San Marino. Edilizia sovvenzionata, nuova legge. Minoranza: «Colpisce i più poveri». Il Consiglio dà il via libera con 32 voti favorevoli e 15 contrari

casa-ecologica-edilizia-greenMutuo prima casa, cambiano le regole. Con l’approvazione della legge Disposizioni in materia di edilizia sovvenzionata’, che ha superato il test del Consiglio con 32 voti favorevoli e 15 contrari, arrivano infatti una serie di novità che vengono però contestate in Aula dall’opposizione, che punta il dito soprattutto contro i paletti inseriti dalla misura, nella quale si prevede lo stop a «un vecchio sistema che garantiva mutui a tutti indistintamente», precisa dal Pdcs il consigliere Luca Beccari. Il relatore di maggioranza, Andrea Belluzzi, descrivendo il progetto sottolinea che «la precedente normativa, confondendo il concetto di sovvenzionamento dell’edilizia residenziale con la funzione sociale di garantire a tutti i cittadini una casa, portava in sè il vizio di non considerare alcun requisito di capacità reddituale del richiedente». L’innovazione di questa legge, prosegue l’esponente del Psd, «è costituita dal fatto che lo Stato non è garante della somma erogata ma interviene attraverso il pagamento di una quota degli interessi sulla somma concessa a mutuo dall’istituto bancario». Ma il relatore di minoranza, Tony Margiotta, non ci sta. E attacca: «Le condizioni per l’accesso al mutuo, che era usufruibile una sola volta nella vita di una persona e che per questo aveva svolto anche una funzione di sostegno al comparto edile, vengono inasprite notevolmente, introducendo anche parametri relativi al reddito dei richiedenti», prima assenti. «Altro punto dolente sbotta il consigliere di Sinistra unita l’introduzione di vincoli legati al reddito medio annuo riferito all’ultimo triennio, che potrebbe dare luogo a inaccettabili discriminazioni e ingiustizie, considerato che nel contesto sammarinese l’accertamento dei redditi è ancora un obiettivo molto lontano». Quindi una critica sulle novita’ che interessano «la diminuzione della durata massima da 30 a 25 anni». Il padre’ della legge, Iro Belluzzi, scuote la testa e parla di una misura che «stravolge i parametri della vecchia norma, nata nel 94 in un contesto economico totalmente differente, in cui sussisteva l’impostazione di uno Stato-mamma». Le nuove regole, dice il segretario di Stato al Lavoro, vogliono considerare «le capacità reddituali, sia in positivo che in negativo, degli aventi diritto dell’edilizia sovvenzionata». Per indicare le distorsioni’ della precedente normativa Belluzzi fa inoltre presente che «è stato erogato un mutuo anche a chi non aveva la minima capacità reddituale». La conseguenza è che «oggi, purtroppo, circa 100 mutui sono decaduti, mettendo non solo in difficoltà i conti dello Stato, ma soprattutto quelle famiglie che hanno fatto un passo non ponderato, non considerando le conseguenze, come la messa all’asta dell’immobile». Il Resto del Carlino