San Marino. Ecco il perché del fallimento della campagna vaccinale europea: c’è troppo poca Europa … di Alberto Forcellini

Sofà-gate, niente sedia per Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea) che, la settimana scorsa, durante la visita insieme a Charles Michel (presidente del Consiglio europeo) a Erdogan nel palazzo presidenziale di Ankara, viene lasciata in piedi e poi fatta accomodare su un divanetto di fianco. Come si trattasse di una semplice segretaria. Lei abbozza, ma l’immagine è disastrosa. La Turchia si difende: “Seguito protocollo”. La Ue: “C’è stato un incidente”. Altro “sgarbo diplomatico” al pranzo ufficiale, dove per la Von der Leyen non era stato previsto un posto d’onore, ma una modesta sedia.

Semplice incidente diplomatico, o c’è altro? Stando alla prassi se il capo del cerimoniale si dimetterà o sarà licenziato, allora è il segno che si è trattato di una gaffe, per quanto clamorosa e incomprensibile, e il regime di Erdogan avrà un’occasione per tirarsene fuori. Se, al contrario, resterà al suo posto, sarà il segnale che quello che il presidente turco ha voluto mandare, è un messaggio chiaro. Nei regimi autoritari, infatti, il protocollo può essere usato strumentalmente per sottolineare qualcosa. In particolare, è ampiamente utilizzato per esaltare il leader o comprimere gli avversari, mentre nelle democrazie cerca di creare un’armonia generale. Il commento del presidente Draghi, che definisce Erdogan un dittatore, inasprisce Ankara e genera forti tensioni. Ma non c’è dubbio: l’Europa sta evidenziando molti punti di debolezza.

Mentre Israele, Stati Uniti e Gran Bretagna si muovevano veloci nella prima vera guerra del terzo millennio, la guerra al Covid-19, l’Unione europea dimostrava tutti i suoi limiti: il continente che dominava il mondo prima del 1914, in cento anni ha perso centralità e non si vedono spinte forti di ripresa all’orizzonte. Se non è frutto del caso o della contingenza, lo diranno gli storici. Il lento declino dell’Europa dura ormai da qualche anno, fino al flop dei vaccini, che ha scoperchiato tutte le debolezze di una costruzione debole.

Forse merita ricordare che la UE (composta da tutti gli Stati europei meno Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Serbia, Islanda e piccoli Stati) si basa fondamentalmente su due istituzioni operative: il Consiglio europeo (composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri) che decide la politica di indirizzo; e la Commissione europea, che è il governo esecutivo dell’Unione. Per semplificare molto si può dire che l’UE è un condominio dove ognuno è padrone a casa propria e l’Unione europea è l’amministratore del condominio.

Partendo da questo quadro si inizia a capire i perché sui vaccini l’Europa sta facendo gravi errori. Nel giugno 2020, in piena negoziazione della Brexit (dato non secondario), la Commissione europea comunica, non senza una certa venatura di superiorità: “Un’azione congiunta a livello dell’UE è il modo più? rapido e più efficace per conseguire tale obiettivo. Nessuno Stato membro ha da solo la capacità di garantire investimenti nello sviluppo e nella produzione di un numero sufficiente di vaccini”.

Il 27 agosto la UE firma un contratto con AstraZeneca ed annuncia trionfale: “Grazie al contratto tutti gli Stati membri potranno acquistare 300 milioni di dosi del vaccino prodotto da AstraZeneca, con un’opzione per l’acquisto di ulteriori 100 milioni di dosi da distribuire in proporzione alla popolazione”. Poi firma altri quattro contratti (con Sanofi-Gsk, Johnson&Johnson, Pfizer, CureVac) e la cosa è fatta, basta aspettare. Problema risolto? No, perché la UE ha fatto i conti senza l’oste. Dopo il V-Day (Vaccine Day), il 26 dicembre scorso, le case produttrici cominciano ad annunciare il taglio delle forniture. La geopolitica era cambiata improvvisamente e nessuno l’aveva previsto.  Cosa non secondaria, nessuno ha potuto vedere i contratti europei. Quello che trapela è che il contratto britannico, basato sul diritto inglese, prevede il rispetto degli accordi in base alle merci consegnate; invece il contratto della Ue è scritto in base alla legge belga, secondo la quale le parti sono tenute a fare del loro meglio per consegnare la merce agendo in buona fede…

Con il senno di poi, ma non era difficile da immaginare, puntare tutto sul vaccino inglese quando si era nel clou della trattativa economica sull’uscita della Brexit, non è stata una scelta oculata.

Bisogna anche dire che l’Europa non ha una guida politica forte, ma una somma di politiche statali spesso divergenti (l’uomo forte, adesso, è Draghi). Mentre Stati Uniti, Israele, Regno Unito agivano veloci, l’Unione europea consumava i propri riti dei consigli europei, dell’unanimità decisionale, delle commissioni, eccetera, eccetera. Senza un’unione politica e la creazione di un “cittadino europeo” la costruzione europea sarà sempre artificiosa, debole ed attaccabile dal vento del nazionalismo.

Così si capisce perché la Gran Bretagna abbia somministrato 40,5 dosi di vaccino per ogni 100 persone; gli Stati Uniti 34,1 e l’Unione Europea 12. Perché c’è stata troppo poca Europa.

a/f