A questo esecutivo gli manca solo di vendere pezzi della nostra storia ed asset strategici statali come la Centrale del latte della Repubblica di San Marino per aver compiuto l’opera di devastazione del Titano, già peraltro abbondantemente intrapresa con successo.
Sembra infatti che l’esecutivo voglia liberarsi quanto prima della scomoda (per loro) Centrale del latte. E quindi, naufragata l’ipotesi della cordata di imprenditori sammarinesi (!) capitanati dalla Michelotti della Sit, voglia vendere un’eccellenza di San Marino ad una società di Cuneo.
Non importa se tante famiglie vivono grazie alla Centrale del latte, non importa se grazie alla fascia bianca (che vuol dire l’acquisto obbligatorio del latte prodotto a San marino da parte della Centrale) molti allevatori possono portare avanti la loro attività in quanto c’è la Centrale del Latte che comunque compra, ad un prezzo notevolmente superiore al mercato italiano, il prodotto delle loro mucche. Non importa se la nostra eccellente Centrale del latte produce utili e si sta pagando, con i propri ricavi, i propri macchinari!
Al nostro esecutivo, che vuol vendere un vero e proprio asset del nostro paese, importa solo togliersi un problema. Che in fin dei conti non è! Si è parlato tanto della fatiscenza dell’immobile, e di quanti soldi ci voglia per fare fare una manutenzione straordinaria per rimetterlo a norma e di come lo Stato questi soldi non li voglia – in regime di spending rewiew – spendere.
A parte il fatto che la Centrale del Latte di San Marino si è sempre pagata da sola le proprie manutenzioni e macchinari, bisogna tener presente che la stessa centrale potrebbe spostarsi in un nuovo cappannone di qualche privato (acquistandolo in leasing) magari permutando l’attuale area che ha un considerevole indice edilizio. Quindi una sistemazione a costo zero che potrebbe risolvere l’annoso problema dell’impianto della Centrale. Ma questo ai nostri politici forse non è venuto in mente.
A mio parere anziché dismettere una delle poche aziende in utile dello Stato si dovrebbe proprio fare il contrario. Ovvero incentivare la produzione interna (con notevole beneficio della nostra economia sana) e cercare di iniziare a fare anche altri tipi di prodotti, che potrebbero avere anche un mercato fuori dei nostri confini. Non importare più il latte a lunga conservazione della Centrale di Brescia e iniziare, comprando nuovi macchinari – accendendo mutui – a produrlo da soli. Si potrebbero produrre yogurt e mozzarelle bio made in San Marino. Non è un’ipotesi assurda.
E questo non è impossibile, basta non vendere le proprietà statali ad aziende estere. …. e spendere meno soldi per stupidaggini che non portano entrare a San Marino.
Lo capiranno mai?
Marco Severini – Direttore del Giornale.sm