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  • San Marino. E se domani nessuno andasse più a votare? … di Alberto Forcellini

    Cosa succederebbe se nessuno andasse più a votare? Non c’è quorum da raggiungere alle elezioni politiche, e neppure a quelle amministrative, ma una forte astensione potrebbe comunque avere delle conseguenze sulla stabilità del Parlamento e delle massime istituzioni dello Stato. Il record di astensionismo si è avuto alle recenti regionali italiane.

    Astensione alle stelle: votano solo 4 elettori su dieci, titolavano i giornali i giorni scorsi. Per Lombardia forte calo della partecipazione, nel complesso ha votato il 40%. A Roma astensionismo record: ha votato solo il 33,1% dei cittadini.

    A San Marino la partecipazione alle politiche ha percentuali ancora abbastanza alte, ma in progressivo declino, in gran parte dovuto alla defezione dei cittadini esteri, ma anche alla disaffezione degli interni. Una minore affluenza si registra sempre alle amministrative per il rinnovo delle Giunte di Castello, costantemente in calo. Le ragioni non sono sempre le stesse, ma vale la pena rifletterci perché l’esercizio di voto è una delle maggiori conquiste delle democrazie libere e moderne.

    Il voto è protetto dalle leggi costituzionali, è un diritto inviolabile e al tempo stesso un dovere civico. Eppure il tema dell’astensionismo domina da anni il dibattito politico. Elezione dopo elezione, tornata dopo tornata, la partecipazione elettorale del popolo italiano e di molti altri Paesi europei è diminuita in maniera sostanziale. Non solo astensionismo, ma anche vertiginoso aumento delle schede bianche o nulle, che sono valide ai fini dell’affluenza ma non valide ai fini delle preferenze. A volte sono talmente numerose da superare perfino i partiti. Paradossalmente, anche a San Marino superano lo sbarramento elettorale e potrebbero avere rappresentanti in Consiglio: i Consiglieri del partito delle schede bianche… la razionalità dell’assurdo.

    Quante volte abbiamo sentito «non voto perché non cambia mai niente», «non mi sento rappresentato», «è tutto un magna – magna» e considerazioni simili? Spesso, molto spesso. È per questo che i cittadini non vanno a votare? Perché c’è una crisi politica? Una dissociazione tra rappresentanti politici e cittadini?

    Sono diversi i motivi che possono spingere una persona a non andare a votare: da un lato la perdita di fiducia nelle istituzioni, ma anche la disistima verso la politica, sempre più litigiosa, inconcludente, strumentale, persa nei giochini sottobanco e nelle pratiche clientelari. Spesso incompetente e quindi dannosa per il Paese e i suoi cittadini. E qui nasce l’altra motivazione dell’astensionismo, come forma di protesta contro il sistema che non garantisce la tutela dei diritti del cittadino. Una persona può non andare a votare anche per motivi strettamente personali, o semplicemente per disinteresse verso la politica. L’astensionismo è fisiologico in ogni Paese e la percentuale può variare a seconda delle condizioni sociali e della storia recente.

    Attenzione però: non votare perché non ci si sente rappresentati può portare la politica a non interessarsi di quella categoria, poiché «tanto non vota». Un discorso simile può essere fatto per l’astensionismo dei giovani, che oggi è molto alto rispetto a quello degli over 35. I giovani non si sentono rappresentati, la politica non rappresenta i giovani e si finisce in un circolo vizioso di astensionismo e disinteresse.

    Se nessuno vota cosa succede?  In caso di elevato astensionismo, che potremmo identificare come la maggioranza della popolazione che non si presenta al voto – perché l’astensionismo completo è impossibile – può accadere che l’assemblea parlamentare si formi comunque, ma che il governo non abbia la stabilità per portare a compimento nessuna proposta. Per contro, un astensionismo attivo, cioè di opposizione, comporterebbe un alto numero di proteste, scioperi e un generale malcontento che renderebbe necessario ridiscutere, se non addirittura andare nuovamente al voto, per riportare l’ordine.

    Votare o non votare, è sempre un diritto del cittadino. La legge non prevedere l’obbligo di partecipazione attiva alla vita politica e istituzionale del Paese, ma concede a tutti i cittadini la scelta di votare o non votare alle elezioni. Nel momento in cui non vado a votare alle elezioni politiche, il mio voto non andrà a nessun partito, ma saranno gli altri elettori attivi a scegliere i rappresentanti in Parlamento. Questo è quanto accade.

    C’è chi dice che non votare sia da considerare come il segno di una “democrazia matura” eppure, a nostro parere, non esserci, non partecipare, non dà neppure il diritto di protestare.

    a/f