La professione del medico dura tutta la vita. E solo un Paese poco lungimirante e ‘culturalmente’ isolato permette che una sua norma preveda la cancellazione dall’ordine professionale di un medico come condicio sine qua non per poter andare in pensione. E’ ciò che purtroppo sta accadendo a San Marino a persone come l’ex primario di ortopedia dell’ospedale, parliamo del dottor Oliviero Soragni, 26 anni di servizio, medico di fiducia di piloti come Valentino Rossi, che ha avuto il grande merito di far conoscere l’ospedale sammarinese nel mondo come vera e propria eccellenza.
Che risonanza ha avuto la sua lettera al Segretario Santi pubblicata da tutti i quotidiani sammarinesi?
“Una grande eco direi visto che ho ricevuto ben 450 messaggi con attestazioni di stima, di solidarietà e soprattutto con la richiesta di non fermarmi, di proseguire su questa strada per far valere un diritto non soltanto mio ma che riguarda tanti altri medici e che a ben vedere è soprattutto una questione che ha a che fare con il codice etico e deontologico. Come può un medico smettere di essere tale”?
Vale a dire?
“Io sono andato in pensione quattro anni fa e da allora ho dovuto rinunciare alla pensione per poter continuare a esercitare la professione di medico che mi ha permesso nei 26 anni di servizio a San Marino di portare tante persone dall’Italia in Repubblica. Paradossalmente per i posti rimasti liberi si ricorre ai medici italiani in pensione considerato che l’Italia come ogni altro Paese europeo non prevede alcun divieto a chi è in pensione di continuare a esercitare la propria attività”.
Parliamo di quattro anni fa, dunque il Segretario Santi che responsabilità ha?
“Ha certamente ereditato una situazione di forte criticità e sinceramente mi aspetto che abbia la volontà di cambiare una legge che limita enormemente l’appetibilità di San Marino nei confronti dei medici. Per cambiare una legge ci possono volere pochi giorni o molti anni, dipende dall’interesse che si ha nel volerla cambiare”.
Lei sta partecipando assiduamente agli incontri tra il governo e la cittadinanza, ha fiducia che parlando della questione arriverà presto anche una soluzione?
“E’ quel che mi auguro perché la fiducia non mi manca e sono abituato al dialogo e al confronto. Certo sono rimasto male dal trattamento che è stato riservato a me così come ad altre notevoli figure che costituivano un vero patrimonio per l’ospedale, infatti durante l’ultimo anno del mandato non sono mai più stato contattato dal comitato esecutivo (come riportato nella lettera) magari per discutere assieme della mia successione. C’erano persone della mia equipe che erano state con me per 26 anni, che io avevo formato e che avrebbero garantito la continuità della nostra scuola. Si sono poi dimessi visto che si è preferito fare altre scelte. Spero sinceramente che il governo possa aprire un tavolo di confronto con il sottoscritto e con tutti i medici che hanno costituito la forza trainante di questo ospedale per un futuro costruttivo”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)