Allarmati come siamo per gas e luce, abbiamo totalmente perso di vista il problema dell’acqua. Il 1 settembre è la data d’ingresso dell’autunno meteorologico (quello astronomico sarà il 23 settembre) ma le temperature sono ancora molto alte, appena mitigate dal fresco della notte. Pioverà: forse oggi, forse domani, forse dopo domani, le previsioni meteo non sono mai precisissime, per quanto molto accurate. Da un certo punto di vista, San Marino è stato privilegiato perché non ha registrato fenomeni temporaleschi disastrosi, non ha avuto trombe d’aria né le temutissime bombe d’acqua. Fatta eccezione per la grandine caduta nella notte del 19 agosto su Montegiardino e Faetano, che comunque non ha fatto gravi danni, sul resto del territorio si sono registrati pochi episodi piovosi, di scarsa intensità e ancor più scarsa durata. Troppo poco per superare la “grande sete” di questa estate.
Neppure dove la pioggia è stata più abbondante, come a nord del Po, la siccità resta elevata, quantunque ne siano risultati attenuati gli effetti più gravi. Si sono alzati i livelli delle portate del fiume, con una conseguente drastica riduzione dell’intrusione del cuneo salino nel Delta, passato dai 40 km di luglio ai 18-20 attuali, ma il contesto fa ancora conti onerosi con il deficit di risorsa idrica disponibile cresciuto a dismisura nei mesi scorsi.
Il livello di severità idrologica ha colpito tutte le produzioni di orto-frutta. Gli agricoltori hanno dovuto rivolgersi agli impianti di irrigazione e con il costo delle bollette salito alle stelle, frutta e verdura hanno visto i prezzi in vistosa salita e consumi in picchiata. Rispetto allo scorso anno è stato registrato un calo dell’11% degli acquisti, che tocca un -14% rispetto a cinque anni prima. Il prezzo dei prodotti freschi è aumentato del 7% rispetto al 2021 e addirittura del 18% rispetto al 2018. A questi numeri va aggiunto il calo delle esportazioni. Il consumatore può solo difendersi con acquisti oculati.
Sono previste piogge per la fine della settimana, pertanto anche l’irrigazione volge al termine, ma il deficit pregresso, accumulato in svariati mesi senza alcuna precipitazione degna di particolare nota, ha creato un differenziale quasi incolmabile o comunque del tutto insufficiente a compensare, entro l’anno, le quote medie disponibili di risorsa idrica e, dunque, i pur immediati benefici che potranno all’indomani dei temporali rischiano di andare velocemente esauriti.
Dal punto di vista storico, l’estate 2022 è del tutto paragonabile all’interminabile e feroce canicola che tra luglio e agosto 2003 strinse d’assedio gran parte d’Europa: un’ondata di caldo senza eguali almeno negli ultimi cinque secoli e, cosa ancor più importante, considerata a livello mondiale la più letale dell’era moderna! Si stima infatti che durante quell’estate eccezionalmente torrida in Europa siano decedute prematuramente circa 70mila persone. Una conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, che il meteo estremo può attentare alla salute in diversi modi, e tra le insidie maggiori c’è sicuramente il caldo intenso, specie se prolungato, perché mette seriamente alla prova l’organismo umano. Abbiamo visto in particolare, nell’era moderna, ondate di caldo così intense da essere considerate delle vere e proprie catastrofi naturali. Nell’antichità era forse peggio perché le conseguenze immediate di eventi estremi portavano carestia ed epidemie.
Caldo e siccità, una combinazione micidiale che ha colpito pesantemente anche la produzione di miele: – 30 per cento in alcune località, fino ad un – 50% in alcune altre, nonostante che gli apicoltori siano andati in soccorso un po’ ovunque.
La speranza anti-siccità rimane l’autunno, durante il quale è previsto il ritorno del fenomeno atmosferico della Niña (il raffreddamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico) che ciclicamente influenza il clima europeo e che potrebbe incrementare le perturbazioni in discesa dall’Atlantico già a partire da settembre. Ma non illudiamoci che l’anno prossimo sarà meglio. I forti cambiamenti climatici in corso fanno prevedere il proseguimento di estati torride e sempre più siccitose. Molte regioni e province stanno correndo già a mettere mano agli interventi in grado di contrastare i fenomeni più estremi con nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua ma soprattutto per riparare, ripristinare e realizzare ex novo le infrastrutture necessarie ad ottimizzare la gestione e la tutela della risorsa idrica, nonché a prevenire possibili disastri, spesso preannunciati.
San Marino ha un sottosuolo ricco di acqua, lo si è riscoperto proprio con gli studi più recenti, ma per troppi decenni non si sono fatti investimenti infrastrutturali e oggi è costretto a comprare l’acqua fuori confine, con tutto quel che ne consegue. È arrivato il momento di invertire la rotta con decisioni immediate, anche perché per vedere le opere finite ci vuole sempre un tempo lunghissimo e sempre pieno di imprevisti.
a/f