San Marino. Edilizia carceraria? Per ora è prematura? … di Marco Severini

Carcere_di_San_Marino, CappucciniE’ di forte attualità il problema dell’attuale affollamento delle carceri, anche eventuale visto l’andamento che sta avendo l’indagine relativa alla Tangentopoli sammarinese.

L’istituto penitenziario del Titano tra le due celle della sezione femminile e le sei di quella maschile, raggiunge una capienza totale di 8 posti, distribuiti su due piani. Ora, in questo momento solo 3 anguste celle sono libere, ovvero quelle situate al piano terra dove solo una  è occupata dalla prevenuta Biljana Baruca, l’amministratrice della ditta Rp Caffè di San Marino coinvolta con il suo socio l’ex Segretario Claudio Podeschi nell’indagine relativa al Conto Mazzini e alla Fondazione per la Promozione Economica e Finanziaria Sammarinese.

Lo Stato di San Marino può disporre anche di altre due o tre celle sia nel Comando della Gendarmeria, posto al Kursaal, che in quello della Polizia Civile, a Murata, ma sono celle che servono più che altro per i fermi e non per la detenzione cautelativa prolungata.

E’ anche vero che fino ad ora per gran parte del tempo, le celle sono rimaste vuote: dal 2004 a oggi la media è stata di due detenuti per anno. Nel mese di febbraio di quest’anno, per esempio, l’istituto ha ospitato tre persone, e già era una situazione eccezionale. A marzo con la concessione dei domiciliari a Pietro Berti, il medico democristiano ed ex-reggente, rinchiuso a gennaio con l’accusa di aver molestato alcune sue pazienti, si è ristabilita la normalità e la cifra è scesa di nuovo per poi impennarsi in questi ultimi tempi con lo scoppio della vicenda della Tangentopoli sammarinese.

Anche questa settimana in Congresso si è parlato di ”edilizia carceraria”, dell’esiguità del numero delle celle e soprattutto della lettera del Coe (Segretariato del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti presso il Consiglio d’Europa) che ha ricevuto la difesa Podeschi-Baruca, e che abbiamo pubblicato quest’oggi.

Le carceri del Titano, ricavate nel 1970 da alloggi dei frati cappuccini di un monastero del 1500 di San Marino, non sono in linea con gli standard europei previsti per le carceri del continente. Infatti oltre a non avere un water per i bisogni fisiologici (la notte i carcerati sono costretti ad evacuare dentro a dei secchi metallici, un po’ come nel medioevo) vivono in celle anguste ed insalubri, addirittura con infiltrazioni e muffa.

Il problema viene fuori ad ogni amministrazione. Già il Governo del 2006 (dove addirittura uno degli attuali carcerati era un Segretario di Stato) si era posto il problema di un nuovo carcere e si era individuata la zona dietro il Comando della Polizia Civile a Murata. L’area era perfetta per edificare un carcere moderno che potesse rispondere ai canoni previsti dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti presso il Consiglio d’Europa.

Sembra che invece questo governo, in ottica di spending rewiew, non voglia metter mano al portafogli e voglia solo apportare quelle modifiche necessarie per rispondere in maniera sufficiente alle richieste degli organismi europei. Anche se a dire il vero, all’inizio della legislatura si era parlato di edificare un nuovo carcere in una zona di campagna, tra Ventoso e la zona industriale di ‘Ca Martino, denominata Gaviano. Ma poi non se n’è fatto più nulla anche perché in questa area, oltre ad esserci dei magazzini dell’AASPL, si sta provando a scaricare i rifiuti umidi derivanti dalla raccolta differenziata che si sta praticando a Chiesanuova, Fiorentino e nei centri storici di Città e di Borgo Maggiore.

Molti cittadini, invece, avevano proposto di utilizzare quegli immobili sequestrati dallo Stato e riqualificarli in carceri moderne. Una soluzione intelligente che potrebbe essere quasi a costo zero, e risolvere il problema annoso dell’inadeguatezza delle attuali carceri di San Marino. Anche perché proprio l’Unesco (San Marino è stato inserito tra i patrimoni dell’umanità nel 2008) sembra stia facendo pressioni per far traslocare il piccolo penitenziario dall’attuale sede in quanto non vede di buon occhio la presenza di un carcere in un edificio religioso tra i più antichi della Repubblica ed in una zona storica protetta proprio dalla prestigiosa istituzione mondiale.

Certo è che l’esiguità del numero di celle a disposizione potrebbe davvero far rallentare l’azione che la magistratura ha intrapreso con tanta energia.

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