SAN MARINO. EDUCAZIONE DIGITALE VITALE PER LA SOPRAVVIVENZA DEL PAESE. Riflessione sulla bocciatura dell’Istanza d’Arengo n.15 che chiedeva l’inserimento e l’aggiornamento dell’insegnamento dell’informatica nelle scuole

La bocciatura dell’Istanza d’Arengo n.15, che chiedeva l’inserimento e l’aggiornamento
dell’insegnamento dell’informatica nelle scuole, ci da modo di aprire una riflessione
importante in merito alle competenze digitali, che dovrebbero far parte delle cassetta degli
attrezzi personale di ogni cittadino consapevole sia esso giovane e meno giovane.
L’Istanza d’Arengo ha portato alla luce una necessità impellente, cioè quella di preparare i
ragazzi ad affrontare la vita di domani, con strumenti che possano garantire un futuro.
Non è pensabile che l’insegnamento dell’informatica sia ancora un progetto sperimentale.
Forse poteva esserlo all’inizio degli anni 2000, ma non oggi.
Le conseguenze di questa scelta purtroppo sono visibili agli occhi di tutti: una preparazione
lacunosa dei ragazzi ad affrontare sia il mondo del lavoro, che la quotidianità.
Se osserviamo la vicina Italia, possiamo notare che l’indice DESI 2020, che stima la
digitalizzazione di economie e società negli Stati dell’Unione Europea, evidenzia che a
possedere competenze digitali superiori a quelle di base è soltanto il 22% degli italiani tra i
16 e i 74 anni di età. Tra i laureati, solo l’1% hanno conseguito una laurea in discipline delle
Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Quindi l’Italia risulta occupare il
terzultimo posto fra i 28 Stati membri dell’UE.
Se pensiamo a San Marino, purtroppo, non possiamo verificare l’Indice DESI, ma
oggettivamente non potremmo mai occupare una posizione migliore dell’Italia, visto anche la
ritrosia delle istituzioni scolastiche ad adottare ed integrare nuove tecnologie e nuovi corsi di
studio, nonostante la buona volontà di alcuni docenti.
A nostro avviso questo è un problema particolarmente importante, proprio perché riguarda la
sopravvivenza futura del nostro paese. Occorre investire sulle giovani generazioni e liberare
il loro naturale potenziale, inserendo nelle scuole di ogni ordine e grado, una nuova materia
che comprenda la “cultura digitale”. Si perchè il digitale non riguarda solo l’informatica, ma è
un concetto ben più ampio. Qualsiasi persona oggi ha a che fare con il digitale (anziani
compresi), anche se spesso ne è inconsapevole ed è proprio a causa di questa
inconsapevolezza che lo sviluppo del nostro paese è a rischio.
Comprendere i nuovi modelli di business, i nuovi sistemi, le nuove economie e i nuovi lavori
che si vengono a creare e si creeranno grazie al digitale; è fondamentale per formare la
classe dirigente del domani. Senza queste basi, che devono essere acquisite sin da piccoli,
non c’è possibilità di competizione.
Solo in questo modo permetteremo ai nostri giovani di disporre, in maniera sistematica, di
competenze digitali utili sia nel lavoro, sia nella vita quotidiana. Per bambini e adolescenti lo

studio dovrebbe riguardare, oltre alle opportunità, le insidie della rete e la comprensione
dell’etica, che significa anzitutto il rispetto dell’altro sul web.
Storia dell’innovazione, cyber security, modelli di business, big data, intelligenza artificiale,
robotica, internet of things e nuove tecnologie per uno sviluppo sostenibile, sono
insegnamenti che dovrebbero far parte del bagaglio culturale fornito dalle istituzioni
scolastiche.
In futuro queste competenze, saranno la base indispensabile anche solo per affacciarsi sul
mondo del lavoro.
Dal canto nostro ci impegneremo sin da subito, affinché questo progetto veda la luce, non
solo perché avrà risvolti economici positivi per il futuro, ma perché ha intrinsecamente un
alto valore sociale, a partire dalla formazione dei ragazzi stessi, dalla formazione ed
inserimento di nuovi insegnanti, sino all’avvicinamento delle famiglie a materie spesso
sconosciute.
Auspichiamo il massimo della condivisione su questa nuova frontiera dell’educazione, da
tutte le forze politiche (maggioranza e opposizione), sino alle istituzioni scolastiche, che
acquisirebbero un vero status di ecosistema collante fra due emisferi che oggi si parlano con
molta difficoltà: scuola e mondo del lavoro.

Ufficio Stampa ASI