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  • San Marino e spese sanità: il robot chirurgico in due mesi è costato circa 160mila euro di solo materiale di consumo… E spunta un nuovo organismo “non essenziale”. … di Enrico Lazzari

    Dopo il Nucleo di valutazione, organismo che -come spiegato ieri (clicca qui)- costerà di soli compensi e rimborsi spese ai membri che lo compongono da un minimo di 270.000 ad un massimo di 349.200 euro ogni anno- arriva anche il Comitato tecnico scientifico internazionale per la ricerca e l’innovazione. Lo a annunciato ufficialmente ieri la stessa ISS in una nota affidata al proprio profilo Facebook…

    Dunque, mentre l’utenza si trova costretta a rinunciare al reparto di lungodegenza, decisione che ha messo i reparti di medicina e geriatria in difficoltà, con relativa ricaduta di disservizio sull’utenza e mentre il Pronto Soccorso e il “118” necessiterebbero di un potenziamento fino ad ora negato, la “politica-sanitaria” appare “orba” e sembra continuare ad anteporre anche onerosi organismi ad interventi diretti mirati a garantire la sicurezza e la qualità del servizio offerto all’utenza che, per lo stesso servizio, paga le tasse.

    Quanto costerà questo annunciato CTSI? A quanto saranno fissatigli eventuali compensi per i membri? Al momento è impossibile rispondere…

    Da qualche giorno sto concentrando la mia attenzione su scelte, decisioni per certi versi controverse in materia di sanità. E lo farò anche nei prossimi giorni. Non passa mattina, non passa pomeriggio, infatti, che non ricevo una nuova segnalazione che mi spinge ad affrontare una nuova tematica. Ciò rende evidente, quasi palpabile, il pesante stato di insoddisfazione e preoccupazione che aleggia oggi sia all’interno dell’Iss, fra dirigenti ospedalieri, medici e paramedici, che nell’utenza. A mia memoria non ricordo che in passato si sia mai vissuto un clima di tensione tale. E già questo dovrebbe bastare per indurre un saggio governo e una lungimirante maggioranza a cambiare radicalmente la politica sanitaria adottata fino ad ora. 

    Mi sto concentrando sulle spese “non essenziali” e sulle scelte che potrebbero rivelarsi pericolose, sul lungo termine, per le casse ISS. In questo ambito, a qualche settimana dalla sua attivazione, non posso non concentrarmi sul “robot chirurgico”, costato -se non erro- oltre tre milioni di euro e operativo in Chirurgia dal 6 dicembre scorso.

    Da informazioni di fonte interna all’Ospedale, ma non ufficiali, fino al 12 febbraio scorso sarebbe stato utilizzato 16 volte, in altrettanti interventi, dieci di questi “semplici”, come ernie o copecistectomie, e 6 complessi o molto complessi. Ma è opportuno, è vantaggioso per il paziente, per interventi semplici come un’ernia inguinale, ricorrere al robot in sala chirurgica in luogo dell’operazione tradizionale?

    Sì e no… Ci sono vantaggi e svantaggi, come mi ha spiegato un esperto del settore, terzo, ovvero senza alcun collegamento con la sanità sammarinese, che ho interpellato non essendo io in grado di valutare. Ma si è parlato, polemizzato -e anche strumentalizzato- tanto del robot chirurgico e del grande investimento fatto dall’ISS che è doveroso conoscere a fondo l’argomento per potersi fare una idea sensata e razionale. Ragion per cui cercherò di spiegare cosa è, cosa fa e cosa cambia l’utilizzo del robot, scusandomi se questo “pezzo” sarà un po’ troppo lungo. Ma è necessario…

    Come ho spiegato, l’utilizzo del robot in chirurgia ha sia vantaggi che criticità. Partiamo dai vantaggi: maggiore precisione e conseguente minore perdita di sangue per il paziente, visto che il robot è molto più preciso della “mano” del chirurgo, e quindi recupero post-operatorio anche molto più veloce. Inoltre, il dolore accusato dal malato, al pari del rischio di infezioni, sarebbe minore vista l’invasività ridotta al minimo.

    Non mancano, però, gli svantaggi, primo fra tutti il costo più elevato rispetto l’intervento tradizionale. Certo, quando si tratta di salute, di qualità e durata della vita, non si può guardare al costo… Ma le criticità sono anche altre, a cominciare dalla durata maggiore dell’operazione che complica il lavoro dell’anestesista e determina rischi maggiori legati alla sedazione.

    Scendendo nel dettaglio di questa criticità, ovvero dei fattori di rischio maggiori di un intervento robotizzato rispetto ad uno tradizionale determinati dalla durata, si evince che non sempre -specie per interventi semplici e non solo per i costi più alti- è “meglio” ricorrere alla “mano” del robot. E questo perchè, ad esempio, più massiccia è la dose di anestetico più alto è il rischio che nel paziente si vada a “sopprimere il sistema respiratorio” o determinare “respirazione lenta o superficiale”. Inoltre, l’anestesia può causare reazioni allergiche proporzionali alla dose; “può influenzare la pressione sanguigna del paziente, causando ipertensione o ipotensione”; “può influenzare il sistema cardiaco e causare problemi come l’aritmia” e, infine, “può causare nausea e vomito, che possono aumentare il rischio di aspirazione e causare, a loro volta, problemi respiratori”. 

    Infine, ci spiega l’esperto, “il prolungamento della durata dell’anestesia può aumentare il rischio di complicanze postoperatorie come la delirium, una condizione in cui il paziente diventa confuso e agitato dopo l’intervento”.

    Dunque, pro e contro, da valutare caso per caso, anche se in linea di massima sembra apparire opportuno -sia per la sicurezza del paziente che per una mera questione economica- ricorrere alla chirurgia robotizzata solo in caso di interventi complessi dove l’estrema precisione del bisturi è condizione essenziale.

    Ora che tutti abbiamo almeno un minimo di infarinatura su cosa sia, cosa faccia e che vantaggi e svantaggi abbia la chirurgia robotizzata, torniamo alla vicenda prettamente sammarinese e al primo bilancio che possiamo trarre sul robot biancazzurro e il suo enorme investimento. Come anticipato è stato utilizzato fino ad ora 16 volte e di queste circa in due terzi (10 interventi) per operazioni -come ci conferma il passato- perfettamente eseguibili anche senza il supporto della tecnologia robotica.

    Ma quanto costa un intervento robotizzato all’ISS? Proviamo a rispondere sulla base dei dati raccolti e attinenti queste prime settimane di attività chirurgiche sammarinesi. I costi primari, che vanno a sommarsi al costo iniziale di acquisto che è quantificabile in 3.200.000 euro, sono rappresentati dai materiali di consumo e dai costi di sterilizzazione successivi ad ogni utilizzo. Così, alla luce dei 16 interventi fino ad ora effettuati, scopriamo che per i materiali di consumo sarebbero stati spesi circa 160.000 euro, per una media di circa 10.000 euro ad intervento.

    A questi vanno però aggiunti i costi di sterilizzazione, anche questi gravanti su ogni operazione. Purtroppo, non sono al momento noti, anche perchè -non avendo un adeguato sterilizzatore a disposizione- l’Iss commissionerebbe questo “lavoro” alla sanità riminese. 

    Già questo dato, però, seppure parziale e relativo ad una sola voce di spesa, appare eloquente se proiettato sul costo annuale: in due mesi abbondanti i soli materiali di consumo della chirurgia robotizzata hanno inciso per circa 160.000 mila euro… 160.000 : 2,5 = X : 12… Quindi: X = 160.000 x 12 : 2,5… Previsione di costo annuale dei soli materiali di consumo = 768.000 euro.

    Tre quarti di milione che, se il robot si utilizzasse solo per interventi complessi, lasciando ernie, copecistectomie e simili operazioni ormai “banali” alla chirurgia tradizionale si ridurrebbero di circa due terzi per un risparmio di -10mila più, 10mila meno- circa 400.000 euro annui di soli materiali di consumo.

    Ma quanti sammarinesi, mi sono chiesto, negli ultimi tre anni, prima dell’installazione del robot in San Marino, hanno avuto bisogno della chirurgia robotica? Impossibile rispondere con certezza e con dati ufficiali, viste le bocche cucite dei vertici gestionali dell’ISS. Ma da indiscrezioni sembra che non siano più di cinque i pazienti inviati dalla sanità sammarinese alle strutture romagnole o pesaresi dotate di robot chirurgico dal gennaio 2020 al dicembre 2022… Massimo 5 in tre anni, contro i 16 dei primi due mesi abbondanti di utilizzo in territorio.

    Non è forse opportuno -oltre ad evitare di destinare ingenti risorse economiche ad organismi apparentemente non essenziali- visti i costi maggiori di ogni intervento e la non floridità delle casse pubbliche, razionalizzare al meglio anche l’utilizzo di questa nuova, certamente innovativa e importante tecnologia robotica nell’Ospedale di Stato sammarinese?

    Enrico Lazzari

    Enrico Lazzari