Lo ho scritto ieri, di fatto anticipando quello che sarebbe successo oggi, e lo ribadisco: una crisi di governo deve fondare le proprie ragioni su solide basi.
Mettere assieme una serie di richieste irricevibili, rappresenta semplicemente una modalità “politica vecchio stile” per creare il casus belli.
C’erano decine di episodi e situazioni in cui Rete avrebbe potuto, anzi probabilmente dovuto, fare sentire con maggiore forza e incisività la propria voce.
Staccare la spina ora ha il mero sapore elettorale.
L’attuale maggioranza ha fatto ben poco di quanto promesso, non c’è altro da aggiungere.
Le aspettative erano altissime, dopo la fallimentare – e per molti versi ignominiosa – parentesi di Adesso.sm.
Le attenuati per carità, ci sono anche: dal covid alla guerra, l’esecutivo si è trovato sempre in emergenza e costretto a dover gestire situazioni straordinarie.
Ma ciò non basta a giustificare l’immobilismo, l’utilizzo poco chiaro del debito, la mancanza di riforme e soprattutto il metodo.
Si partiva da 44 Consiglieri: ci si aspettava che il Paese fosse ribaltato come un calzino.
Era auspicabile altresì un dialogo costruttivo con le opposizioni sui temi nevralgici per il presente e il futuro di San Marino.
Invece nulla di tutto questo è accaduto. E adesso? Onestamente fare pronostici è un giochino che trovo stucchevole e anche poco utile.
Non stiamo parlando del calciomercato, né di quale formazione metterà in campo Inzaghi durante la finale di Champions.
Qui si determina il destino di migliaia di persone, che guardano col fiato sospeso e anche con parecchio disappunto e sdegno, verso quello che avviene a Palazzo.
Col caro bollette, l’aumento del carrello della spesa, c’era bisogno di ben altro, piuttosto che vedere una pletora di politici recarsi dalla Eccellentissima Reggenza, per fare o dire non si sa bene che cosa.
La legislatura è virtualmente finita. Chissà se la Dc vorrà o potrà andare avanti. Chissà se qualcuno deciderà di fornire appoggi esterni ed interessati.
Il mio ruolo di editorialista mi imporrebbe di fare delle ipotesi e perché no, dare dei suggerimenti, come del resto ho sempre fatto.
Oggi però il sentimento è quello della disaffezione, un impulso che come me sono certo provino la maggioranza dei sammarinesi.
Vediamo allora cosa accadrà, anche se più che di un circo, il momento delicato imponeva responsabilità e condivisione, non certo contrapposizioni e sterili polemiche dettate – lo ripeto nuovamente – da mere ragioni di “do ut des”.
Le logiche logore e le pantomime stile anni ’90, ci hanno abituato ad assistere in questi momenti a cambi di casacche, salti della quaglia e opportunismi vari.
Capiremo presto chi si presterà o se invece la scossa data da Rete, avrà almeno il merito di destare un po’ tutti da un pericoloso torpore.
Nel frastuono vuoto di contenuti che rimbomba dagli scranni del Consiglio, il vero cambiamento nasce dalla consapevolezza, che solo attraverso la volontà di agire per il bene comune, possiamo sperare che il progetto riformista acceleri e dia risposte concrete alle esigenze dei cittadini, dei sindacati e delle categorie economiche.
David Oddone
(La Serenissima)