San Marino. Ed adesso prende corpo la prescrizione, martedì si ritorna in aula. …. di Enrico Lazzari, La Voce

Augusto CasaliMartedì prossimo, con le testimonianze dell’ex ministro augusto casali e di quell’Emilio Della Balda, a suo temo, ”cancellato” dalla scena politica dopo un’inchiesta giudiziaria italiana, poi risoltasi con una tardiva assoluzione, riprenderà il dibattito del processo ”Mazzini”. Della Balda, quindi, tornerà in un’aula di giustizia dopo – usando parole sue, spese all’indomani dell’assoluzione dell’epoca – ” le due azioni penali attiviate in Italia, promosse dalla politica sammarinese, archiviate perchè i ”fatti non sussistevano”, e che hanno costretto a ”rinunciare alla redditizia professione di consulente finanziario” ed ad evitare la candidatura in consiglio. ”Quattro archiviazioni precedute – rincarò – da oltre 16 anni di persecuzioni per troncare una vita politica spesa per il paese”. ma tant’è…questa è un’altra storia.

Tornando ai nostri, con diverse udienze dibattimentali alle spalle, dove sono sfilati sul banco dei testimoni tutti gli inquirenti, si intravede un quadro più definito della vicenda. un quadro complessivo spesso offuscato dai clamori di alcune testimonianze e che vede il dibattimento confermare i flussi di denaro citati nei rinvii a giudizio ma, al tempo stesso, rendere fumosa o inconsistente provenienza illecita.

Si prendano, ad esempio, gli euro bonificati da ”Black Sea Pearl” a ”Clabi”, base su cui si è disposto l’arresto cautelare alla fine di giugno 2014, di Bilijana Baruca. Soldi che, sulla base di una vecchia inchiesta svizzera, per la quale l’inquirente elvetico chiese già nello stesso anno l’archiviazione – quindi quasi quattro mesi prima dell’arresto – smentendo ogni provenienza illecita di quel denaro e ”cancellando” quindi, il reato presupposto indispensabile per poter perseguire le ipotesi di riciclaggio. Il semplice movimentare soldi, del resto, perdipiù attraverso canali ”tracciabili” non è in nessun ordinamento del mondo un reato.

Sta di fatto che, quando i legali della Baruca hanno ”sventolato” in Aula il decreto di archiviazione elvetico che sancisce la fonte ”pulita” di quei soldi, è logicamente decaduto il reato di riciclaggio ipotizzato sul flusso finanziario che è costato mesi di carcere – duro, in ”condizioni disumane” come ha scritto il direttore del carcere in una missiva indirizzata a mezza giustizia sammarinese – all’imprenditrice sammarinese di origini slovene.

Così, come è stato per questo filone, fino ad ora, non si è individuato chiaramente il reato presupposto neppure per altri filoni nè, tantomeno, si sono individuati elementi atti a dimostrare l’associazione a delinquere. Accusa, quest’ultima, su cui gli inquirenti della Polizia Giudiziaria, si deduce dalle parole del teste Francioni, sembra aver specificatamente indagato.

Dunque, oggi ci troviamo di fronte ad un ipotesi di corruzione dove manca sia la violazione di leggi o regolamenti che la contropartita della presunta tangente; accuse di riciclaggio senza, spesso, indicare il reato presupposto che ha generato i fondi definiti sporchi; associazione non comprovante se non da una aleatoria logica..

Resta, pienamente confermato nel dibattimento, il flusso ingente di denaro. Ma questo non è reato. Addirittura, se nelle sentenze non si confermeranno le ipotesi di accusa di riciclaggio e di associazione a delinquere, ogni altra ipotesi finirebbe nell’oblio della prescrizione.

Il processo, però, è ancora lungo e nuove testimonianze potrebbero portare elementi sul piatto dell’accusa quegli elementi, che fino ad ora, non sembrano essere arrivati.

Enrico Lazzari, La voce