• Screenshot
  • San Marino e sanità pubblica: Bevere e Ciavatta “sopprimono” la “lungodegenza” per ospitare pazienti paganti. Medicina e Geriatria nel caos. … di Enrico Lazzari

    Arrivano, finalmente, le prime cifre ufficiali sui compensi di presidente e membri del “Nucleo di Valutazione e Monitoraggio delle Performance”. E, le i costi reali, certi -se consideriamo i rimborsi spese- non sembrano discostarsi troppo da quelli che, ufficiosamente, erano trapelati. Infatti, nel triennio (tanto durano gli incarichi) il costo rappresentato da compensi e rimborsi spese del Presidente, Salvatore Calabretta, e dai due membri che lo affiancano in questo organismo, Giovanna Baraldi e Nicola Rosato -ipotizzando per quest’ultimo lo stesso identico trattamento deliberato la prima-, si attesterebbe in una cifra compresa fra un minimo di 270.000 euro (in caso di rimborsi spese pari a zero) e un massimo di 349.200 euro, qualora i rimborsi spese dovessero attestarsi per tutti i 36 mesi di incarico ai massimi previsti.

    Per quantificare con precisione questi costi che ricadranno sulle casse ISS, ci vengono in soccorso due delibere del Congresso di Stato, emesse il 21 novembre (delibera n.17, incarico al Presidente dell’organismo) e il 29 dicembre scorso (delibera n.79, nomina di un membro).

    Sentito il riferimento del Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale” – si legge nella prima- si “nomina quali membro e Presidente del Nucleo di valutazione e monitoraggio delle
    performance l’Avv. Salvatore Calabretta
    ”, prevedendo “una collaborazione a convenzione della durata triennale con il professionista per un compenso annuale, al lordo delle ritenute di legge, pari a euro 60.000, prevedendo un rimborso spese per trasporti, vitto e alloggio, dietro presentazione di adeguati elementi giustificativi, fino ad un massimo mensile di euro 1.000”.

    Stesse specifiche anche per la nomina della Dott.ssa Baraldi quale membro, ma con costi diversi: 15.000 euro annui (sempre per tre anni di incarico) di compenso lordo, più un massimo di 600 euro di rimborso spese mensile. Non siamo riusciti a individuare la delibera di nomina e incarico al terzo membro, ma verosimilmente il suo trattamento economico sarà identico a quello della Baraldi, ovvero 15.000 euro all’anno per tre anni, più 600 euro di rimborso spese massimo mensile.

    E ciò, si ricordi -come evidenziato più volte- quando le richieste di potenziamento del pronto soccorso e del pronto intervento sono ritualmente negate, si presume, per i costi che ciò rappresenterebbe per le casse ISS. E’ più impellente istituire un organismo di valutazione del costo di anche 116.400 euro o garantire la disponibilità immediata, 24 ore su 24, sette giorni su sette, di almeno due ambulanze con relativo e adeguato staff sanitario?

    Sì, perchè in certi momenti, specie della notte, la disponibilità immediata è di un solo staff (certo, c’è la reperibilità, ma servirebbe tempo prezioso per renderlo operativo) e quindi di una sola ambulanza per una comunità di circa 30mila utenti. Così, il personale è costretto ad operare, talvolta, anche in situazioni di grave emergenza, senza poter contare sul tempestivo intervento di ambulanza e relativo staff specializzato in gravi emergenze, così come accaduto in un recente evento dagli esiti drammatici, sul quale fare piena luce è oggi competenza della magistratura.

    Ben inteso, nonostante -come si evince da alcune indiscrezioni trapelate, che troveranno conferma  o smentita negli atti giudiziari- non fosse stato possibile il tempestivo intervento dell’ambulanza richiesta, il paziente averebbe ricevuto il necessario supporto e le adeguate terapie, ma non dal “118” -sembrerebbe impegnato in un altro intervento al momento della chiamata-, bensì -in attesa dell’arrivo del mezzo e del suo staff sanitario- dal medico di guardia prontamente allertato e professionalmente intervenuto.

    Messi i “puntini sulle i” su situazioni già affrontate nei giorni scorsi -e aggiunto a ciò che i nuovi direttori dei dipartimenti Socio-Sanitario e della Prevenzione potranno svolgere anche attività parallela in strutture convenzionate con ISS, al contrario di quanto era fino ad ora per il direttore del dipartimento ospedaliero- non mancano nella politica e strategia sanitaria nuove “chicche” apprese da fonti interne alla stessa ISS e relative a scelte che forse non è esagerato definire poco oculate e onerose, talvolta in termini puramente economici, altre volte relativamente alla qualità del servizio.

    Così, si apprende che, su decisione del Direttore Generale Francesco Bevere (si presume con il beneplacito del vertice politico, il Segretario di Stato Roberto Ciavatta indicato da Rete), il Dipartimento Ospedaliero sarebbe stato costretto a chiudere, nonostante una forte quanto inutile “resistenza”, il reparto “sperimentale” di lungodegenza, creato sule “ceneri” del reparto di isolamento Covid.

    Superata da tempo l’emergenza il reparto -importantissimo, determinante per i reparti di medicina e geriatria, e istituito sperimentalmente contando sulle professionalità già impiegate nel reparto Covid- era stato destinato dal Direttore del Dipartimento Ospedaliero alla “lungodegenza”. Ma così non sarebbe stato: di quel reparto è stata disposta la chiusura una settimana fa e si starebbe trasformando in un’area sottratta all’utenza interna e destinata al ricovero di pazienti esterni, quindi, paganti.

    Ma questa “controversa” decisione avrebbe -sentendo quanto sostenuto da chi opera in ospedale- creato grandissimi problemi a ben due reparti chiave del servizio pubblico ospedaliero, medicina e geriatria, che oggi non avrebbero più i posti sufficienti a soddisfare tutti i ricoveri determinati dall’utenza interna, dai sammarinesi. Tanto che, sempre secondo le stesse indiscrezioni raccolte- utilizzerebbero sempre più spesso stanze di chirurgia, ortopedia e pronto soccorso… Che, a loro volta, potrebbero quindi subire una carenza di posti letto in particolari momenti.

    Risultato: certo, la scelta farebbe probabilmente aumentare gli incassi che confluiranno nelle casse ISS, ma la già martoriata qualità del servizio ed efficacia nonché efficienza dello stesso per i sammarinesi e dei residenti. 

    E, mi chiedo, perchè ridurre la qualità del servizio sanitario pubblico di cui beneficiano sammarinesi e residenti -che pagano le tasse per quel servizio- per aumentare gli incassi all’Iss (cosa di per sé positiva in senso assoluto), se poi questi eventuali nuovi introiti sono contrapposti ad un aumento ingente di spese per consulenti e compensi rigorosamente italiani?

    Non sarebbe meglio tagliare i costi di organismi non essenziali -magari importanti, certo, ma non essenziali!- come il Nucleo di Valutazione ed evitare tagli di posti letto ospedalieri che poi determinerebbero problematiche importanti che potrebbero compromettere la qualità del servizio pubblico?

    Enrico Lazzari

    Enrico Lazzari