San Marino. Due o tre cose dell’anno che si sta chiudendo, che hanno lasciato il segno … di Alberto Forcellini

Bello stabile. Il barometro del governo segna alta pressione. Per il momento. Si respira aria di fiducia e di voglia di fare durante la conferenza stampa di fine anno. La delegazione si presenta nella sua completezza attraverso la piattaforma digitale, nel rispetto delle norme anti Covid. Giusto un anno fa, era appena uscita vittoriosa da una mozione di sfiducia contro Luca Beccari, che voleva puntare contro Roberto Ciavatta. Dodici mesi più tardi, i bizantinismi e i tatticismi della politica si annullano di nuovo di fronte alla riconfermata volontà di proseguire il programma di governo. Magari con un po’ più di sprint, perché è quello che la gente si aspetta.

Avrebbe potuto essere un lungo cahier de doléances, visto che l’anno era cominciato senza vaccini e poi, dopo appena un sospiro estivo di sollievo, i contagi sono scoppiati di nuovo a livelli inimmaginabili. Visto che le casse erano vuote e “senza lilleri non si lallera”. Visto che il tribunale era ancora a rischio perché in attesa di riforme. E poi giù, giù, perché a ben guardare non c’era un settore che non fosse disastrato. A voglia dire, quelli di Rf e di Libera, che loro hanno fatto meraviglie e che questo governo non è capace di fare nulla. La loro eredità è molto ben descritta nella prima relazione della Commissione di inchiesta, quella su banca CIS. La seconda relazione, ha dato la mazzata finale su Carisp e gli NPL. Su tutto questo sfacelo è arrivata la pandemia, in omaggio a quel proverbio che recita: piove sempre sul bagnato.

Se San Marino fosse stato un paese “sano”, ben strutturato, con servizi all’avanguardia, qualche soldo in cassa e un ospedale moderno, la lotta contro un male oscuro e sconosciuto, letale e dilagante, sarebbe stata più facile. Ciò nonostante, tutti hanno ricevuto cure e assistenza appropriate. Questo potrebbe essere uno dei maggiori successi di un anno veramente difficile.

Di pari passo: un paese sull’orlo del default ha registrato un’importante crescita economica. Un successo che è passato attraverso il recupero delle relazioni internazionali, in particolare del rapporto con l’Italia, il reperimento della liquidità necessaria all’andamento dello Stato, la ritrovata funzionalità del sistema bancario, la riforma dell’ordinamento giudiziario e il ritorno della pace in tribunale.

Sono passaggi a cui i cittadini probabilmente fanno poco caso, eppure se la vita quotidiana, il lavoro, i meccanismi sociali riescono ad avere una loro normalità è anche grazie a queste scelte politiche. Spesso piuttosto guerreggiate, ma quello che conta in ogni caso è sempre il risultato finale.

In cima ai problemi odierni, che ci accompagneranno nelle prime settimane dell’anno nuovo, c’è ancora il Covid, sul quale ormai c’è esperienza e conoscenza, quindi la ragionevole speranza di riuscire a contrastarlo con sempre maggiore efficacia. Il problema nuovo riguarda le bollette, con rincari previsti dal 30 al 40 per cento. Un problema che tocca prima di tutto le famiglie meno abbienti e sicuramente i settori produttivo e commerciali. Forse il governo dovrebbe spiegare meglio le ragioni di questi aumenti e magari prevedere una certa progressività o degli interventi calmieranti. Molte attività, tra l’altro, si trovano a dover fronteggiare l’assenza per malattia di numerosi dipendenti che si sono contagiati, quindi hanno nuovi inconvenienti da conteggiare.

Tutto il resto, quello che ancora manca per far uscire il paese da una arretratezza che si era cronicizzata, è nell’elenco delle dieci Segreterie. Le quali sicuramente hanno potenzialità e mezzi per trasformare ogni obiettivo in realtà. Se avranno il coraggio di lasciare da parte la vecchia politica.

a/f