
Nonostante il diretto interessato, seppure invitato a farlo in almeno due occasioni su queste stesse pagine elettroniche (leggi qui e leggi qui), abbia scelto di non accogliere l’accorato invito, si possono finalmente togliere i condizionali alla vicenda scaturita dalla testimonianza che l’attuale Presidente della Commissione Antimafia, il democristiano Pasquale Valentini, leader della corrente “Cielle” di Via delle Scalette, ha rilasciato nel processo denominato “Caso Titoli” (500/2017 e procedimenti riuniti ad esso).
Riassumendo all’estremo, per chi si fosse perso le “puntate” precedenti, le dichiarazioni rilasciate in Aula, sotto giuramento, dal consigliere del Pdcs, unite ad una email sottoscritta dal medesimo politico in cui si complimentava con il finanziere lucano Francesco Confuorti per una sua nomina consolare, alimentano il dubbio -il dubbio, nulla più, ma che merita chiarimenti e certezze- che quanto sostenuto dal testimone di fronte al Giudice, possa non essere del tutto conforme all’impegno assunto poco prima nella formula di rito, nel cosiddetto giuramento.
La vicenda, infatti -a mio parere- non sta tanto nei rapporti presenti o assenti fra il Leader della corrente ciellina e il finanziere lucano, imputato nel procedimento giudiziario in questione, bensì nella eventualmente falsa o incompleta testimonianza resa in Tribunale, sotto giuramento. Ha dichiarato il falso o ha rilasciato una testimonianza “reticente”? Oppure ogni dubbio in tal senso non ha ragione di sussistere? Non sta a me rispondere…

Quel che posso fare io, al momento, è limitarmi a raccontare i fatti e, al limite, esprimere alcune mie personali opinioni. Cosa che ho fatto da giorni e sto facendo ora. Fatti che, finalmente, si possono raccontare come eventi certi e nella loro completezza, perchè messi neri su bianco nel “verbale di udienza” del procedimento penale n.500/2017, 504/2017, 505/2017, 626/2021 RNR (ora 227/2022 RNR), che vede sul banco degli imputati Lorenzo Savorelli, Filippo Siotto, Mario Fabiani, Mirella Sommella, Emilio Gianatti, Daniele Guidi, Marco Mularoni, Francesco Confuorti, Ugo Granata, Roberto Venturini, Raffaele Mazzeo e Roberto Moretti.
Tutto parte da una domanda che l’Avv. Perna rivolge al teste Valentini: “…Lei ha conosciuto il signor Francesco Confuorti, ha avuto dei rapporti con Francesco Confuorti?”
Una domanda precisa che trova la seguente risposta: “L’ho conosciuto (…), perchè partecipando al Meeting di Rimini, San Marino aveva avuto quasi sempre un rapporto istituzionale, un proprio stand, le proprie iniziative all’interno del Meeting” e “come Segretario di Stato alle Finanze ero stato sollecitato dall’organizzazione del Meeting o dalle relazioni esterne, non ricordo da chi, c’era questo signore che voleva incontrarmi e io l’ho incontrato e ho capito che era una persona che si occupava di finanza (…). Mi aveva chiesto delle informazioni sulla situazione sammarinese. Noi eravamo in una situazione abbastanza critica in quel momento. Io credo di avergli descritto un po’ quali erano le nostre preoccupazioni”.
“Chiedo scusa se la interrompo -chiede il legale-, in che periodo siamo? Quale Meeting, di quale Meeting si parla?”
“Secondo me -è la risposta di Valentini- è probabile che o 2010 o 2011 d’estate, non oltre…”.
“L’ha più incontrato, ha più avuto rapporti con questa persona?”, rilancia l’Avv.Perna.
Lapidaria, netta la risposta del politico: “No”
Caso chiuso? Macché… Il legale, dopo un escursus su altre vicende, torna sul rapporto fra teste e imputato: “Lei è a conoscenza di una mail mandata, io le leggo l’indirizzo email ovviamente, in nome e per conto suo da… la mail lea.zafferani.esteri@gov.sm…”?
“Per cosa è -chiede Valentini- la richiesta di incontro forse?”
“No -è la replica del legale-, lei si ricorda di una mail mandata dalla sua… è la segretaria intanto o no?”
“Sì, Lea Zafferani era la mia segretaria. Perfetto”.
“E’ a conoscenza -incalza la difesa di Confuorti- di una mail inviata da questa signora, da questa dottoressa, a Confuorti, da parte sua ovviamente, parlo del gennaio 2016…”
“La mail -risponde il testimone- non la ricordo, sinceramente proprio non la ricordo assolutamente, però non so…”.
Risolto uno “scontro” sull’ammissibilità o meno del documento, della mail, riprende la parola il difensore: “…E’ una mail del 22 gennaio 2016 che viene inviata dalla sua segretaria, ma con allegata una comunicazione firmata da lei, in cui c’è scritto: Caro Francesco, complimenti vivissimi per il prestigioso incarico che ti è stato attribuito. Purtroppo per un impegno a Strasburgo non potrò essere presente al pranzo, al ricevimento, e ti ringrazio per l’invito…”.
“Posso dire allora… -risponde Valentini- perchè credevo fosse chissà che cosa, in realtà adesso mi è venuto in mente che cos’è, perchè credo che Confuorti, che avevo incontrato anni prima, probabilmente mi manda un invito, io ero agli Esteri in quel momento, perchè lui ha ricevuto un incarico diplomatico, quindi faceva una sorta di ricevimento a Milano, non so dove, perchè io appunto Segretario agli Esteri mi manda l’invito, probabilmente in un elenco di nominativi che aveva, mi manda l’invito… E io, come dire, correttamente faccio rispondere dalla Segretaria che io a quell’invito non vado, punto”.
“Era solo questo -aggiunge Valentini- ma nel mezzo tra quell’incontro della prima volta e questa lettera che mi manda probabilmente perchè appunto Italia San Marino, rapporti sono tanti, quindi mi manda questo invito, ma non si è verificato niente, non è che io ho parlato con lui, ci siamo visti eccetera, mi è arrivato l’invito e io ho detto no. Fine”.
Questa, testuale da verbale, senza alcuna correzione della forma o della punteggiatura, è la dichiarazione di Pasquale Valentini. Una dichiarazione secondo cui non avrebbe più avuto alcun contatto con Confuorti dall’incontro del Meeting a quella email… Una risposta, però, che non ha per nulla convinto il legale.
“Siccome -incalza la domanda- appunto c’è scritto ‘Caro Francesco’ sembra una persona con cui uno aveva avuto un minimo di rapporti…”
“Caro Francesco, probabilmente nella…”, risponde il testimone prima di venire interrotto dal legale: “Non uno sconosciuto, via, diciamo così!”.
“No, no, ma io ho detto che l’ho incontrato eh. Cioè non è che non ho detto…”
“Sì -incalza l’avvocato-, ha detto che l’ha incontrato una volta nel 2010 e siamo nel 2016 (data della mail – ndr), ora uno che risponde ad un invito dopo sei anni ‘caro Francesco’ lei permette che la domanda se aveva avuto rapporti o meno è più che normale ecco…”.
E questi, finalmente, sono fatti. Certi, sanciti -e li ho riprodtti testualmente, talvolta resistendo alla tentazione di fare la “maestrina” e renderli più comprensibili e, in italiano, corretti- in un verbale ufficiale dei lavori di quell’udienza.
Fatti che ci confermano che Pasquale Valentini ha dichiarato, sotto giuramento, di fronte ad un Giudice e nel corso di un processo, di aver incontrato Confuorti una sola volta, nel 2010 o 2011 durante il Meeting di Rimini. Di non aver avuto, con lo stesso imputato, nessun altro rapporto fino al 2016 quando, in una email inviata dalla sua segretaria a Confuorti, contenente un “bigliettino” da lui sottoscritto, gli si sarebbe rivolto con toni quanto mai confidenziali e amicali, esordendo con un “Caro Francesco” e continuando senza mai ricorrere al distaccato “lei” ma sempre rivolgendosi all’interlocutore -secondo quanto dichiarato a lui pressoché “sconosciuto”- con il confidenziale “tu”: “…Complimenti vivissimi per il prestigioso incarico che ti è stato attribuito…”.
E’ questa, secondo voi, la comunicazione fra due che si sono incontrati una volta, una sola volta durante un evento affollato e ufficiale, e non si sono visti o sentiti poi per almeno quattro anni? I dubbi in tal senso -a mio parere- sono sensati e meritano un chiarimento diretto da parte dell’attuale Presidente della Commissione Antimafia.
Enrico Lazzari
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