PRG e associazione UE: due strumenti vitali per il Paese, che non dovrebbero essere un prodotto della sola maggioranza, ma frutto di una visione condivisa da tutti i cittadini. Infatti, entrambi andranno ad incidere direttamente sulla vita delle persone, seppure in diversa maniera. L’uno parla di abitazioni, fabbriche, edifici pubblici, viabilità, strutture sportive e culturali, verde pubblico. L’altro parla di un cambio radicale per la gestione economica, per le relazioni estere, per il lavoro, la residenza, l’interscambio, le banche. Il PRG è programmato per il varo definitivo ad ottobre. La strada verso Bruxelles troverà il suo compimento formale nell’autunno del 2023, tra poco più di un anno.
Eppure non se ne parla e le poche esternazioni da parte dei referenti politici sollevano molte preoccupazioni da parte dei cittadini, se non addirittura proteste.
La dichiarazione del Segretario Canti per cui “zero consumo di territorio non è possibile” ha scatenato opinioni divergenti. Da una parte, sono rimasti costernati coloro che avevano applaudito al consumo zero di territorio, violato da 30 anni di colate di cemento e asfalto, da una decina di ecomostri da Chiesanuova a Dogana, da miglia di appartamenti sfitti e centinaia di negozi vuoti, fabbriche dismesse. L’imperativo fissato nella prima stesura del testo avrebbe significato: restaurare e ristrutturare l’esistente, cioè l’inizio di una nuova fase di recupero degli immobili dal punto di vista funzionale ed estetico. Con buona pace di chi, con la consueta furbizia, aveva già adocchiato gli stabili di maggior pregio per l’ennesima speculazione a poco prezzo.
Dall’altra parte ci sono coloro che si sono spaventati del “consumo zero” e hanno temuto che diritti di concessione acquisiti tempo addietro, possano venire cancellati dalla nuova norma, creando un danno economico a famiglie ed imprese. Così ha spiegato qualche giorno fa un “gruppo di cittadini pronto ad organizzarsi in comitato” e a promuovere una raccolta firme. Con l’esplicita dichiarazione di stare dalla parte del Segretario Canti e non di quei partiti fermi al “consumo zero”.
Ma anche tra i cittadini fautori del “no consumo zero”, c’è la solita frangia di furbetti pronta ad insinuarsi nelle eventuali deroghe che il nuovo strumento urbanistico potrà prevedere sull’uso di territorio, per fare le solite speculazioni.
È una strada tutta in salita per il Segretario Canti. Il quale, se anche riuscirà a trovare una quadra in Consiglio, avrà sempre metà popolazione contenta e l’altra metà scontenta. Il problema di fondo è che finora non sono state fatte serate pubbliche per spiegare cosa si vuole di fatto dal nuovo PRG, non solo per quanto riguarda gli obiettivi, ma anche riguardo agli strumenti di tutela contro gli eventuali abusi.
È un po’ lo stesso problema del processo di associazione alla UE, di cui si parla da trent’anni, ma sempre sulla scorta di pregiudizi sia per il sì, sia per il no. Oggi le situazioni sono così profondamente mutate che è molto difficile per tutti capire cosa succederà nel post pandemia (ancora ci siamo dentro) e con una guerra alle porte dell’Europa che però ha sconvolto gli equilibri geopolitici mondiali.
D’altra parte, San Marino ha cominciato ad entrare in Europa con un’importante serie di piccoli passi. L’ultimo in ordine cronologico riguarda il settore universitario, perché l’accordo sul programma Erasmus Plus apre una rotta per gli studenti sammarinesi dentro i programmi EU per la formazione scolastica.
Anche la decisione di aderire alle sanzioni contro la Russia è un passo verso l’Europa. A mio avviso, non sarebbe stato possibile fare diversamente, cioè starne fuori perché sarebbe equivalso a lasciare aperto un canale per traffici di ogni genere da e per la Russia, sotto la bandiera biancazzurra. Ovvero, sarebbe stato come tornare alla San Marino off-shore che ci ha illustrato la Commissione di inchiesta e di cui ancora paghiamo le conseguenze.
Poi c’è la questione profughi ucraini. Accoglierli è un’implicita di dichiarazione di guerra, o quanto meno un’aperta condanna al programma di invasione varato dal Cremlino. Ma di fronte a un caso umanitario di così grande portata, la millenaria tradizione di ospitalità di San Marino avrebbe potuto essere disattesa? Non è da dimenticare che su queste stesse posizioni si sono manifestati molti altri Paesi: Austria, Svizzera, Svezia, Norvegia, Finlandia. Pertanto, anche questa scelta è un altro passo importante verso la UE.
La guerra finirà, speriamo il prima possibile, i vecchi blocchi Est – Ovest, sono destinati a cambiare. Anche la Cina si sta dimostrando una super potenza mondiale, si metterà dalla parte di Biden o di Putin? O punterà solo ai suoi interessi? Il presidente Macron ha già invocato una “sovranità europea” e molte scelte stanno andando in questa direzione. Quando si dovrà decidere sulle energie e sulle materie prime, potrà permettersi San Marino di essere senza voce nella soluzione di problemi che riguardano tutti?
Ecco dunque che il percorso di associazione UE assume un’importanza ormai imprescindibile, ma è altrettanto fondamentale capire cosa succederà, quali riforme saranno necessarie, quali saranno i vantaggi e anche gli svantaggi, se sarà necessario formare una squadra di politici, di tecnici e di professionisti in grado di affiancarsi ai colleghi europei. Purtroppo finora, di tutto questo, i cittadini non sanno nulla.
a/f