, macchine industriali e molti altri mezzi di trasporto. Ma in questo periodo di gas alle stelle, è utilizzato anche in macchinari industriali. Se è vero che parte di questi 600mila barili al giorno di carburanti già raffinati verranno rimpiazzati con un aumento di import dagli Usa e dall’India (la quale raffina petrolio russo per vendere poi a noi carburanti da esso ottenuti), le previsioni sono pessime. Se l’impennata non scatterà nell’immediatezza del 5 febbraio, visto che le scorte sono al momento rassicuranti, entro la metà primavera il diesel toccherà il suo prezzo massimo che andrà -sostengono gli esperti- ad attestarsi fra i 2,5 e i 3 euro al litro.
Ciò, essendo come detto il gasolio utilizzato fortemente in ambiti industriali e produttivi, determinerà una nuova impennata dei prezzi, di quell’inflazione che nello scorso mese di dicembre, in Italia, si è attestata all’11,6% su base annua. Come dire che al momento il potere di acquisto degli stipendi cala dell’11,6% ogni anno. Ma a quanto schizzerà l’inflazione con il gasolio alla soglia dei 3 euro al itro, visto che ogni bene viene trasportato da mezzi pesanti diesel e talune produzioni utilizzano, visto il caro gas, proprio il gasolio?
Cosa ha in mente il governo per calmierare, almeno sul Titano, i prezzi e i costi crescenti per le famiglie? Defiscalizzazione degli stipendi? Bonus carovita? O, confida in un provvedimento italiano, da ricopiare, capace di tenere il prezzo del diesel sotto i due euro (appare fantascienza, oggi, ma potrebbe anche succedere)? Non è meglio iniziare fin da subito ad affrontare, o perlomeno a studiare, lo scenario drammatico che si potrebbe presentare fra qualche mese?
E questa -al di là delle emergenze già in atto, sulle quali la risposta dell’esecutivo non si può certo definire sufficiente (specie sulle bollette del gas) è la prima urgenza. La seconda, più che del governo della politica nel suo complesso, è il superamento della deriva moralistica che -come visto con il caso Mancini- va superata e dimenticata per riportare a livelli di alta qualità la democrazia, in primis equiparando i doveri di una categoria, la politica, con quelli degli altri cittadini.
Perchè, ad esempio, un politico dovrebbe rinunciare alla sua privacy quando ad un dirigente pubblico non è richiesto? Avere debiti, essere reduci da una iniziativa imprenditoriale andata male, significa non essere poi onesti e validi amministratori? No… Ricordate l’italiano Poggiolini, quello dei soldi nascosti nei divani? Non aveva debiti, era ricchissimo… Eppure…
Anzi, il Codice Etico -che non ha alcuna utilità concreta nel combattere corruzione o mala gestione del pubblico- ha l’effetto di allontanare alcuni cittadini, magari validissimi, dalla politica, perchè non tutti sono disposti a mettere in piazza i propri affari e la propria condizione economica. Vi immaginate, ad esempio, le conseguenze che, rendere pubblico un indebitamento -anche sostenibile ma ingente- potrebbe avere su un piccolo figlio nei rapporti con i compagni di scuola? Quindi, il Codice Etico dei Consiglieri, così come inteso oggi, non ha alcuna utilità concreta ma rappresenta una pesante palla al piede della democrazia compiuta sammarinese…
Due impellenze… Non si riesce a perseguire un progetto globale serio e saggiamente predisposto. Ma nessun governo può chiudere gli occhi di fronte ad una tempesta economica “perfetta” che da tempo si abbatte sul Titano e sui suoi cittadini e che potrebbe diventare un devastante uragano nei prossimi mesi. Come nessun politico può far finta di non vedere che alcune misure -da cancellare al più presto- stanno compromettendo la qualità della democrazia e della sua rappresentanza.
Enrico Lazzari