Ho sentito lo sparo e poi ho visto il foro del proiettile sul seno sinistro. C’era solo una goccia di sangue sul suo vestito nero. Quando si è accasciata all’indietro ho capito che il proiettile l’aveva colpita al cuore. Mi è morta accanto, non riesco a crederci, continuo a piangere». E’ ancora sotto choc Liliana, la donna sammarinese che abita con la sua famiglia nella villetta accanto alla falegnameria di Roberto Marchetti. E’ mezzogiorno, quando a Galazzano si consuma la seconda tragedia della giornata.
Ieri mattina Roberto arriva con la sua auto alla falegnameria e i vicini non lo vedono più uscire. Nulla di strano, rispetto al solito. Roberto però non sta lavorando, si è tolto la vita impiccandosi. Un gesto disperato che viene scoperto dalla compagna, Angela Ilaria Lagno, titolare del negozio di fiori ‘Il giardino di Ginevra’ a Gualdicciolo. «Ilaria era una donna solare e gentile, spesso la vedevamo qui – racconta Liliana – Quando ho sentito le urla stavo per accendere la motozappa, sono corsa nel cortile della falegnameria. Ilaria si gettava a terra e si rialzava, continuava a ripetere che il suo amore si era ucciso. Diceva che in un messaggio sul cellulare Roberto le aveva scritto di amarla e di volerla sposare, e invece ora pendeva da una corda».
Sono attimi concitati, Liliana chiama il marito Mario che lavora in un orto vicino e avverte anche la Gendarmeria e l’ambulanza. Nel frattempo Ilaria avvisa il socio del negozio e gli urla che non avrebbero più aperto perché si sarebbe ammazzata. «I secondi mi sembravano ore. Appena sono arrivate le forze dell’ordine e l’ambulanza ci siamo sedute su un muretto, ma non si dava pace». Anche Mario è senza parole, scuote la testa ancora incredulo. «Ilaria era completamente fuori di sé – racconta il vicino – voleva entrare nella falegnameria, ma le dicevano che non era possibile. Cercava di scappare e si arrampicava su dei bancali di legno.Siamo riusciti a farla sedere».
Liliana continua il racconto in lacrime: «Eravamo sedute accanto, quando la Guardia di Rocca si è avvicinata. Ilaria aveva la pistola più o meno all’altezza del suo viso, ha allungato le mani e ha afferrato l’arma. La guardia ha cercato di riprendere la pistola. E’ stata una frazione di secondo. Ilaria urlava. Si è sentito lo sparo, io mi sono alzata d’istinto per capire chi avesse preso. Mi sono guardata e poi ho visto quella povera donna perdere i sensi. E’ calato un silenzio terribile. Quelle immagini mi scorrono davanti agli occhi». Le lacrime rigano le guance di Liliana, mentre raccoglie qualche giocattolo lasciato in giardino dai nipoti. «Le dicevo che doveva pensare a sua figlia. La consolavo, le raccontavo che ero nonna e sapevo cosa significava veder crescere i figli, la vita le avrebbe regalato tante gioie. Non doveva pensare alla morte, ma purtroppo non c’è stato niente da fare. E’ stata una tragedia che non riesco a spiegarmi». Il Resto del Carlino
