Difficoltà dal reperire mutui ipotecari, fino ad arrivare allo smobilizzo del portafoglio commerciale: così non ce la facciamo più. Parla gun imprenditore dell’indotto.
Fare impresa nel settore edile è diventato molto difficile. La bolla speculativa che si è consumata a San Marino creando danni che si ripercuoteranno per lungo tempo, ha comportato la chiusura di almeno il 10% delle imprese del settore facendo venir meno circa 300 posti di lavoro (-20%) dal 2009 ad oggi. Le imprese che sono ancora in piedi hanno dovuto ridimensionare gli organici e individuare percorsi propri per reggere al contraccolpo. In particolare il problema più difficile da risolvere si è manifestato sotto il profilo finanziario. Molte imprese sia dirette che dell’indotto, nel momento del boom, hanno ricevuto in pagamento immobili che oggi risultano difficilmente vendibili, ma nella generalità dei casi il flusso del denaro è diventato difficile. Molti gli insoluti fra fornitori primari e secondari e difficoltà si sono manifestate anche nei pagamenti degli utenti finali. Nel contempo il settore bancario, già notevolmente esposto nel finanziamento di cantieri per nuove costruzioni attualmente fermi, dovendo far fronte all’esplosione della bolla, ha modificato il proprio atteggiamento nei confronti delle imprese del settore. La risposta è stata quella di una decisa restrizione del credito a tutti i livelli. Non solo gli utenti finali hanno ora più difficoltà di accesso a finanziamenti ipotecari (mutui garantiti dagli immobili acquistati o costruiti), ma anche chi intende ristrutturare non sempre trova con facilità istituti bancari disposti a sostenerlo. I timori delle banche nei confronti del settore riguardano le stesse imprese dell’indotto. Ragioni di ponderazione del rischio stanno di certo alla base della restrizione dei finanziamenti degli investimenti immobiliari, restrizione di cui soffrono sopratutto le imprese di costruzione, ma i timori generali sull’andamento del settore hanno contaminato anche gli artigiani o i commercianti di prodotti per l’edilizia. (…) La Tribuna