Con l’avvento dell’ex dirigente del Tribunale prof. Giovanni Guzzetta muta la concezione del « gruppo d’indagine » di cui all’art.16 L.100/2013, la norma più controversa della fase inquirente.
Il precedente Magistrato Dirigente prof.ssa Valeria Pierfelici considerava il suo ruolo, ai sensi di quella norma, in maniera molto distaccata poiché aveva emesso direttive generali, affidando in via stabile con delega, il coordinamento ad uno degli Inquirenti. In altre parole non dava mai disposizioni sui singoli casi.
Il prof. Giovanni Guzzetta invece, diversamente, fornisce disposizioni particolareggiate, quantomeno riferite ai singoli casi di cui abbiamo diverse prove.
Ma c’è di piu’.
Guzzetta istituisce una regola per cui « i singoli atti processuali » vadano compiuti in «forma congiunta» in piena violazione delle norme sammarinesi sui giudici inquirenti, che escludono una simile configurazione.
Anche nei gruppi d’indagine ex art.16, come prevede la LEGGE, i giudici restano autonomi e nel caso di divergenze prevale la decisione del giudice inquirente titolare del fascicolo per assegnazione originaria. Non viene mai formato un collegio, e non esiste nessun vincolo alla « forma congiunta » sul singolo atto.
Difficile da comprendere, ma sono piu’ facili da capire gli effetti che hanno portato questa nuova concezione di Guzzetta.
Gli effetti infatti si sono fatti sentire, eccome, dal momento che in tale maniera i giudici inquirenti non possono più andare in disaccordo senza paralizzare l’indagine: se gli atti vanno compiuti in forma congiunta, quando uno dei giudici inquirenti del gruppo dissente, l’atto non si fa più, punto.
Che vuol dire? vuol dire che IL CASO TITOLI SI E’ FERMATO E NON VENGONO PIU’ COMPIUTI ATTI SIGNIFICATIVI.
Uno dei procedimenti che potrebbe aver risentito negativamente di questo ordine di Guzzetta è proprio il noto caso TITOLI, in cui il Giudice Inquirente Morsiani, titolare originario dell’indagine, venne affiancato dalla collega Laura Di Bona e da quel momento innanzi non vengono più compiuti atti significativi.
RICORDIAMO CHE NEL CASO TITOLI VENIVANO INDAGATI anche MARINO GRANDONI E DANIELE GUIDI, quest’ultimo addirittura arrestato ai domiciliari, cioè persone che versavano in RAPPORTO DI AMICIZIA E FAMILIARITA’ con il Commissario ALBERTO BURIANI, rapporto mai smentito da quest’ultimo.
Si ricorda che Guzzetta e la Di Bona sono co-firmatari di una segnalazione al Consiglio d’Europa e sono evidentemente schierati con la stessa fazione della magistratura sammarinese, mentre Morsiani, oltre a non aver firmato la lettera, ha sempre mantenuto una posizione estremamente neutrale nei vari scontri in Consiglio Giudiziario Plenario, astenendosi dalle votazioni.
Il caso titoli, l’indagine su Banca CIS, le accuse per i suoi addentellati con le istituzioni e la politica, sono stati un colpo mortale al precedente governo. Governo che al tempo, con i suoi rappresentanti in Consiglio Giudiziario Plenario votò, assieme alla Di Bona, la revoca della Pierfelici e nominò Guzzetta.
E’ ovvio che se il CASO TITOLI va avanti, se non è già prescritto, le ripercussioni per alcuni che hanno fatto parte del passato governo e della passata maggioranza potrebbero essere devastanti, come – ovviamente – per gli stessi indagati. Che dire poi di coloro che avendo partecipato a quel CCR dell’agosto di 3 anni fa hanno approvato quei 3 decreti salvabanche che di fatto hanno affossato Asset e che, secondo il giudice, erano stati redatti dai collaboratori di Confuorti?
IL CASO TITOLI potrebbe essere della stessa portata del CONTO MAZZINI, e questo alcuni lo sanno molto bene, ma a differenza del primo, nel quale siamo arrivati – non con poche difficoltà – all’appello, il CASO TITOLI sembrerebbe essersi arenato nei meandri del palazzo dei Tavolucci.
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