San Marino. “E voi cercate d’insegnarmi qualche cosa in materia di giornalismo”! – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

Strani tempi quelli in cui stiamo vivendo, strani ma a ben vedere anche parecchio pericolosi. Sì perché pare regnare il culto dell’ignoranza e “siccome non so – è il curioso sillogismo – mi fido di chi sa o almeno dice di sapere”. Dunque non il socratico sapere di non sapere che apre la porta al vero sapere ma quasi un senso di appagamento, come se il non sapere bastasse a se stesso perché “tanto altri sanno per noi”. Si moltiplicano così gli atti di fede che – ce lo hanno insegnato le religioni – dividono più che unire. Non è un caso che Umberto Galimberti torni spessissimo a ricordarci come la maggior parte di noi viva a propria insaputa. Un fenomeno, quello della divisione, purtroppo noto, basti rileggere l’introduzione al Decamerone dove Boccaccio parla di come la peste nera del 1348 tolse letteralmente l’umanità alle persone, divise le sorelle dai fratelli, i mariti dalle mogli e, cosa inaudita, fece sì che padri e madri abbandonassero i loro stessi figli. Occorreva un atto per rifondare l’umanità che per il grande Boccaccio era chiudersi in una stanza e cominciare a raccontare. Era la sua risposta di vita a un mondo dominato ormai soltanto dalla morte. Così dovremmo far noi: fermarci e riflettere in privato quando invece ci affanniamo a trasformarci in insignificanti supporter di questo o di quello senza mai fare lo sforzo di partorire un pensiero. Ci sono persino dei giornalisti (troppi) che tradendo i valori stessi di quello che, piaccia o non piaccia è il mestiere più bello e libero del mondo, vorrebbero far passare il messaggio che certe cose si possono pensare e altre no. E’ sicuramente vero il contrario. Il non gridar questo a gran voce è far torto ai giornalisti di razza che hanno contribuito a rendere migliore questo nostro mondo. Penso a Hegel che oltre a filosofo fu anche giornalista e avendo visto passare Napoleone a cavallo titolò un suo pezzo destinato ad un giornale locale: “ho visto lo spirito del mondo a cavallo”. Ma penso anche a Rodari di cui quest’anno si festeggia il centenario e che spesso si dimentica che fu anche uno straordinario capocronista. Poi certo, in questo mestiere il rischio di essere soltanto un gazzettiere è sempre dietro l’angolo. E’ stato Mark Twain a lasciarcene una straordinaria testimonianza che affonda le radici nella letteratura. Ma tornerò su questo argomento perché non è mai tardi per aprire e dare aria alle stanze del cervello. Per chi avesse ancora voglia di leggere, il racconto è intitolato “come divenni direttore di un giornale d’agricoltura”.

https://lartedeipazzi.blog/2018/07/22/twain-come-divenni-direttore-di-un-giornale-dagricoltura/

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”