San Marino. E’ una festa della donna drammatica – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

In occasione della festa della donna vorrei riproporre alcuni concetti espressi in maniera molto chiara da Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, in un intervento che ho pubblicato qualche giorno fa in esclusiva per San Marino. Resta purtroppo, ben saldo, il drammatico problema dei femminicidi, della violenza, dei luoghi comuni, degli insulti sessisti. Sarebbe necessario un salto di qualità culturale ben lontano tuttavia dal realizzarsi. E a tutto ciò, come se non bastasse, si affianca la pandemia che sta ulteriormente accentuando le già profonde disuguaglianze che danneggiano donne e ragazze. Come ben sottolinea l’Onu, le donne sono più suscettibili di lavorare nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia. Sono soprattutto donne a svolgere funzioni essenziali in prima linea, molte delle quali provenienti da gruppi marginalizzati sul piano razziale ed etnico e al livello più basso della scala economica. C’è il 24% in più di possibilità che le donne perdano il proprio impiego e soffrano drastiche riduzioni di reddito. Il divario salariale di genere, già elevato, si è ancora più ampliato, compreso nel settore sanitario. La pandemia ha inoltre generato un’epidemia parallela di violenza contro le donne in tutto il mondo, con un numero crescente in maniera impressionante di abusi domestici, traffico, sfruttamento sessuale e matrimoni forzati di bambine. Eppure, come spiega Guterres, su tutti i piani quando le donne sono alla guida dei governi, assistiamo a maggiori investimenti nella tutela sociale e progressi nella lotta contro la povertà. La presenza di donne in parlamento fa si che gli Stati adottino politiche più vincolanti sul cambiamento climatico. La loro presenza ai tavoli negoziali rende gli accordi di pace più durevoli. Nonostante ciò le donne non costituiscono globalmente che un quarto dei legislatori nazionali, un terzo dei membri delle amministrazioni locali e appena un quinto dei ministri. Ecco allora che piuttosto di donare mimose, il “regalo” più bello per avere una società migliore, sarebbe quello di rimuovere le barriere alla piena inclusione femminile nell’economia, ad esempio attraverso l’accesso a mercato del lavoro, diritti di proprietà e crediti e investimenti mirati. E ancora ogni Paese deve dotarsi di un piano nazionale di risposta di emergenza contro la violenza su donne e ragazze, che sia sostenuto da finanziamenti e volontà politica di porre un termine a questa piaga. Infine, come si accennava qualche riga più sopra è fondamentale una svolta culturale, che deve partire all’interno delle famiglie e sin da piccoli nelle scuole. C’è poco da festeggiare oggi, vale per tutto il mondo naturalmente, ma soprattutto per le donne. Proviamo allora invece di limitarci a sperare che le cose cambino, ad agire per farle cambiare davvero.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”