E’ sempre facile ergersi su un piedistallo e giudicare l’operato degli altri. Il farlo appare il più delle volte volgare, persino grezzo e siamo arrivati così a vivere in una società in cui più nessuno si azzarda a dire che il re è nudo o a chiamare le cose con il proprio nome. C’è sempre un termine che per quanto meno chiaro, consente più eleganza e attira a sé il minor numero di critiche possibile. Potremmo scegliere di fare così anche noi, certi di non urtare la sensibilità né degli uni né degli altri. Ma il mestiere del giornalista, per certi versi il più bello (e libero) del mondo, non può rinunciare ad una certa franchezza. Quindi dopo aver letto alcune lettere aperte indirizzate al Segretario Belluzzi non possiamo esimerci dall’esprimere il nostro stupore e la nostra profonda delusione. C’è stato infatti uno scagliarsi in massa contro il segretario alla Cultura Andrea Belluzzi, sansebastianizzato per le parole che egli ha pronunciato in Aula per spiegare la ragione per la quale anche agli insegnanti è stato imposto un taglio di stipendio. Non intendiamo infilarci a nostra volta nel ginepraio di quella polemica. Riteniamo però sbagliata la scelta di continuare a dibattere soltanto sulla riduzione degli stipendi e sulla fatica dell’e-learning (che a ben vedere fa regredire la scuola e ha ben poco di innovativo, a meno che non si voglia insinuare che la scuola di prima era al livello dell’uomo di Neanderthal) anziché sollecitare il segretario Belluzzi ad andare veloce per la strada che egli stesso aveva indicato, ovvero la volontà di riportare al più presto i ragazzi in classe. Ciò è avvenuto e sta avvenendo nel resto del mondo. Si tratta solo di adottare i dispositivi di protezione e mettere in campo le misure necessarie che in un Paese dalle dimensioni piccole come le nostre, non dovrebbe essere una missione impossibile. Che scuola è una scuola che non riesce a reinventarsi o a dare risposte ai propri studenti? E perché non si è sentita lamentare con forza piuttosto la mancanza dei ragazzi o raccontare la propria frustrazione per questa distanza? Agli studenti non scrive nessuno? Qualcuno ha affermato che la scuola non è un badaggio ma a nessuno è venuto il dubbio che i genitori che reclamano a gran voce il ritorno sui banchi non lo facciano spinti dalla volontà di liberare le case dai ragazzi ma proprio in nome del diritto alla cultura tutelato in ogni paese democratico che si rispetti? In Italia si sta parlando della riapertura dei cortili delle materne già dal prossimo 18 maggio. E se, visto l’arrivo della bella stagione, trasferissimo le scuole negli spazi aperti? Si tratterebbe solo di scavalcare la leopardiana siepe. Cosa in cui la cultura con la C maiuscola dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere specializzata. Questo in conclusione è il tempo di far funzionare le cellule grigie. La scuola del resto serve a questo.
Repubblica Sm