San Marino. E’ crisi di governo! Ma non sarà crisi! Autogol di Rete destinata a spaccarsi, sarà rimpasto nell’esecutivo… di Enrico Lazzari

E’ crisi di governo, pesante, irrimediabile in assenza una dirompente ridefinizione della maggioranza… Ma non sarà crisi di governo! 

L’odg che, secondo chi l’ha voluto all’interno di Rete per poi -sembrerebbe- imporlo a tutto il movimento, doveva creare un terremoto in Via delle Scalette, sta producendo l’effetto opposto: tutte le “correnti” democristiane, proprio tutte, anche le più distanti dalla linea del triumvirato dominante, si sono compattate attorno a Marco Gatti, Segretario di Stato delle Finanze, bersaglio del documento “di sfiducia”, e quindi al “no” chiaro, inequivocabile e deciso verso la “richiesta” di Rete.

Il “terremoto” però, quell’odg della discordia, lo ha determinato. Sì, ma non nel Pdcs o nella maggioranza, bensì all’interno del Movimento Civico Rete, da tempo composto da tre -chiamiamole- “correnti” che, in un modo o in un altro, riuscivano comunque a convivere in un unico “contenitore”. Oggi non più.

Che la tensione interna fosse arrivata all’apice si è capito già nell’immediatezza della presentazione, in Consiglio Grande e Generale, dell’ordine del giorno, quando -per utilizzare una metafora popolare- gran parte di chi ha “lanciato il sasso” sulla testa di Gatti e del Pdcs, ha prontamente tentato di nascondere la mano. Due gli eventi, i fatti, eloquenti in tal senso: l’immediato tentativo di mediazione con il Pdcs da parte di alcuni consiglieri retini, ad esempio Giovanni Zonzini e il Segretario Emanuele Santi, e la preventiva, non necessaria, “dichiarazione di voto” contrario ufficializzata dal consigliere Marco Nicolini.

Addirittura, quell’odg, ha rischiato di abbattere l’invalicabile, insormontabile muro che divide Repubblica Futura dal Pdcs e che oggi determina l’estremo isolamento dei “nipotini” di Alleanza Popolare e, conseguentemente, la loro estrema debolezza e crisi. Una divisione netta che, nel panorama politico, fa molto comodo a Rete, oltre che alla sinistra più moderata.

L’odg, alla luce di quanto accaduto, sembrerebbe imposto al resto del Movimento dalla sua componente più intransigente, per intenderci quella che fa capo a Matteo Zeppa e ai retini della “prima ora”, sembra rivelarsi un clamoroso autogol politico, avendo avuto l’effetto di compattare il Pdcs e, attorno allo stesso, la maggioranza, inasprendo al contempo le divisioni interne a Rete e facendo intravedere a Rf -almeno all’apparenza e per la prima volta dall’esperienza del governo AdessoSm- una flebile luce in fondo al buio, tetro tunnel in cui si è cacciata.

Ma archiviamo questa necessaria premessa e torniamo al tema centrale: la crisi di governo… Una crisi reale, consumata… Ma che sembra destinata a non essere crisi vera e propria. Almeno per ora… E non grazie alla disponibilità più o meno palese, più o meno velata, dell’appoggio esterno offerto da Repubblica Futura, bensì grazie all’epilogo -accelerato da questo ormai famoso odg- della “guerra” interna a Rete.

Sarebbero -e qui usciamo dal novero delle ipotesi e dei ragionamenti logici per entrare in quello delle indiscrezioni raccolte nei “corridoi” della politica sammarinese- giorni caldi per le diplomazie democristiane, impegnate su più fronti: da una parte con i partiti e gruppi di maggioranza alternativi a Rete, dall’altra con due delle tre componenti interne alla stessa Rete. Starebbe qui, in questa pressante e per certi versi frenetica azione di Via delle Scalette, la chiave delle parole del Segretario Giancarlo Venturini (clicca qui) secondo cui si potrà vedere solo nei prossimi giorni se la crisi è vicina o lontana.

Una -o addirittura tutte due- delle tre componenti di Rete, quella dei -chiamiamoli- “responsabili” uniti al Segretario Santi, più in sintonia con il Pdcs e titolare di importanti “poltrone” nel governo, sembra decisa a non mollare ai “dictat” dei “nudi e puri” di Zeppa, che a loro volta sembrano essersi cacciati in una sorta di “cul de sac” da non è più possibile uscire, se non a prezzo di una resa incondizionata che però appare davvero inverosimile vista la passione che caratterizza l’azione di questi. Fra le due sembra porsi la componente di cultura socialista che farebbe capo a Paolo Rondelli e Alberto Giordano Spagni Reffi, che oggi sta rivestendo il ruolo di “pompiere” impegnato a spegnere il vigoroso incendio che sta “bruciando” il movimento civico. Ma, verosimilmente, anche questi “pacieri”, se messi nelle condizioni di scegliere da che parte stare, fra Zeppa e maggioranza, sceglierebbero la seconda, accelerando probabilmente il varo di una loro formazione politica e la successiva adesione alla nuova Aggregazione Socialista.

Rete, quindi, appare a un passo dalla spaccatura vera e propria, con una parte di essa (il gruppo Santi, Ciavatta, Tonnini, Arcangeloni ecc…) che sembra oggi deciso, succeda quel che succeda, a restare a tutti gli effetti in maggioranza e al governo. Già loro garantirebbero i numeri ad un governo che potrebbe avere come obiettivo l’arrivo a fine legislatura. Anche se il peso inferiore del loro gruppo porterebbe quasi sicuramente ad un rimpasto di governo, magari sostituendo un Segretario di Stato di Rete con, forse, uno di un’altra forza più numericamente importante in Consiglio -e quindi in maggioranza- ma priva di rappresentanza nel governo. Per fare ciò, però, il Pdcs dovrà vedersela con la sinistra della sua maggioranza…

La partita è oggi nel vivo e il fischio finale non arriverà prima del prossimo 25 maggio quando il Consiglio Grande e Generale voterà il dirompente ordine del giorno presentato da Rete. Se, oggi, dovessi scommettere sul risultato finale, piazzerei la seguente “combo”: crisi di governo; più spaccatura in due, se non tre, tronconi di Rete; più rimpasto dell’esecutivo con obiettivo fine legislatura (obiettivo, non che riesca davvero a superare l’autunno)… Si rivelerà una scommessa vincente? Vedremo presto…

Enrico Lazzari

 

Enrico Lazzari