San Marino. Effetto Covid

La genesi di tutti i problemi è sempre legata alla comodità di restare con gli occhi chiusi. Quella è la strada che ci consente di non far nulla, di non spendere energie per reagire e magari ci autoconsoliamo anche pensando che il mondo durerà almeno tanto quanto noi e che poi quello della sua sopravvivenza non sarà più un problema nostro. Parliamo di politici poco lungimiranti ma forse non ha torto chi sostiene che i politici rispecchiano esattamente coloro che li hanno votati. Così abbiamo fatto in fretta a metterci alle spalle il mondo ‘green’ che pure avevamo sognato. La paura del Covid-19 cancella tutte le altre: anche quella di un mondo che muore a causa dell’inquinamento. Durante la quarantena ci siamo perfino illusi che il nostro rimanere a casa, senza lavorare e senza mandare a scuola i nostri bambini, abbia contribuito a preparare loro un mondo migliore e meno inquinato. Come si fa a non vedere che è accaduto l’esatto contrario! Nella vicina Italia come prima cosa c’è stato un proliferare delle antenne del 5G e si è generato un inquinamento elettromagnetico a livelli altissimi. Ma la portata del problema è ben più ampia e con buona pace di chi parla di ‘complottismo’ si può per nostra sfortuna toccare con mano. Un articolo apparso su l’Espresso a firma Silvia Perdichizzi ne restituisce la dimensione. “Istantanee di una quarantena solo all’apparenza rassicuranti perché il conto ambientale del Coronoavirus deve tener presente anche altro ed è un conto che ogni giorno, nella distrazione generale, sta diventando sempre più salato […] secondo una stima, ancora tenuta sotto traccia, del Politecnico di Torino molto presto gli italiani utilizzeranno (e smaltiranno) un miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese. Con una proiezione, entro fine anno, che porta a numeri da capogiro. Un far west di materiale monouso e non riciclabile che si traduce, secondo l’Istituto Superiore per la Protezone e la Ricerca Ambientale (Ispra), in una quantità di rifiuti da smaltire compresa tra 150mila e 450mila tonnellate”. A questo si aggiungono le cattive abitudini che restano intatte. “Già oggi è come se nei nostri mari finisse un camion di plastica al minuto, non oso immaginare cosa accadrà se continueremo con questo consumo indiscriminato di usa e getta”, ha affermato il responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia Giuseppe Ungherese. Al danno potrebbe poi aggiungersi la beffa perché l’uso massivo dell’ipoclorito di sodio, la comune candeggina, nella pulizia quotidiana delle strade non solo è inutile ma può diventare altamente rischioso per la salute e per l’ambiente. “Il ricorso indiscriminato di ipoclorito di sodio può essere in grado di inquinare le acque superficiali e sotterranee e, come se non bastasse, il contatto con materiale organico, come quello esistente sulla pavimentazione stradale, può produrre sostanze cancerogene voltatili”. Prima di lanciarsi in una crociata contro chi propone di liberare San Marino da guanti e mascherine e da sanificazioni che rischiano di nuocere alla nostra salute, sarebbe bello fermarsi a riflettere sugli effetti collaterali che essi creano per farne un uso quantomeno appropriato. In attesa che la comunità scientifica ci dica se oltre a riempire la terra di plastica servono effettivamente anche a qualcosa d’altro.

Olga Mattioli

Repubblica Sm