San Marino. Due pesi e due misure. Ieri mattina, Il Direttore Marco Severini ha presentato querela contro il Segretario di Stato Marco Arzilli. Ipotizzato il reato di interesse privato in atto pubblico ed abuso di autorità

ArzilliPresentata la querela penale ieri mattina alle 12,10 presso il Tribunale Unico Civile e Commissariale della Repubblica di San Marino contro l’ex moralizzatore a parole, il Segretario di Stato con delega all’Industria Marco Arzilli.

Marco Arzilli che scalda la poltrona di Segretario di Stato all’Industria da ben 7 anni; la sua nomina è del Dicembre 2008 ha fatto ben poco per il paese, per lo sviluppo e per l’occupazione. A parole, ed è bravissimo in questo, sembra, a sentirlo, che San Marino viva un periodo di agiatezza economica e che domani o dopodomani le cose miglioreranno; è da quando è stato nominato Segretario che dice la stessa cosa. I risultati, almeno per San Marino e i suoi cittadini, non ci sono! Oramai non gli crede più nessuno.

Ed ora viene moralizzato proprio da colui che voleva stigmatizzare, ma che non c’è riuscito in quanto la boutade mediatica sul caso Exit si è rivelata una vera e propria bufala perchè non vera. Ed un boomerang, non solo mediatico, per lo stesso Arzilli.

Severini ha presentato nella giornata di ieri una querela penale contro il Segretario di Stato con delega all’Industria perchè nell’esercizio delle sue funzioni potrebbe, sarà l’autorità giudiziaria a stabilirlo, aver commesso il reato di interesse privato in atto pubblico ed abuso di autorità (Artt.375-376 cp.)

Ecco uno stralcio della querela: ”

”Ebbene, non è dato comprendere per quale ragione il Segretario Marco Arzilli non abbia inteso procedere nello stesso senso di quanto già posto in essere nei riguardi della società amministrata dallo scrivente. Nel caso riguardante il Dott.Giuseppe Arzilli, peraltro, non occorrerebbe neppure attendere gli esiti delle attività di indagine da disporre acquisendo il video originale a fini di riconoscimento dal momento che l’amministratore della Arzilli S.p.a. ha riconosciuto la propria responsabilità già nelle ore immediatamente successive l’andata in onda della trasmissione.

Ed allora, se questo è il quadro, dinanzi, lo si ripete, a situazioni assolutamente analoghe (che prescindono dall’integrazione o meno degli estremi di reato: anche nel caso di Marco Severini si procedette immediatamente senza attendere gli esiti dell’indagine della magistratura sulla configurabilità dei misfatti) non si comprende la ragione della diversità di trattamento.

Perchè due pesi e due misure?

Il Dott. Giuseppe Arzilli ha leso con la propria condotta l’immagine e gli interessi della Repubblica di San Marino. Anche Giuseppe Arzilli – andando peraltro in onda su Rai 1, rete assai più seguita di La7 – è comparso ed ha reso le sue dichiarazioni in una trasmissione andata in onda su una rete nazionale italiana. Anche il Dott. Giuseppe Arzilli ha reso le proprie dichiarazioni nello svolgimento e nella sede dove esercitava l’attività ricompresa nell’oggetto sociale della Arzilli S.p.a.

Dove sta la differenza?

Perchè questa disparità di trattamento? Perchè, di nuovo, due pesi e due misure?

Risulta, pertanto, evidente che nei confronti del Segretario titolare della facoltà di procedere e proporre al Congresso di Stato la revoca della licenza ai sensi dell’art. 26, comma III, della legge 129 del 2010 siano configurabili gli estremi dei reati di interesse privato in atti di ufficio di cui all’art. 375 c.p. e del reato di abuso di autorità di cui all’art. 376 c.p.

Non v’è dubbio, infatti, che l’evidente e palese disparità di trattamento nell’esercizio di un potere – sì – discrezionale ma comunque vincolato al rispetto del principio di uguaglianza di di pari trattamento di tutti i cittadini rappresenti un evidente esercizio improprio del potere connesso alla funzione ricoperta nella pubblica amministrazione. Sull’interesse privato e sul vantaggio – requisiti richiesti dalle due norme supra citate al fine di integrare i misfatti – basti rammentare soltanto il fatto che notoriamente – come dallo stesso riconosciuto pubblicamente – il sig. Marco Arzilli detiene il 21% delle quote della Arzilli S.p.a. e riscuote i conseguenti profitti. Sicuramente una situazione di evidente vantaggio ed interesse che gli ha evidentemente – sino ad adesso – impedito di procedere nello stesso senso e con la stessa granitica severità con cui agì contro il sottoscritto e contro tanti operatori!”