San Marino. Ecco perché non si vuole il prestito ponte … di Alberto Forcellini

Sul prestito ponte, ieri in Consiglio, si è consumato un brutto capitolo della politica nostrana. Chiarissimo e già ampiamente annunciato, il tentativo dell’opposizione di mettere in buca e fermare il governo. Primo: bloccare un finanziamento che deve portare liquidità a un sistema in estrema sofferenza a causa del Covid, ma soprattutto per la pesante eredità lasciata da Adesso.sm. Quindi, creare un grosso ostacolo all’attuale maggioranza. Secondo: far perdere tempo. È un must dell’opposizione mettere in campo ogni possibile impedimento per frenare i lavori del Consiglio e renderlo improduttivo. Senza tenere in minimo conto che ogni sessione, ogni seduta, costa in termini di persone e di soldi e dovrebbe essere obbligo di tutti rendere al massimo. Terzo: alzare il polverone per inficiare la denuncia penale su chi ha fatto uscire un documento segreto della commissione finanze e lo ha fatto pubblicare. Questo il significato nascosto della reiterata richiesta di portare in Consiglio e di vedere i documenti della commissione, dove era stato portato un solo documento trascritto in lingua italiana (gli altri erano in inglese). Che è sparito. Anzi no, è ricomparso il giorno dopo sotto forma di articolo di giornale.

Ma vediamo questo decreto dello “scandalo”. Due articoli in totale per puntualizzare altrettanti aspetti non contemplati nel contratto generale, acceso sulla scorta di una deliberazione del Consiglio Grande e Generale, quindi niente di sconosciuto. Un articolo riguarda la disciplina contrattualistica: chiede la non registrazione dell’atto. Un fatto per niente inconsueto, specialmente in accordi di natura riservata, cioè quando in mezzo c’è un privato. L’altro, fissa la competenza di un foro internazionale in caso di disaccordo tra i due contraenti. Il che è assolutamente normale nei trattati di questa natura. Si pensava forse di ricorrere al tribunale sammarinese se, in corso d’opera, qualcosa dovesse andare storto?

Anche sulle garanzie, in merito alle quali le opposizioni hanno paventato la svendita dei patrimoni di famiglia, è stato specificato in aula che sono quelle che prestano tutti gli Stati, e che escludono gli immobili istituzionali, quelli storici, eccetera, eccetera. Cioè le stesse garanzie che si danno per i prestiti interni. In ogni caso, nulla vieta ai Consiglieri di prendere visione del contratto. Ma l’ambito è la commissione finanze, non il Consiglio.

Insomma, le rivendicazioni di trasparenza sono state la foglia di fico per nascondere altri obiettivi. Infatti, forse non tutti sanno che le commissioni consiliari convocate in seduta segreta, possono ospitare anche i Consiglieri non membri per essere informati su quello che accade. Ma nella commissione in oggetto non è andato quasi nessuno. La votazione finale sul riferimento del Segretario alle Finanze ha sfiorato l’unanimità, giusto per una questione di virgole. Quindi c’era un accordo di massima. La guerra scatenata in aula, ha quindi altri motivi, anche perché non è possibile che un documento di una commissione segreta passi tout court in Consiglio, come chiedeva Renzi, per bloccare tutto. È un atto irrituale. È uno stravolgimento dell’ordinamento istituzionale e giuridico, che creerebbe un pericoloso precedente.

Ma Renzi è un maestro. Ha una vis retorica capace di dare supporto motivazionale a qualsiasi sofisma, a qualsiasi speculazione. Ha l’eloquio forbito, sa usare le metafore retoriche con assoluta proprietà, sa dosare i silenzi e le corde più alte della voce al momento opportuno.  Un allievo del grande Cicerone, non potrebbe fare di meglio. Peccato che sia stato il leader di quel governo che ha portato la Repubblica sull’orlo del default.

Anche Ciacci è bravo. Quantunque non abbia la capacità oratoria di Renzi, ci mette l’enfasi del tribuno. Sembra Meridio, il gladiatore: “Al mio segnale, scatenate l’inferno”. Peccato che anche lui abbia un peccato originale (perdonate il calembour) inemendabile: la condivisione e l’approvazione di tutti gli atti scellerati del passato governo.

Poi ci sono i menagramo, quelli che con voce piangente prefigurano le sette piaghe bibliche se arriva il prestito ponte, che già piangono la distruzione di Sodoma e Gomorra. Di questi non facciamo i nomi per carità cristiana.

Ma tutto ciò non avrebbe neanche dovuto esistere, se è vero che tutte le opposizioni hanno ammesso la necessità di un prestito, perché altrimenti non si va avanti e non si riesce a mettere le basi per quella ripresa a cui tutti anelano e che sarà molto difficile da realizzare. Un’opposizione che vuole veramente il bene del paese deve costruire le condizioni per il confronto e la condivisione delle scelte. Creare continuamente le problematiche in aula, minacciare, ostacolare i progetti con ogni mezzo, ha solo scopi politici innominabili. E la relazione della commissione di inchiesta, su questo punto, è stata davvero illuminante.

a/f